Sabaudia, la location dove stavolta ci trasferiamo è altisonante, è il museo Greco nella corte comunale, l’occasione è la mostra dell’artista Mariangela Calabrese.
Ogni mostra, ogni evento dell’artista è una scoperta. Interferenze progressive è il titolo della mostra che già meriterebbe un racconto. A presentare o meglio a battezzare questa mostra due importanti critici del territorio, Rocco Zani e Marcello Carlino. Il loro narrarla è contenuto nel catalogo della mostra, che sarà possibile visitare fino al 13 ottobre. L’Artista nota per essere “quella dell’arte pubblica relazionale, anche in “uno spazio sacro come quello del museo dedicato ad Emilio Greco ha trovato il modo di rendere protagonista il visitatore posizionando il suo “libro d’ artista” in posizione strategica.
Nulla è lasciato al caso in una mostra della Calabrese, non a caso dal lato della sala dove puoi osservare la piazza, il passaggio della vita, delle persone ha collocato il suo libro, un libro che non è un apporre semplicemente una firma, chi visita declina un segno del suo passaggio. Un’opera che diventa corale, posizionato dicevamo in maniera strategica, un filo invisibile ti conduce al libro, dopo aver visitato la mostra. Nella città del rigore e del razionalismo dell’architettura del ventennio, la Calabrese si presenta con rigore del segno e della forma, ma nel colore esprime il suo essere. Sembra che a dominare la scena sia la declinazione dell’azzurro nelle sue tonalità e allora hai come la sensazione che se da un lato entri con lo sguardo nella piazza, dall’altro sei seduto su una barca per attraversare il lago e il mare.
Ma nello stesso tempo si dipana lo scorrere della vita.
Una vita che si intreccia tra il passato, il presente e il futuro. Dinamiche contrarie, come se un vento volesse deviarti per condurti sullo stesso tratto di azzurro che si delinea all’ orizzonte. In una città marina il blu dell’orizzonte si intreccia tra cielo e mare. Ritmi e dinamismi si tessono. Ripercorri la mostra leggi in alto le indicazioni dei titoli e componi l’incipit di un racconto, puoi seguire il filo e la storia diventa circolare. Nel centro della narrazione trovi ritmi e dinamismi come se la filosofia di questa mostra fosse l’interferenza tra il ricordo e lo scorrere della vita. Non è una figurativa, ma nella sua astrazione declini la forma. Dinamiche contrarie e se fosse la metafora dell’universo femminile’???