Ho scoperto il chirurgo della cultura per caso. Devo ringraziare un amico, che mi nutre di Cultura appunto. Questa è la storia, appunto, del chirurgo della umanità e della cultura: due elementi dichiarati fuorilegge nella nostra società.
E’ la storia del chirurgo Massimo Del Bene. Mai cognome fu più giusto del suo. La sua storia dovrebbe aprire i telegiornali, i giornalisti dovrebbero dedicargli fiumi di parole. In quest’epoca di deriva dell’ umanità, di baratro lui a Monza nell’ospedale dove è primario con l’aiuto di altri medici ed infermieri ha realizzato una corte dei miracoli. Silenzioso, lavora, opera per restituire gli arti ai migranti sfuggiti alle torture.

Per chi dice « tutti da noi vengono a cercare la pacchia, a rubarci il lavoro dovrebbero entrare nel suo ospedale ».

Un archivio fotografico testimonia le torture nei lager della Libia. Forse durante la Resistenza in ITALIA i medici avranno visto qualche orrore. Le cartelle cliniche infatti testimoniano il Medioevo della nostra inciviltà, la violenza e l’aggressività dell’uomo. Ferite vive sotto la carne morta. Sembra un cimitero degli orrori in quelle foto. Ustionati con il ferro incandescente, l’acido, le sigarette spente addosso. Dita sfondate dalle martellate. Lui cura le ferite del corpo, ricostruisce gli arti mentre le ferite della mente non si cancellano. Si tratta di micro interventi completi. Senza l’uso degli arti sei niente nella società. Lui nel silenzio « ricuce come un sarto gli orrori della barbarie ».

Una nuova Auschwitz a 120 miglia da noi. Arrivano anche dalla Palestina e da Gaza : un altro luogo di barbarie.

Ma da lui è arrivato anche un ivoriano, che aveva attraversato d’inverno a piedi il Frejus. Aveva tutte le dita congelate per aver salvato un amico da sotto la neve. Il lavoro è tutto volontariato. Le spese vive le sostiene la Caritas. Il suo sogno è aprire un centro per i bambini vittime di ogni guerra. Sarebbe quasi il caso di candidarlo al Nobel per la pace, lui che usa la scienza per l’umanità.