Musica e Parole – Armi a doppio taglio

Il festival Nazionale della canzone Italiana nasce ufficialmente nel 1951 a Sanremo. Soltanto nel 1955 per dare lustro alla Televisione di Stato, per l’appunto la RAI, il programma canoro fu trasmesso in pompa magna non soltanto alla Radio come di consueto, ma pure nel piccolo schermo in Eurovisione.

La musica e la canzone Italiana certamente non nascono con Sanremo. Hanno sempre fatto parte del repertorio della vita del popolo Italiano. Un popolo nato per cantare e un paese dove pure il linguaggio é musica. Entrambe vengono usate anche in Politica per scopi di incoraggiamento o di spinta nel lenire le varie sofferenze prodotte dalla Politica stessa nei tristi momenti del Paese, sia per ragioni di interessi personali o di gruppi di potere, distraendo la ciurma con lo slancio della Musica e della Canzone. L’obiettivo è quello di celare gli interessi che spesso producono il Pane amaro addolcito proprio con la Musica, Sofferenze e Musica, Guerre e Musica, che in altri termini rappresentano il Bastone e la Carota per la Borghesia e per i livelli più bassi della Nazione.

Madre Natura non ha creato Paesi poveri o ricchi, ma ha incoraggiato l’intelligenza dell’uomo a trovare soluzioni per una migliore qualità della vita senza eccezioni.

La musica, una scoperta dell’uomo adottata anche dalla Politica, in alcuni casi considerata come una pacca sulla spalla per continuare a sopportare azioni ritenute contro producenti.

Il Napoletano costava agli Italiani oltre un milione di Euro all’anno e se gli chiedevi se meritava quei soldi, ti rispondeva con una sviolinata in musica.

Ritornando con il pensiero storico agli anni burrascosi che formarono l’Unità dell’Italia nel 1861, la musica in appoggio alle parole interpretate attraverso la poesia, hanno fornito l’incoraggiamento all’unità con l’Inno di Mameli. Scritto nel 1847, fu ufficializzato più tardi come mezzo di incoraggiamento a combattere per la libertà e la fratellanza da parte della plebe al servizio del Potere.

Un Potere  che allora era formato da un insieme di staterelli  medievali con Regnanti, Principi, Duchi, Conti, Marchesi, Filibustieri e grandi proprietari terrieri, definiti “i Padroni”, tutti sfruttatori di esseri in lacerante povertà, dove le parole chiave usate in tutti i tempi per calmare gli animi in perenne sofferenza , sono scritte col sangue:   “speranza – futuro – ripresa – pregate – Dio vi aiuti”.

Tutte parole per trasmettere illusioni alle oche, come la chiave di una porta, adottate da sempre per il successo del Potere. Bastone e Musica, Bastone e Parole, Musica e parole.

L’Inno scelto in quel tempo per incoraggiare l’Unione d’Italia e allargare gli interessi del Potere, Signori e Signore ecco a Voi il nostro bene futuro per il cambiamento tanto atteso, con l’Inno della Fratellanza scritto da Goffredo Mameli nel 1847 e musicato da Michele Novaro nello stesso anno.

“Fratelli d’Italia / L’Italia s’è desta, / Dell’elmo di Scipio / S’è cinta la testa. / Noi siamo da secoli / Calpesti, derisi, / Perché non siam popolo, / Perché siam divisi / Uniamoci, amiamoci, / l’Unione, e l’amore / Rivelano ai Popoli / Le vie del Signore / Siam pronti alla morte / L’Italia chiamò”.

“Il Popolo diviso era –  e diviso é rimasto”, dove Regnanti e Padroni hanno cambiato soltato il nome, sostituiti da una quantità di Presidenti e Comandanti tutti uniti in diversi gruppi di Potere, i quali continuano con l’azione di sciacallaggio dalle fondamenta speculative tradizionali.

Passano gli anni, “tanti anni”, e dal continuo logorio della vita fra miseria, pestilenze e il dominio dell’uomo sull’uomo, paragonando sempre di più l’essere umano all’animale, il Popolo nelle sue limitate possibilità di cambiamento soggiogato dal Potere, era ed é alla continua ricerca di nuove soluzioni rivolte al progresso.

Dalle infinite ribellioni e sommosse dell’epoca, (anni 1900/1920) nasce il Socialismo fondato sulla speranza di un radicale cambiamento rispetto al passato.

Guidati da un apparente unione popolare per migliorarsi e fiduciosi in un possibile cambiamento, appoggiarono la nascita del Socialismo che presto si mutò in Fascismo, ma non per molto, “giustamente perché non siam popolo, perché siam divisi”.

La musica in quei anni continuò ad essere il mezzo o meglio l’arma di incoraggiamento attraverso la poesia, da cui nacquero tante canzonette per inebriare gli spiriti dei pecoroni e fra i maggiori successi di allora brillavano i Balilla, i Figli della Lupa e i Figli di Pu… i famosi Gerarchi del ben godi, che sbaffavano e decidevano vita e morte dei poveri malcapitati, con ogni mezzo di convinzione, esattamente come l’oggi.

Tante Ingiustizie che accendono ribellioni e odio.

