La cronaca la conosciamo tutti ormai. Sarebbe inutile ripeterla se non fosse altro che lo dobbiamo fare nel rispetto delle persone scomparse e delle loro famiglie.
Una zona della Puglia dove, come accade in altri tratti del Sud Italia, ancora esistono le linee ferroviarie a binario unico. Non ci sono parole. Anche il bambino che ha costruito per gioco un incidente ferroviario con il lego, secondo me, sa che servono due linee.
Non si conoscono ancora le cause certe del disastro ma senza dubbio si parla di errore umano. Eppure il sistema che utilizzano è all’avanguardia. Si chiama “Blocco Telefonico“. In altri termini, i macchinisti si fanno una telefonata e si dicono “Ah bello sta arrivando il mio treno, blocca il tuo“. Veramente un sistema al top della tecnologia. Basta che i telefoni non funzionano o che uno dei due sia chiuso in bagno con il cagotto ed ecco cosa succede.
La cosa più amara di questa storia è che non riesco più, personalmente, ad arrabbiarmi. Quante volte ci siamo trovati, ormai, a discutere di cause, effetti, soluzioni, responsabili, proposte alternative, progetti futuri. Ha ragione Anthony Ceresa nel suo articolo pubblicato qualche giorno fa ed intitolato non a caso “Il Nulla“. In questo paese non succede mai nulla di nuovo. Purtroppo però, una costante rimane, ovvero che le vittime siamo noi. Gli italiani contribuenti che prendono il treno per andare a lavorare, che pagano il biglietto sperando che quei soldi pagati possano permettere di migliorare le infrastrutture. Invece no.
Succede che una mattina prendo il treno e muoio.
Il 1 Giugno 2016 abbiamo pubblicato un’articolo che esaminava 10 promesse mai mantenute dalla politica italiana. Vi invito a rileggerlo. Tra i dieci punti due di questi hanno un diretto legame con questa strage:
- Il primo punto parla della questione meridionale, eternamente irrisolta. Ancora oggi è una delle principali cause del fatto che troppi Km di linea ferroviaria non siano all’altezza dei tempi odierni.
- Il quinto punto parlava proprio di infrastrutture e di territorio. “si moltiplicano i disastri” avevamo scritto poco più di un mese fa. Non abbiamo il potere della veggenza, ma semplicemente i disastri in Italia sono annunciati. Eravamo a soli pochi giorni dal crollo di un argine sull’Arno e dagli allagamenti avvenuti a Milano.
Quindi non c’è solo la questione meridionale ma c’é una vergogna che corre ad “Alta Velocità” per tutto lo stivale.
Nel 2004, quando mi sono laureato, scrissi una tesi sui metodi di valutazione degli investimenti pubblici prendendo come studio il progetto di costruzione della linea ad alta velocità “Torino – Lione“. In quegli anni ero ottimista. Non sapevo. Credevo che le cose potessero cambiare, che i progetti potessero funzionare. L’analisi costi-benefici illustrava alcuni vantaggi di questa opera e alcuni aspetti (soprattuto quello ambientale) che la mettevano abbastanza in ombra. Tralasciamo il dibattito sulla convenienza o meno a costruire questa tratta, in ogni caso, importante del progetto più ampio dell’UE i realizzare il Corridoio V che avrebbe dovuto collegare Lisbona a Kiev. Il dato di fatto è che sono passati 12 anni e non è cambiato nulla. Non solo non c’è la Torino Lione, ma non esiste neanche una alternativa ad essa. Non è vero che non è cambiato nulla. L’ottimismo che avevo da studente universitario è morto ormai da tempo.
Questo avvenimento finirà nell’elenco delle tanti stragi annunciate, molte delle quali rimaste irrisolte e senza responsabili.