La follia


10 marzo 2020. Il chiaro imbrunire della sera era una fettuccina blu che sbandava contro decise sfumature che mutavano da un austero arancione a un affannoso celeste, lì sulla volta del cielo. La giuria accoglieva o faceva accogliere al giudice le traumatiche differenziazioni di prospettive buie e crudeli, nella vita dell’imputato, che sembravano giustificare una dignitosa impiccagione tentata accoratamente 33 volte negli ultimi anni, per l’incombenza bestiale dei suoi problemi familiari che lo stritolavano, da cui la fuga, per un ragazzo di colore ribattezzato buio unico dalla comunità bianca del South Carolina, ok la fuga avrebbe ingigantito i problemi.

Al banco della giuria la bilateralità delle opinioni ridefiniva un acido tumulto sociale, esasperato a partire da un cubano di 50 anni di colore e scambiato varie volte per un ufficiale infinito, affiorò tra i vari membri della giuria, giustificò l’inaspettata turbolenza delle sedute che si trasformarono in campo di battaglia. Un ghiaccio detto covid. Intanto il covid-19 lasciava nel buio totale le persone che colpiva come una morsa.

Negli U.S.A. le vite cadevano come mosche.

L’indignazione generale galvanizzava anche le schiere di fanatici i quali incombevano per le strade di Philadelphia declamando canzoni confuse su una strana fiaba americana, che prevedeva automatici cambiamenti delle prospettive di vita, rispetto al resto del mondo. Focosi si scaraventavano contro i federali con crudele affettazione di spavalderia, perché incitati anche da ufficiali prese di posizione dei governatori di alcuni stati.

Nello Stato di Philadelphia intanto si giustificava con l’incognita del covid una crudeltà inaudita tra le strade chiuse al traffico da parte di baraonde di ufficiali di polizia imbeccati della guardia civile per i suoi modi autoritari. Il tutto documentato da foto illegali all’interno della giuria scattate clandestinamente, e che riprendevano un accigliato cubano arrabbiato che raschiava il barile della pazienza degli altri membri della giuria, e delle forze della security che ascoltavano, con l’inusitata violenza che racchiudevano le sue vecchie accuse miscelate da antiche indubitabili sclerotiche motivazioni irragionevoli in uno stato democratico e non comunista.

Il ghiaccio che scese immediato, nella magica atmosfera iniziale del potere giudicante da traumatiche burrascose previsioni catastrofiche da parte del governatore dello Stato, ragion per cui aveva obbedito a chi furoreggiava di affiggere cartelli ad ogni strada, che evidenziassero la degenerazione straripante della mortalità del virus; per cui bisognava adottare anche strategie di contenimento delle proteste ingiustificabili. La chiusura di tutte le attività, di scuole, bar, ristoranti, chiese, uffici, e tribunali.

E mentre si diffondeva il virus fra le indubitabili certezze tra cui il diritto di vivere e di abbracciarsi erano aboliti per sempre, il mondo era impazzito.

Tutti pensavano che la vita e la legge, fossero sbagliate; in quanto, dopo l’abbandono della città da parte loro, avevano abbandonato al proprio destino anche i membri della giuria; addirittura li avevano dimenticati, e li avevano chiusi dentro.


La follia

Articolo di Andrea Piroddi