L’apprendista stregone e altri fantastici racconti musicali di Celegato Massimo

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Grazie a Celegato Massimo si può finalmente raccontare la musica classica. Come?

Tanti pensano che sia sufficiente raccontare la storia che è sottesa al brano musicale e che ne costituisce, per dir così, la “trama”. Celegato Massimo, al contrario, crede che raccontare la musica sia entrare nella sfera emotiva del compositore che ha subito una sollecitazione potente dall’opera, divenuta poi soggetto della sua creazione, e raccontare quell’opera con le emozioni del compositore medesimo. Per far questo è necessario raccontare le singole sequenze musicali nel loro rapporto contenuto narrativo – espressione sonora creativa. Ecco perché Massimo ha ideato un nuovo genere di racconto, che ha chiamato co-narrazione fantastica, perché, ispirandosi attraverso la musica all’opera che l’ha generata, ha cercato di ripercorrere le emozioni del compositore, suscitandole nuovamente nel lettore-ascoltatore.

In pratica, prendete un brano musicale di quelli  raccontati nel suo libro “L’apprendista stregone e altri fantastici racconti musicali” (Nicola Calabria Editore), sedetevi comodamente sulla vostra poltrona, fate partire la musica e iniziate a leggere.

Al resto penso tutto io.
Vs Apprendista stregone

Iniziamo proprio con me e con la storia che Celegato Massimo ha scritto raccontando “L’apprendiata stregone” di Paul Dukas! Chi era Paul Dukas?

Adesso non è importante saperlo. Poi, se vorrete, nelle due appendici, Massimo vi darà tutte le informazioni storico musicali e discografiche. A proposito, per l’ascolto Massimo vi consiglia l’interpretazione di Arturoo Toscanini
Ora silenzio! Inizia la magia!

L’apprendista stregone – Di Celegato Massimo

Piano! Entrate in silenzio! Il Maestro sta operando le sue magie. Guardate come nell’alambicco entri il filtro prodigioso e come ne esca una pozione dall’effetto portentoso…
Chi sono io primieramente? Sono suo figlio, ovviamente: l’apprendista stregone. Già so parlare in rima ma quello lì, il Maestro, dice che non basta per la stregoneria.

Certo è ben dura fatica diventare stregoni esperti di magia, se qui me ne devo stare a far pulizia di stanze, scale e pavimento ad ogni momento! Ben altro io so fare: da un cappello fo un coniglio balzare. Abracadabra ed ecco qua! Torna dentro tu, bel bello! Chi ti ha chiamato fuori dal cappello? Mi dovete scusare ma questi conigli nei cappelli non vogliono mai stare. Dicevamo… Che vi pare? Che io sia fatto per spazzare? Il mio genio, il mio carisma, dove li mettiamo? devo fare il mago, io, ma che scherziamo?! Non son fatto per stare tra scope e secchi. Zitti! Zitti! Il mago or finito la magia ha e a letto a riposare se ne va.

Fermi un po’ e zitti, per cortesia. Ecco: finalmente è andato via!

Adesso vi faccio vedere io di che son capace! A me il cappello della scienza! A me la bacchetta del magico potere! Non ci credete? State a vedere! Abraurbotorbatere: tutti gli spiriti obbediscano al mio volere!
Non succede niente ancora? Aspettate! Sono un mago in prova.
Vediamo un po’: come fa il Maestro con le mani? Prima così, poi così… Ora ricordo è tutto nella mia mente. Sì! Sì! Talmente tante volte gliel’ho visto fare, che non ci ho messo molto a imparare.
Vecchia scopa, vieni qua!
Prendi quegli stracci là!

Ecco! Ecco! La scopa si muove! Che ve ne pare, eh? Attenti ora! Un altro ordine le do ancora.

Ritta su due gambe sta’!
Acqua e sapone, eccoli là.
Io sono stanco di spazzare.
Fallo tu al posto mio!
Io il mio genio vo a esercitare.
Lava e pulisci, fin che te lo dico io.

Ancora un ordine imperioso. (Sono un mago scrupoloso!). Guardate: un sol gesto della mia mano e la scopa si muove piano, piano. Adesso la magia si faccia a modo mio! State a vedere i prodigi che so fare io!

Scopa, obbedisci ai miei intendimenti:
spazza e lava i pavimenti!
Aspetta! Non ho ancora finito:
tutto brilli, tutto sia pulito!
Getta acqua a volontà,
finché lo sporco non se ne va.

Dal manico la scopa, guardate, mani ha tratto di legno fatate, con le quali due secchi afferra per pulire bene per terra.

Son io che ti ordino di far così.
Uno per parte e adesso corri lì.
All’esterno c’è d’acqua piena
una vasca, dove riempirli di buona lena.
Per un tratto bello e buono scorra l’acqua a dirotto
e con ricco e pieno fiotto versa i secchi in un botto.

Guardate come corre alla sorgente, come l’acqua attinge bellamente e come pulisce diligentemente! Sono o no un mago sorprendente?

