Quel che si continua a dire in giro. Anno nuovo, vita nuova, anzi il solito refrain del dire:
Si dice che toccherà pagare i chopper, per fare certa spesa; bella, distraggono la già rachitica porzione della mia spesa dal farne altra.
Si sente dire che non ci sarà alcuna inversione di rotta delle banche centrali, dopo anni di misure di allentamento monetario straordinarie, per far salire l’inflazione (*).
Si dice che Apple sia finita nel mirino della giustizia francese, che ha aperto un’inchiesta accusando l’azienda di “obsolescenza programmata” e truffa”
L’Eco di Bergamo cava di bocca le parole di una lavoratrice albanese alle dipendenze di una imprenditrice indiana. “Ogni mille pezzi mi davano dai 70 centesimi all’euro, in base al tipo di guarnizione e agli strappi. Per mille pezzi, mi ci volevano almeno due ore di lavoro”. Urca, un euro per due ore di lavoro; ben 50 centesimi all’ora di reddito.
Quand’anche lo Stato, senza colpo ferire, riduce la concorrenza, chiudendo l’on-line per l’acquisto dei liquidi delle e-cig poi li tassa(**), riduce pure il potere d’acquisto.
Tasso di disoccupazione a 4,1% negli Usa. Già, il lavoro c’è dicono quelli costretti a farne tre o quattro per tirare a campare.
Si dice pure che le spese al consumo rappresentano oltre due terzi della domanda nell’economia Usa. Il debito dei consumatori Usa nel terzo trimestre del 2017 ha raggiunto un record di 12.955 miliardi di dollari, in rialzo dello 0,9% rispetto alla primavera.
Fiuuuuuu!
Vabbè, se ancora in questo sta quel che si dice, quel che tocca fare dev’esser nuovo di zecca:
“La crescita economica si fa con la spesa, non con la produzione nè con il lavoro!”
Eggià, così è se vi pare; se non vi pare, fa lo stesso!
Dopo cotanto antefatto, i fatti:
la gestione della domanda dev’esser atto responsabile e competente, preliminare all’esercizio di quella spesa; ben altro che una tassa che, per disincentivare l’uso del pakaging, riduce la capacità di fare sempre quella maledettissima spesa.
Bene, se la crescita si fa con la spesa, per farla occorre disporre del denaro sufficiente; quando non lo è o non si ha certezza di averlo domani, beh….. tocca fare di necessità virtù!
Eggià, toccherà migliorare la redditività di quello smilzo reddito che si porta in tasca.
Capito voi dell’Erario e voi dell’Apple? Ce n’è per tutti, pur’anche per i venditori di fumo digitale.
Essì, son guai; non lo dico io, lo dice il vicepresidente di Unimpresa Maria Concetta Cammarata.: Le famiglie italiane non spendono e preferiscono mettere in banca i loro soldi. “nuove tasse e timori di nuovi contraccolpi della bufera internazionale frenano i consumi e bloccano gli investimenti.”
Paura eh?
(*) Neil Dwane, parlando d’altro, dice: “Vale la pena ricordare che un tasso d’inflazione al 2% distrugge il 35% del potere d’acquisto nell’arco di 10 anni.
(**) Il governo batte cassa con la sigaretta elettronica. Già da gennaio i produttori hanno cominciato ad applicare l’imposta di consumo a norma di legge, 39 centesimi a millilitro, e dunque 4,5 euro Iva compresa, per una boccetta da 10 ml.
Da aprile, con l’entrata in vigore del regolamento dei Monopoli, verranno stabiliti i criteri di applicazione dell’imposta anche ai vari prodotti utilizzati dagli svapatori per la produzione dei liquidi da inalare. In sostanza, come scrive il Corriere della Sera, come eccipienti la glicerina e il glicerolo costano e costeranno meno di 20 euro al litro, mentre etichettati come liquido inalabilene costeranno 450 solo di tasse.
Mauro Artibani, l’Economaio