La fine di un grande amore

195

Una volta lessi su un articolo online che il dolore che si prova dopo la fine di un amore è comparabile a quello che si percepisce dopo la fine di un lutto. Lì per lì scoppiai a ridere pensando che chi aveva scritto quelle parole evidentemente non aveva mai detto addio ad una persona cara. Beh, sto provando ora sulla mia pelle quanto quella affermazione sia corretta. Purtroppo, nonostante la mia giovane età, ho vissuto un lutto enorme che ha stravolto totalmente la mia esistenza e, da qualche settimana a questa parte, sto affrontando la fine di un amore e i due avvenimenti mi sembrano così dannatamente simili, pur con delle differenze visibili. Non parlo di un amore qualsiasi, precisiamo subito: uno di quelli che ti accompagna per anni, che pensi possa durare per sempre e su cui hai investito ogni risorsa.

Ci siamo conosciuti una sera d’estate ad una festa lungomare.

Avevamo entrambi 21 anni e io ero da quelle parti per salutare due carissime amiche prima di partire per un anno di Erasmus in Germania. Non avevo mai avuto un fidanzato quindi mi ero illusa fosse semplice andarsene dall’Italia senza alcun legame o vincolo. Se non mi ero mai innamorata perché avrei dovuto farlo proprio in quel momento dal tempismo altamente discutibile? Ebbene sì, ci sono cascata in pieno e vi giuro che ho fatto di tutto per scrollarmi di dosso la sensazione di aver trovato quella persona lì, che alcuni definiscono come l’altra metà della mela o l’anima gemella o la parte mancante e altre menate varie.

Mai stata romantica, ma lui ha cambiato tutto. I primi mesi non sono stati facili, come è ovvio che sia quando vivi una relazione a distanza, ma l’aver superato una prova così difficile ci ha uniti ancor di più e quando sono tornata a casa abbiamo entrambi realizzato che avevamo trovato l’Amore, rigorosamente con la a maiuscola.

Sono passati 8 anni da quella sera d’estate e ora mi trovo a scrivere di noi due al passato da un bar di Lisbona dove mi sono trasferita, perlomeno per l’estate. Ne è passata di acqua sotto i ponti da quel “Ti va di finire il cocktail che la mia amica non vuole più?”, scusa terribile per parlargli visto che lo tenevo d’occhio da minimo due ore. È la prima volta che parlo della nostra rottura e se da una parte è estremamente doloroso dall’altra è proprio ciò di cui ho bisogno ora.

Sono nella fase da me soprannominata “montagne russe”, in cui 5 minuti piango pensando ai nostri ricordi e 5 minuti dopo rido di gioia perché realizzo di star iniziando una nuova vita in una città magnifica contando solo sulle mie forze. Il fatto è che combatto una lotta perenne dentro me stessa in cui convivono due anime contrastanti: la donna forte, indipendente, che sa stare da sola e non ha paura di nulla e la donna fragile, insicura, che vorrebbe solo un uomo accanto che la sostenga e con cui concedersi di essere debole.

Credevo che lui potesse essere il collante tra queste mie due parti e ora che è venuta a mancare la sua figura mi sento come un navigante perso nelle acque sconfinate dell’oceano.

So che c’è una riva e un porto sicuro da qualche parte, ma non riesco a scorgere un appiglio e vago a caso nel nulla più assoluto. Ho scelto io di tornare qui a Lisbona in maniera permanente e sto cominciando un nuovo capitolo di cui vado molto fiera nonostante le innumerevoli difficoltà. Dopo anni di contratti ai limiti della denuncia, denigrazioni e nessuna soddisfazione sto ricevendo un sacco di gratificazioni sul lavoro, ho la mia cerchia di conoscenze a cui appoggiarmi e sto iniziando a programmare qualcosa di stabile pur vivendo il più possibile alla giornata. Sono fiera di me e fidatevi che non è così scontato per una persona che ha combattuto da sempre con una mancanza di autostima patologica. All’apparenza sono sempre la solita ragazza sorridente, gioviale e che ama circondarsi di persone, ma nessuno riesce a vedere la crepa che si è fatta largo nel cuore.

