Lisboa, Lisboa di Sebastiano Impalà
Anni di gloria trasporti sul collo,
città indolente senza allegria.
Il mondo già avanza e tu resti lì,
sorniona e nostalgica, cantante di fado.
Fernando tuo figlio ti ha fatto signora,
magnanima femmina col capo velato
e tu lo ricambi con statue di bronzo,
bottiglie di ginja e baccalà.
Odori d’oceano oltre la terra,
madre di figli che giravano il mondo
scoprendo foreste e immense pianure.
Ora sei nulla, un esile spazio
con poca ricchezza, protesa nel mondo dei tuoi stessi ricordi
ma ami la gente che ti viene a cercare.
Le chiami, le baci con turgide labbra,
persone randagie in cerca d’amore,
sprofondan felici fra le tue cosce dorate.