Come un lampo corre alla sorgiva e poi, eccola di ritorno, che arriva. I due secchi riempie e svuota in fretta. Così la mia magia è inver perfetta! Questa sì che è magia sublime! Non quella del Maestro, che deprime! Che ci volete fare? Ormai è un vecchietto che solo sa starsene a letto. Le forze già non lo reggono più: non sa evocare nemmeno Belzebù. Come dite? Esagero un po’ troppo? È la verità, purtroppo! Intanto che la scopa per me lavora, riposiamoci pure un quarto d’ora. Per la scopa non datevi pensiero! Esegue i miei ordini, tutti per davvero. Guardatela lì come lavora in fretta. Caspita! Direi troppo in fretta! La stanza ha già allagato e continua a correre a perdifiato.

Fermati! Fermati, maledetta!
(Ma che! Se la fila in tutta fretta).
Fermati! Fermati, sciagurata! Che fai?

Accidempoli! Com’è la parola magica? Salagadula… no! Abracadabra… non è nemmeno questa. Accidenti! Qual è la parola? E non si ferma mica questa cretina!

Fermati, disgraziata! Non vedi che la stanza hai allagata?
Come si fa a farla tornare la vecchia, immobile scopa di prima?
Quella, intanto, impertinente, non smette un attimo di lavorare.
Fa come se vedesse niente. Ma io intanto rischio di affogare!
Bene! Al diavolo le formule magiche! Quando non bastano le parole, c’è solo una cosa da fare. Passatemi quell’accetta! Che ne voglio fare? La faccio smettere io questa reietta!
Toh! Piglia! Tiè! E ancora e ancora! Ah! Finalmente ti ho fatta a pezzi! Adesso sì che ti stai ferma, eh? Voglio proprio vedere chi la spunta tra te e me, il gran mago che son io in fe’!
Ma che succede? Le schegge di legno, come fantasmi orribili, si sollevano a poco, a poco e ognuna cresce fino a diventare una scopa. Son già dieci! No! Quaranta! No! Cinquanta! No! Cento! (e chi le conta più?)

Miei Signori, come vedete ho creato per Voi dal nulla ben cento scope. In qualche modo potranno sempre servire.

Aiutatemi a metterle nel ripostiglio. Io prendo quest… ah! Disgraziata! Che fai? Alla mia mano ti ribelli e cerchi di sfuggirmi? Aspetta che ti prenda io! Per tutti i satanassi! Questa scopa ha le mani, come quella che ho fatto a pezzi! Anche quest’altra! e questa qui e quella lì! e… Per le corna di Belzebù! Hanno tutte le mani e tutte reggono due secchi per ciascuna! Nnooo! Che cosa fanno? Corrono tutte alla sorgente a prendere acqua. Così, se prima ne avevo solo una da controllare, ora ne ho cento.

Come faccio? Adesso cerco di chiuder loro la porta! Macché! in un colpo solo me l’hanno spalancata e, calpestandomi senza scrupolo, vanno a gettare acqua sul pavimento, che è già allagato.

Cento fiumi si gettano su di me, una montagna d’acqua mi schiaccia con forza colossale!
Presto, voi! Aiutatemi a buttar fuori l’acqua! Non statevene lì impalati! Come dite? Siete gli Spiriti dell’Umiltà! Spiriti buoni, abbiate di me pietà! Vi giuro: sono solo un ragazzo, forse un po’ pazzo, è vero, ma non sono cattivo. Forse… no! Scusate! Certo: ho esagerato! Mi credevo già mago navigato ma qui, se non mi aiutate Voi, morirò annegato! L’acqua sale: è già a due metri. Turbina tutto in terribili mulinelli. Oddio, come mi gira la testa! Spiriti, Vi prego, ponete fine a questa tempesta! Son pentito del mio errore! Sia punito con rigore! Attenti!

Ecco una poderosa ondata! Mamma, aiuto! Mi divora. E dalla finestra mi getta fora. Cado. Precipito. Muoio. Aiuto!

Ora ho capito la lezione: umiltà, se vuoi imparare ma, se cerchi di strafare con quel poco che tu sai, certamente finirai in gravi e seri guai. Spiriti, pietà! L’acqua è ormai al soffitto. Io non reggo questo conflitto.
Il Maestro! Il mio Maestro è sulla scala or comparso. Guardate il gesto sicuro e come, impavido, sfida l’onda, che su lui invano rimbomba. Ora, guardate: è una misera pozzanghera.
Chiazza d’acqua maledetta, volevi farmi paura? Ti credevi un’onda in tutta questa baraonda?

Ecco: ora tutto il pavimento s’è sgombrato del tormento. Tutto è lindo e pulito. È bastato del Maestro un solo dito!
Ah, Maestro, complim… come dice? Devo prendere quella scopa appoggiata al muro? Certo, Maestro! Come? Gliela devo porgere?
Ma perché mi guarda con tal cipiglio? Sono sempre vostro figlio. Sono un po’ bagnato! Siete forse inquietato?
Spiriti, dove siete andati? Non potreste… un aiutino? Macché! Si sono dileguati.
Come dice Maestro? Un disastro ho combinato? No! Non sono io, è stato il gatto. Ahi! La scopa sul sedere fa un po’ male, a ben vedere! Ma mi sta bene: ben meritata è la punizione per la mia presunzione.
Or che la lezione ho imparato, torno al compito a me assegnato.

Vi è piaciuto? Allora comperatevi il libro (costa solo € 10!!!)! GRAZIE e ARRIVEDERCI sulle pagine de “L’apprendiata stregone e altri fantastici racconti musicali” di Celegato Massimo. Nicola Calabria Editore