Quell’attimo di felicità

E che gioia abbiamo provato quando finalmente è arrivato il giorno della discussione della tesi di laurea.

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Noi architetti di attimi di felicità ne abbiamo a bizzeffe.

Il primo 30 e lode non si scorda mai. Magari per quell’esame tanto temuto, in cui ci abbiamo messo anima e corpo. Oppure per quello che abbiamo preso sottogamba, ma avendo seguito la lezione attentamente ed essendo un argomento da noi masticato più e più volte siamo riusciti ad argomentare così bene da convincere il professore di turno che quelle idee le avevamo fatte nostre.

E che gioia abbiamo provato quando finalmente è arrivato il giorno della discussione della tesi di laurea.

Tutti in tiro, agitati, con la schiera di parenti e amici a tifare per noi. In quei pochi minuti dobbiamo dimostrare che quello che abbiamo scritto è tutta farina del nostro sacco. Per arrivare lì abbiamo  passato notti insonni, superato gastriti e crisi di nervi perché il nostro sogno è fare gli architetti! E noi ci abbiamo creduto con tutto il cuore! Una volta usciti da li, laurea in mano a girare per la città e anche per i monti alla ricerca di qualcuno, che impietosito dal nostro sogno, ci faccia fare un po’ di esperienza sul campo, che non sia solo fotocopiare pagine e preparare caffè. Ma in fondo, tutti devono partire dal basso per scalare la montagna, tranne se sei il figlio di quel famoso e illustre collega che… ma non nasciamo tutti con la camicia!

E quando decidiamo di metterci in proprio, perché ormai di esperienza ne abbiamo accumulato e di essere pagati pochi euro l’ora non ne abbiamo più voglia?

Allora lì, raggiungiamo il  massimo del piacere, stiamo per diventare qualcuno. Quel professionista a cui le persone si rivolgeranno per farsi fare un disegnino, oppure un progettino, portandoci la “piantina” di casa, perché “vede architetto avrei bisogno di un parere da un professionista” e alla parola architetto noi sorridiamo sotto i baffi, perché pensiamo “finalmente qualcuno inizia a rendersene conto che sono l’architetto”. Ma dopo il preventivo spesso il committente prosegue così “vede architetto, ora mi voglio fare solo un’ idea, ci devo pensare sa. Non ho tutti questi soldi da spendere. Poi già il muratore mi costa tanto. Non credevo che mi avrebbe chiesto una somma così alta  per un progettino.”

E allora non sappiamo se ridere o piangere, perché quando arriva il momento di versare le tasse noi non possiamo dire a nessuno “ci devo pensare” devi pagare e basta, altrimenti esci da questo corpo e smetti di giocare all’ARCHITETTO!

Quell’attimo di felicità –  Di Tiziana Musacchio

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