Con vostro onore facciovi uno ‘nvito

Agosto 1241. Tivoli.

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Con vostro onoreAgosto 1241. Tivoli. Il nostro Gualtiero, detto ʻAbate di Tivoliʼ, sta tornando nella sua modesta casetta, quando, alzando di poco la testa, vede tra le ombre del crepuscolo che qualcuno lo sta aspettando, al culmine della scala. “Chi sarà mai?”, gli viene subito da pensare. Ma non fa in tempo a pensarlo, che si sente dire con voce stentorea: “Non abbiate timore, sono un messo imperiale; ci siamo visti qualche giorno or sono. Vi reco una nuova missiva da parte del Notaro”. E ciò detto, scende un paio di gradini della scala, porgendogliela; poi si accomiata con un cenno della mano e sparisce nellʼintrico dei vicoli.

A Gualtiero non resta altro che precipitarsi in casa, afferrare il necessario per scrivere e buttar giù la risposta, il tutto dopo aver dato una rapida scorsa alla lettera, e resosi conto che si tratta di un sonetto dal titolo “Cotale gioco mai non fue veduto”.

“Mi risponderà?”, si dice una volta finito di comporre. No, caro amico, non ti risponderà e la “Tenzone dʼAmore” fra te e Jacopo da Lentini, detto il Notaro, di professione funzionario imperiale al seguito di Federico II, momentaneamente accampato nei pressi di Tivoli, si chiude con il tuo sonetto.

Con vostro onore facciovi uno ’nvito,
ser Giacomo valente, a cui mi ’n chino:
lo vostro amor voria fermo e compito,
per vostro amore ben amo Lentino.

Lo vostro detto, poi ch’io l’àggio adito,
più mi rischiara che l’aire sereno.
Maggio infra li altri mesi è ’l più alorito,
per dolzi fior che spande egli è ’l più fino.

Or dunque a maggio asimigliato siete,
che spandete gai detti ed amorosi
più di nullo altro amador c’omo saccia.

Ed io voi amo più che non credete:
se ’nver’ di voi trovai detti noiosi,
riposomende a l’ora c’a voi piaccia.

‘Con vostro onore facciovi uno ’nvito’
dell’Abate di Tivoli a Jacopo da Lentini

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