Mi chiamo Willy

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Willy ucciso dalla follia di una cattiva emulazione, da chi per risolvere le cose adopera unicamente disprezzo e violenza, ucciso da un confronto che non esiste più, vittima di una distorta educazione, magari dalla sua genuina spontaneità, mentre noi non abbiamo più impulsi, pensiamo molto, non facciamo niente se non c’è un’adeguata rispondenza. Nessuno è padrone della vita, e soprattutto non lo è chi la toglie gratuitamente, per un suo triste e distorto capriccio.

Willy lottava la vita con un sorriso, che ci farà sentire per sempre colpevoli di dare valore solo alle apparenze. Sorretto dalla sua ingenuità giovanile, da un moto di giustizia, che come onda si è franta contro il muro del decadimento morale di un mondo oramai arreso a questo stato di cose.

Nella poesia chiedo di piangere per lui, perché se riusciremo a farlo, vorrà dire che è rimasto un sentimento buono cui aggrapparsi. Come ci voltiamo abbiamo Willy dovunque. Non l’ho mai conosciuto, e non so se volesse solo amare come io ipotizzo, ma chiedo che sia faro di una rivincita del bene sul male, che questi episodi generino incredulità e non normalità. Ecco chiedo che la cosa più bella della vita, sia sempre la vita.

Non chiedo come soluzione vendetta, chiedo la vittoria della bellezza, di una cultura che metta il rispetto innanzi ai nostri egoismi.

Mi chiamo Willy

Mi chiamo Willy

e volevo solo amare.

La mia luce,

e il mio respiro,

sono stati divorati

da un mondo che si è arreso,

i miei ricordi

si fermano alla gioia.

Chiederò ai vostri occhi

di piangere per me.

Della mia faccia,

vi è rimasto il sorriso stampato

della mia gioventù inesplosa.

Del mio cuore,

il coraggio ingannato

dalla follia più crudele.

Vorrei essere seme di amore

che germoglierà sicuro

fra il vostro stupore

e la vostra incredulità.

Non vi chiederò vendetta,

ma di far vincere la vita.

Mi chiamo Willy,

non volevo disturbare nessuno,

volevo solo amare.