Il non-amore

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Il non-amore è il buio, la sofferenza, i muri di cui ti circondi per non fare entrare più niente perché quello che percepisci intorno e dentro la pancia è il vuoto. Come se l’intero universo e le persone vicine fossero vuoti.

Poi non senti nulla se non il dolore della bambina ferita: non è più vuoto perché è pieno di sofferenza.

Il dolore fa parte della vita; la sua medicina è l’amore.

La “bua” della bambina ferita è curabile dal bacio che tu stessa dai a quella ferita con tutto l’amore che hai per te stessa.

Allora crollano i muri ed il vuoto si riempie del tuo amore. Conservalo per te stessa. Tienilo lì, nella pancia: da lì si muoverà verso gli occhi e la bocca che riprenderanno a sorridere. Da lì si muoverà verso i piedi che riprenderanno il cammino; da lì si muoverà verso le braccia che vorranno stringere forte le persone care. Da lì si muoverà verso le orecchie che risentiranno improvvisamente il cinguettio degli uccelli, il rumore del mare, il vento che scuote gli alberi, la musica che ami. Da lì si muoverà verso il naso che risentirà il profumo delle rose, il soffritto di cipolla, il profumo del pino mugo, la salsedine. Da lì si muoverà verso le mani che riprenderanno la penna, la macchina fotografica, i pennelli, il mestolo, il volante, la bicicletta, il pc.

Tienilo lì ancora un po’ questo amore: fa che riempia ogni cellula del tuo corpo: sarai piena di luce; il buio, la paura, il dolore spariranno.

Ma tienilo, preservalo, nutrilo. Fa in modo che ti renda consapevole di quello che sei, di quello che vali per l’intero universo di cui fai parte.

Niente arriva per punirti: tutto arriva per insegnarti; il non-amore ti insegna l’amore. Il non-amore ti porta ad amarti e ad amare l’universo. Il vuoto ti chiede di essere riempito. La sofferenza ti insegna che la vita è anche dolore. Non si può prescindere da questo. Poi rinasci. Diversa. Più solida o più liquida.