I profumi d Oriente fanno da cornice a questo romanzo che attraversa il periodo post bellico dell’Italia, prima durante e dopo la seconda guerra mondiale.
Il timbro lirico orientale delle poesie scritte da Luigi Mattarocchia incorniciano i racconti i Giuliana Bagnoli
Nelle fessure degli occhi socchiusi gli ologrammi assumono la forma delle storie dell’infanzia e i contorni del luogo dove essa si è espressa in tutto il suo potenziale. Perché ti accompagna nel tempo il paese del cuore, il tuo Rio Bo’; si dilata nella fantasia della mente, trapassa il quotidiano, si fa grande o piccolo e risponde alle attese; svanisce se lo trascuri, riappare se lo chiami, ti consola in silenzio come te lo aspetti.
Quegli ologrammi prendono corpo in fatti concreti che, seppur di un tempo passato da troppo tempo, sono raccolti nella mano che dischiudendosi li poggia sul cuore per tornare a dar loro vita, confermando che il luogo dell’infanzia è il solo deputato a indicare la strada per diventare adulti.
Li racconta al giovane amico innamorato della poesia che, pur tacendo, annuisce come se confermasse la loro presenza nelle parole che s’intrecciano, che si accostano ad altre con spontanea rima mentre i suoi occhi, catturati dall’immensità del cielo, cercano le lucine ispiratrici, quelle che nel blu cobalto della notte gli regalano le parole da mutare in versi.
Fluiscono non ricordi ma sensazioni, non parole ma profumi, delicati impercettibili. Inondano lo spazio le forti fragranze sorelle delle essenze orientali, i petali, le foglie delle piante spontanee o collocate ad arte nel giardino di casa, dove l’infanzia dei giochi si mescolava all’infanzia delle riflessioni.
Prosa e versi guardano con gli stessi occhi come un origami di sentimenti, sensazioni, timori, gioie. Origami, segrete combinazioni di carta piegata.
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