Uno strano discorso di buon compleanno (da non imitare)

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Uno strano discorso di buon compleanno (da non imitare)


Venti anni sono importanti.

Bisogna dirlo.

Non stiamo parlando di un semplice numero a due cifre, di quelli che si vedono tutti i giorni e dappertutto, nelle vetrine con i saldi, dal macellaio o dal salumiere, magari su quei cartellini infilzati nei provoloni o nei caciocavalli, oppure appesi ciondolanti ad una maglietta, cinese ovviamente… No, stiamo parlando di un DUE e di uno ZERO.

Non so se riesco a… Pensate ad un sedici, o ad un quindici… e ora pensate al venti.

Differenza pindarica direi, e lo direste anche voi, se foste in me.

È come essere all’ultimo giorno dell’anno 1999. Vi immaginate? Il pensiero che da domani si comincerà a dire “Buon 2000” (anche se suona sicuramente meglio del vecchio “Buon 1999” … sono sicura che c’è stata gente che ai primi tempi non riusciva neanche a pronunciare l’anno per intero, soprattutto perché si annoiava… talmente lungo… Buon millenovecent…novant…fagioli?… per via ci si dimenticava perfino cosa si stava dicendo, talmente che era tutto un programma: “Buon millenovecentonovantanove!” e nel dirlo passò l’anno), od il pensiero degli scolari che dal 7 gennaio del 2000 si dovranno ricordare di scrivere in alto a destra sui bei loro quadernetti bene la data, abituati al 1999.

E poi diciamoci la verità, spaventa. Venti. 20.

È come mettere un punto, avere la sensazione di essere arrivati… Venti.

Basta. Non c’è altro. Finisce il mondo, la gente impazzisce, non sa che fare. Sarà colpa dello zero, sicuramente. Il povero due davanti non ha colpe. È l’innocente di turno reputato colpevole e sbattuto in prigione per via di un altro. Mentre lo zero è a piede libero in questa landa di condannati, libero di spaventare, terrorizzare, suscitare fior fior di leggende e profezie.

Ma dopotutto, è solo un numero, per la miseria! Avrà diritto ad un po’ di divertimento. Senza contare che tutti lo considerano una nullità… povero zero.

Ad ogni modo, i venti anni vengono per tutti e bisogna accettare il fatto che si sta invecchiando. È tosta, lo so, e questa volta, rizzate bene le orecchie, lo zero non c’entra niente. Proprio così, è il due stavolta ad aver compiuto il fattaccio. Non ci son dubbi. Dopotutto se l’è meritata la galera prima.

Pensate ad un uno. Pensate ad un due. 1 e 2.

Già graficamente, sono completamente diversi. L’uno è una linea dritta, battuta, decisa, sicura, obbligatoria, a volte a senso unico, e se ti esce storta c’è sempre un righello che viene in soccorso.

Il due, basta guardarlo. È una specie di punto interrogativo ove al posto del punto, una linea orizzontale conclude l’elegante sequenza, come se volesse dire “Facciamo il quadro della situazione”. Provate a dire questa frase “Facciamo il quadro della situazione” tracciando nell’aria da sinistra verso destra un bel segmento dritto orizzontale all’altezza del vostro addome: senz’alcun dubbio, concorderete con me.

Detto questo, il due fa paura. Anche nel solo scriverlo, andremmo più sicuri con l’uno… un tratto, un segno, e via. Finita la storia. Mentre col due, ci vuole arte, ingegno, occhio. Bisogna stare attenti, avere un minimo di applicazione. Non è semplice partire con una curva, larga o stretta che sia. Rimane pur sempre una curva di tutto rispetto, e lo sanno pure e soprattutto i cervi che il pericolo è sempre dietro l’angolo, o meglio in una curva. Non si sa mai chi può arrivare dall’altro capo, chi trovare lungo il tortuoso tratto, data la scarsa visibilità, o che un residuo di mina sia andata a finire accidentalmente sotto il foglio e, come i detriti sull’asfalto, ti manda fuori traiettoria, facendoti schiantare contro un albero.

Non sto scherzando! Il due porta con sé e in sé il gravante e paventato fardello delle responsabilità.

Vedi responsabilità ovunque, quasi come un incubo, le vedi a destra e a manca, sopra e sotto, in diagonale, parallelamente, tangenzialmente al raggio di una circonferenza, immerse come il corpo immerso in un liquido che riceve una spinta dal basso verso l’alto pari al peso del liquido spostato, direttamente proporzionalmente al seno degli angoli opposti dei lati di un dato triangolo, insomma… a volte te le sogni pure, le responsabilità.

E pensare che sia solo un due… che sia solo uno zero.

Mettili insieme e ti vien voglia di urlare in un cuscino…. 20. Basta. È tutto?

Ricordiamoci sempre di guardare le cose da angolazioni diverse. Venti, che sia la fine del mondo, ma che sia anche l’inizio di una nuova era.

Venti, che sia la fine di una grandiosa avventura e l’inizio di un’altra.

Venti, con i migliori auguri, che realmente lo sia.

A te, ventenne, che oggi soffi le candeline ed esprimi un desiderio.

Hai vent’anni… 20.

Auguri


Uno strano discorso di buon compleanno (da non imitare)