Nascono le Melodie Musicali per sostenere la guerra in Abissinia (1935):

Io ti saluto! Vado in Abissinia; / cara Virginia; / ma tornerò. / Appena giunto nell’accampamento, / dal reggimento / ti scriverò. / Ti manderò dall’Africa un bel fior, / che nasce sotto il ciel dell’Equator. / Io ti saluto! Vado in Abissinia /  Dall’Alpi al mare fino all’Equator / innalzeremo ovunque il tricolor.

Un altro capolavoro dell’epoca:

Faccetta nera, piccola abissina, / ti porteremo a Roma, liberata. / Dal sole nostro tu sarai baciata, / Sarai in camicia nera pure te.

Faccetta nera, sarai romana / e per badiera tu c’avrai quella italiana! / Noi marceremo insieme a te / E sfileremo avanti al duce e avanti al re!

Mentre la povera Virginia incinta e abbandonata, con il pupetto nato dopo la partenza del povero illuso, il quale non conoscerà mai il frutto del grande amore verso Virginia che ha dovuto tribolare da sola per crescere il Pupetto in un clima Nazionale di grandi restrizioni.

Melodie Musicali per sostenere la guerra in Libia (1911 e 1931):

Tripoli, bel suol d’amore, ti giunga dolce questa mia canzon, terra incantata, sarà italiana al rombo del cannon. A te, Marinaro, sia l’onda sentier; sia guida Fortuna per te Bersaglier; và e spera, soldato, Vittoria è colà… Hai teco l’Italia che gridati: va! Tripoli, bel suol d’amore, ti giunga dolce questa mia canzon, sventoli il Tricolore sulle tue torri al rombo del cannon! Naviga, o corazzata: benigno è il vento e dolce è la stagion. Tripoli, terra incantata, sarà italiana al rombo del cannon.

Oggi possiamo chiederci dove abbiamo sbagliato?

Invece di andare in giro per il mondo con gli strumenti musicali di cui siamo Maestri con Giuseppe Verdi, Puccini, Paganini, Mascagni, Rossini e tanti altri nobili personaggi della Musica e della Poesia Italiana, abbiamo impugnato fucili e cannoni per andare a casa dei più deboli per uccidere e derubare popoli inermi con civiltà di Pace.

Anni difficili che non tardarono a ricondurre il Paese nel fallimento generale di tutte le speranze inclusa la Musica e la Poesia Italiana, che perde ogni rapporto con la cultura, partorendo un nuovo Inno Nazionale con Bella Ciao, Ciao Ciao:

“Alla mattina appena alzata, / o bella ciao, bella ciao / Bella ciao ciao ciao, / alla mattina appena alzata, / devo andare a lavorar..” Andate a Cager.

Un altro Inno molto diffuso allora che minacciava la perdita totale della libertà:

“Avanti o popolo alla riscossa / bandiera rossa, bandiera rossa / avanti o popolo alla riscossa / bandiera rossa trionferà. / Bandiera rossa la trionferà”. Andate a Cager.

I Cinesi la cantavano sostituendo la bandiera Rossa con la Gialla – La Chiesa con la Bandiera Bianca/Gialla e la DC con la Bandira Azzurra e la scritta Libertas.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale con tanti morti in casa, lasciando strascichi di sofferenze per molti hanni a seguire, si nota una ripresa della musica e della poesia Italiana con Beniamino Gigli e Luciano Taioli che cantano la canzone più bella di tutti i tempi rivolta alla madre.

“Mamma son tanto felice / solo per te la mia canzone vola, / mamma, sarai con me, tu non sarai più sola! / Quanto ti voglio bene! / Queste parole d’amore che ti sospira il mio cuore / forse non s’usano più, / mamma!, / ma la canzone mia più bella sei tu!
Sei tu la vita / e per la vita non ti lascio mai più! / Mamma… mai più”.

Dopo un breve periodo fra gli anni 70 e 80 che hanno riportato la Musica e la Poesia sulle labbra e sui Palcoscenici Italiani, generando fiducia e speranza nel cuore del popolo Italiano, però non per molto tempo, guerre politiche intestine per la conquista delle poltrone del ben godi, riportano il Paese  al decadimento generale ed oggi possiamo notare un apparente risveglio del popolo Italiano allontanandosi dal sciacallaggio della  politica dei Partiti definiti i nemici della Patria, riconducendo la Nazione nella paura del domani, soprattutto per i giovani i quali sono stati derubati del loro futuro e della qualità della vita, inclusa la Musica e la Poesia Italiana in allarmante declino, sia Musicale Economico Industriale Spirituale, superati persino dagli ultimi.

Un Paese che sta morendo perché “non siam popolo perché siam divisi”.

Le parole contenute nell’Inno di Mameli scritte nel 1847 non sono state capite e continuiamo a eleggere venditori di marmelate che si arricchiscono distruggendo il Paese, dove anche i peggiori galletti di turno trovano oche di supporto.

Da Berlusconi, Monti sino a Renzi sono trascorsi tanti anni, mentre la ripresa del Paese richiede un solo anno per ritrovare il benessere e la gioia che meritiamo.