Nonostante tutti gli aspetti positivi mi sento a pezzi, delusa e amareggiata.

Non mi do pace per il modo in cui è finito tutto, per i ricordi che vengono a bussare alla porta di notte quando si è più deboli e non si riesce a contrastarli. Fatico a dormire, sono posseduta da una gelosia di cui mi vergogno e che mi porta a sbirciare i suoi ultimi accessi ovunque. Sono consapevole che eravamo arrivati ad un bivio in cui non potevamo più andare avanti perché desideravamo due futuri totalmente diversi, ma al tempo stesso fa così male realizzare che il sogno su cui avevi pianificato ogni tua azione si è sgretolato in maniera irreversibile e non tornerà mai più indietro.

A volte quando fatico a prendere sonno mi rigiro nel letto e ripenso a quando dormivamo insieme ed era così rassicurante averlo accanto e svegliarsi al suo fianco. Per assurdo la cosa che mi manca di più sono gli abbracci e dei piccoli dettagli della nostra quotidianità che solo noi conoscevamo e che ci legavano in maniera profonda.

Cerco di non guardare le foto, ma è inutile perché sono stampate nella mente e da lì non se ne andranno mai più.

Ci siamo lasciati malissimo, questo ha contribuito a rendere la separazione ancor più dolorosa. Non so cosa stia facendo, se abbia già trovato un’altra, se sia felice o se sia ancora ricco di rabbia e risentimento verso di me, ma sto cercando di abituarmi a questa nuova routine solitaria in cui non devo dare più conto a nessuno. Fa ridere perché mentre stavamo insieme mi sono trovata tante volte a desiderare più libertà, soprattutto dopo delle liti, ma ora che dispongo di un margine di manovra senza limiti mi sento imprigionata da tutta questa autonomia.

Sto anche cercando di non lasciarmi offuscare dal rancore perché nonostante abbiamo vissuto dei momenti bruttissimi, dei periodi in cui siamo stati lontani e ci siamo fatti del male questi 8 anni sono stati indimenticabili.

Siamo cresciuti insieme, passando dall’essere due poco più che adolescenti che volevano solo divertirsi, bere e uscire a due adulti con un bagaglio di esperienze ricco e variegato. Abbiamo viaggiato in lungo e in largo, ogni volta vivendo delle avventure tragicomiche che rendevano ogni ricordo unico. Abbiamo condiviso tutto, dalle gioie ai dolori, dalle amicizie ai parenti, dalle serate a ballare a quelle a base di pile e Netflix. Per la prima volta mi sono sentita davvero capita quando ho raccontato del dolore che la morte di mia sorella aveva provocato e mi sono spogliata al 100% di tutte le difese per mostrarmi per ciò che ero davvero, cosa mai avvenuta con nessun altro.

Quando trascorri così tanto tempo insieme in un periodo di grandi cambiamenti come quello che va dai 21 ai 29 anni è inevitabile che tu percepisca questa relazione come se fosse durata una vita intera. È proprio così che mi sento: come se mi avessero tolto una parte di me e mi avessero mandata in esilio in una terra lontana dalla quotidianità a cui ero abituata. In realtà il fatto di vivere distante da casa mi sta aiutando a rimanere a galla perché se visualizzo quei luoghi familiari impregnati dalle nostre immagini insieme sento un vuoto opprimente stringermi il petto.

Lo scrivo ora nero su bianco per fissarlo bene in testa: è finita, in maniera definitiva, ma questo non cancella il fatto che una parte di me lo amerà per sempre e che non dimenticherò mai tutto quello che abbiamo vissuto e condiviso. Se sono la donna che sono ora è anche per merito suo.

Nonostante tutto grazie per ogni momento,

la tua scema