Lo so che sei lì. Accucciata sotto le mie coperte rosa cipria mi sento quasi al sicuro. Vedo la tua ombra affacciarsi alla porta e fissarmi. Sento il tuo respiro avvicinarsi verso di me lentamente, con la calma di un cacciatore che ha la selvaggina nel mirino. Pronto a sparare.
Ho paura. Lo ammetto, ho paura.
Sento i tuoi passi raggiungermi nel cigolare del pavimento, e nell’urto un giocattolo calcolo le distanze, so dove sei. Le misuro e penso “non sei lontano”. Il tuo sguardo mi segue e sento il suo peso addosso come un macigno, come una mano che ti tiene giù e ti fa annegare.
Il mio respiro si fa affannoso sotto le lenzuola, umido, caldo, infernale. Sono lì. Sento il fuoco dentro e sudo freddo, con la mia anima consegnata all’inferno saluto la vita che mi passa davanti, ed io oramai distrutta resto indietro. Mi supera. Con le mie manine sporche di inchiostro colorato stringo forte il cuscino sotto la testa e mi accorgo che lo bucherei se fosse un palloncino di una festa di compleanno.
Non so come sei fatto, se hai gli artigli o no, se sei un uomo o una donna, se sei un mostro o un essere umano.
Non ha importanza. Ti sento arrivare. Prima o poi ti vedrò o morirò di paura. Sei orrendo, già lo so. Una creatura della notte nata dal terrore di un grido di aiuto non udito e a cui nessuno ha risposto. Vivi delle lacrime dei bambini, e dalle ansie degli adulti trai godimento, pronti a crollare nell’oblio. Senza speranza. Pronti a vivere una vita disperata.
Sento il peso della tua furia sul mio letto, pronto a mordermi a sorpresa. In questa notte dal cielo chiaro e limpido di primavera reso cupo dalla morte della mia infanzia, della mia tenerezza ed innocenza io lentamente mi spengo. Non ci sarà più un sorriso sul mio volto e dentro di me solo ansia e terrore prospereranno. Non ci sarà più un solo colore al mondo pronto a farmi felice.
Metto una mano davanti la bocca per non farmi sentire piangere, e con le lacrime che mi annegano la mano, penso, “sei arrivato”.