Una tela di donna ti chiama

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Ci sarà un perché se un’immagine ti torna in mente. Ci sarà un perché. Carla a casa sua si è circondata di tutti quei volti di donna. Carla è un labirinto, si è smarrita nel suo labirinto, l’ha costruito nel suo eremo di donna. Cammina, seguendo un filo invisibile, lo vede solo lei quel filo. Vorrebbe tagliarlo, ma è come se una colla speciale l’avesse incollata. Quel filo la soffoca, a volte prova a ingoiarlo, ma il ventre lo sputa fuori.

Ci sono dei fantasmi, che imprigionano i corpi delle donne.

Fantasmi che nel tormento delle figure ti succhiano la linfa vitale, ti spolpano, ti squartano.Carla è una “schizzoaffettiva”,non ha mai capito cosa significhi, sa solo che “questa etichetta” le si è appiccicata addosso con una formula “finché morte non vi separi”.

Carla è una donna che sbatteva alle porte, agli sportelli, ai tappi di spumante.

Carla è una donna, che si inciampa ai lacci delle scarpe. Ma Carla è pure una donna che ha imparato a truccarsi bene, per camuffare gli sportelli che le sbattevano addosso. Si è ritirata in un eremo, voleva mettere la porta blindata, per impedire ai fantasmi di entrare. Poi una sera è entrata in una galleria, un volto di donna da una tela l’ha chiamata, ha cominciato a parlarle, le ha aperto un universo dentro di lei. Quel volto di donna l’ha presa per mano, l’ha condotta dentro il suo labirinto.

Tra i fantasmi che la stritolavano, gli attacchi di panico, l’asma che le impedisce di parlare, un Cannonau scende nel ventre. Una terrazza, una coppia che ogni giorno scrive una pagina di “un viaggio chiamato amore”. Su quella terrazza il volto di un uomo le viene incontro, Carla pensa che sia uscito da una tela. Al secondo cannonau realizza che quel volto da tempo lo conosce, ma la porta blindata non lo lasciava filtrare.

Carla si è circondata di tante tele d’artista, il suo eremo ha un filo di luce, un’esplosione di donne, volti in contraddizioni.

Forse un giorno le metterà in ordine, la donna con gli occhi neri sorride, si può sorridere ancora, le tele che la circondano “Artemorragica” di il sangue le scorre tra le gambe, lei non vorrebbe. Un corpo di donna va ricomponendosi, un cammino difficile. Gli occhi neri non si vedono più, ma nel dentro ci sono ferite lente da rimarginare. Nel cuore della notte lei si sveglia, un tazebao di donne la chiamano dalle pareti, lui è già sveglio e con il primo caffè la nutre leggendole le pagine di un libro…apre gli occhi, una tela d’artista può restituirti una vita nuova.

Si ringrazia Raffaella Manca “per i volti di donna” che hanno ispirato questa storia. Raffaella Manca è un’artista sarda, che vive a Colleferro, nota come “Artemorragica”.