Quarantena. Mi chiamo Francesca Facoetti e sono una scrittrice di Bergamo.
Ho trascorso la prima quarantena della mia vita con tanta buona volontà di stare a casa, aiutare i sanitari, collaborare col mio lockdown e le mie preghiere ad aiutare la gente in prima linea; ho detestato quelli che uscivano di casa con una scusa, anche solo per andare al supermercato più lontano, intimandoli di comportarsi bene, collaborare coi medici eroi grandi e tutti coloro che hanno dato la vita per noi.

Guardavo alla tv con partecipazione i telegiornali, 24 ore su 24 e non uscivo mai, ad eccezione della spesa che facevo due/tre volte al mese, uscendo per venti minuti soli, davanti casa, perché nelle mie lunghe giornate barricata rivisualizzavo nella testa gli scaffali dei supermercati e tutto quanto mi consentisse di fare poi una spesa più veloce; maledivo i padri che portavano i piccoli a giocare in strade poco sicure, o coloro che al supermercato non davano le mascherine ai piccoli.
Poi mio padre, morto non di virus, mi ha lasciato in eredità una multa non pagata, e nel recarmi in posta (velocemente, onde evitare che la multa crescesse ancora) mi sono sentita tacciare per la mia uscita non giustificata, secondo il dipendente statale.

Apprezzavo gli ospedali delle altre città nel primo lockdown, perché si prendevano carico di noi, malati bergamaschi; trepidavo per la Germania che ci aiutava ad alleggerire il carico italiano, ma spesso ci faceva rientrare morti.

Ero single, senza internet a quel tempo e per cui mi rimbecillivo di tivù, guardavo i telegiornali fino a tarda notte pregando.
Ora son fidanzata e son sempre a Bergamo e Conte dice che il congiunto non è niente; ora io sono insieme da poco col mio fidanzato ma mi ha messo internet, mi ha installato una tivù gigante da cui vedo che Bergamo è stata messa ingiustamente in zona rossa e ora è la mia città che si carica addosso i malati di altre zone; e non ho stima verso un politico che non distingue questo piccolo, scontato particolare; così Bergamo resta chiusa.

Il mio fidanzato è la mia vita e stiamo assieme da poco ma ci amiamo e non sopporto che un presidente del consiglio sia così ignobile da non comprenderlo; siamo molto teneri io e lui assieme, anche coi malumori che Conte ci porta quando litighiamo al telefono.

Sono una donna di grande fede e sono disponibile a far sacrifici per onorare la Madonna, ma non un qualunque politico che non è niente; Bergamo è stata fin troppo sacrificata, nel ha passate troppe e i parlamentari non aiutano Bergamo a rialzarsi da una grave crisi economica e personale; non c’è alcuna stima da parte mia per gente del genere, semmai stimo i medici, gli infermieri e tutti gli operatori sanitari che danno la vita per chi sta male.
Ma da parte mia non c’è considerazione per dei politici che spendono i soldi dei cittadini per far pubblicità su canali nazionali inneggiando ai medici eroi, e poi si dimenticano di dar loro un adeguato stipendio.
Se resto a casa io lo faccio per loro, e mi costa parecchio; avete tutta la mia stima medici. E Conte e compagnia bella invece nessuna.