– “Bomber, devo mostrarti una cosa.”

– “Andiamo giù.”

Lasciò due monete sul bancone e tornammo nello scantinato.

– “Riguardo a quel fatto dei talenti, mi era venuta in mente una cosa.”

– “Dimmi, dimmi!”

– “Tempo fa scrissi una cosa. Era una piccola storia che potrebbe prestarsi bene al teatro. Eccola, è tutta qui.”

– “Parlamene in breve, voglio sapere di che si tratta prima di leggerla.”

– “Parla di un ragazzino che cerca di scrivere una poesia per una sua amica di cui è innamorato. Solo che, mentre cerca di scrivere, uno alla volta compaiono delle persone che lo deridono per questo fatto qui. E lui continua a scrivere e ad accartocciare i fogli.”

– “E poi come finisce?”

– “Leggilo tu, io non te lo racconto!”

Il Bomber lesse velocemente la parte finale. Neanche un’espressione. Alzò gli occhi, mi guardò.

– “Domani iniziamo a provare, questa la portiamo in scena.”

– “Come in scena? E chi reciterà?”

– “Tu farai il ragazzo della poesia, gli altri faranno le varie comparse. Alla musica e alla regia ci penseremo io e l’altro Bomber. Vedi che alla fine ce l’avevi pure tu un talento?”

Ricordo benissimo quel giorno. Non avevo mai mostrato a nessuno qualcosa che avevo scritto e non avrei mai immaginato di far colpo in quel modo.

 

Tonino e il teatro

Articolo di Davide Capoohto