Abbiate fiducia nell’inconscio: Ipnosi nello sport la (seconda parte). L’inconscio è un deposito di ricordi e capacità, a cui si può far ricorso, dopo molti anni.

Inizio, con questo invito, per sottolineare come l’inconscio sia determinante, a fini di una prestazione ottimale e come l’ipnosi ci può aiutare, per raggiungere i nostri obiettivi. A tal proposito, essi devono, sempre, essere ben definiti a livello consapevole.

Solo, facendo remare conscio ed inconscio, nella stessa direzione, si può trasformare quello che è potenziale, in reale.

L’ ipnosi nello sport permette, di aumentare i livelli di autoefficacia, descritta come la fiducia che l’atleta ha nelle proprie capacità. La letteratura, legata alla psicologia dello sport, ha documentato che tanto più è alta l’autoefficacia, tanto migliore è la prestazione dell’atleta sul terreno di gara. È talmente decisiva, da essere considerata una delle singole variabili, più importanti, tra quelle studiate, dalla psicologia. Essa può essere aumentata, ricorrendo all’ipnosi.

Ad esempio, in un esperimento che ha visto coinvolti due gruppi di calciatori, impegnati a battere delle punizioni, uno dei quali era stato preparato con l’ipnosi, i ricercatori hanno osservato un aumento dell’auto-efficacia, degli atleti che ne avevano fatto ricorso, insieme ad un miglioramento nella precisione dei loro tiri, e dello stato emotivo generale, durante la prova.

Quando gli atleti sono completamente assorbiti, in quello che stanno facendo. Talmente assorbiti che anche azioni difficili, riescono con grande naturalezza, si trovano, senza rendersene conto, in una condizione di trance ipnotica. Uno studio volto ad indagare questa relazione, si è focalizzato, su un campione di giocatori di pallacanestro, i ricercatori hanno misurato la precisione dei tiri (ed i punti totalizzati), con e senza preparazione ipnotica. I risultati hanno mostrato un miglioramento in entrambe le aree ed un aumento dei livelli di autoefficacia, in coloro che avevano avuto tale preparazione.

Gli atleti hanno inoltre riportato un senso maggiore di calma e rilassatezza.

Riassumendo, possiamo dire che la ricerca sembra suggerire, che l’ ipnosi nello sport, può essere uno strumento utile nella preparazione mentale degli atleti, sia dal punto di vista del livello di prestazione, che per quanto riguarda certe variabili emotive. Sempre più sono gli atleti professionisti e dilettanti che si interessano e praticano questa disciplina, a diversi livelli, sotto forma di ipnosi o di autoipnosi.  Questo ultimo approccio, dopo un addestramento specifico, da parte di un professionista specializzato in ipnosi,  è particolarmente interessante, in quanto consegna, all’atleta, gli attrezzi, per procedere, autonomamente, nel proprio percorso, di consolidamento, delle capacità di affinamento del gesto tecnico, di regolazione emotiva, di rilassamento, di recupero dagli infortuni .

C’è da dire che, l’ipnosi è, in rari casi, adoperata nello sport, in quanto, purtroppo, è giudicata, con diffidenza, sia dagli allenatori, che dagli atleti, in quanto, hanno su di essa, spesso, notizie superficiali. In questo modo, si negano immense possibilità, di miglioramento delle prestazioni. l’ipnosi consente, agli atleti, di sviluppare una consapevolezza dei movimenti del corpo, più vasta, che, di solito, non è accessibile alla coscienza. Per questo motivo, è utile per la riabilitazione dagli infortuni. L’applicazione dell’ipnosi, per la riabilitazione degli atleti, dagli infortuni è un’area  molto interessante, anche se relativamente poco praticata. Essa contribuisce, all’accelerazione del processo naturale di guarigione.

CONCLUSIONI

Una delle tecniche più utilizzate nella psicologia applicata allo sport, la visualizzazione, è migliorata sensibilmente dall’ipnosi. Il professionista che la usa sotto ipnosi, deve utilizzare parole, immagini e percezioni generate dall’atleta. Gli approcci standardizzati, così come sono costruiti e pensati, mostrano dei limiti chiari ed evidenti, sui risultati complessivi, mentre l’ipnosi in generale e quella Ericksoniana, in particolare, con il suo concetto di utilizzazione (cioè utilizzare quello che l’atleta ci riferisce, quello che già possiede, senza dover aggiungere altro, riportando, semplicemente, l’atleta sulla propria, vera, strada, quella che già conosce benissimo), ci viene in aiuto, nel personalizzare l’intervento e massimizzare i risultati. Erickson è stato uno dei più importanti psicoterapeuti e ipnoterapeuti del Novecento.

A questo proposito, è interessante, riportare la storia di un cavallo che, Erickson amava, raccontare. Quando, lui era un ragazzo, trovarono un cavallo, a pascolare, nel loro terreno. Quest’ultimo non aveva nessun segno di riconoscimento. Nonostante ciò, Erickson si offri di riportalo ai legittimi proprietari. Per fare quanto aveva in animo, montò, semplicemente, sul  cavallo, lo condusse sulla strada, lasciando che scegliesse, da che parte volesse andare. Interveniva, solo, quando lasciava la strada, per pascolare o vagare in un campo. Quando, alla fine, dopo un poco di tempo, arrivò all’appezzamento di un vicino, a diverse miglia, giù, per la strada, questo vicino, chiese a Erickson:

“Come facevi a sapere che quel cavallo veniva da qui e che era nostro?”.

Erickson rispose:

“Io non lo sapevo, ma il cavallo si. Non ho fatto altro che metterlo sulla strada”.

Quando si inizia il corso di una preparazione o di un insegnamento, spesso, è utile, ritornare, all’inizio della vera strada.

Dott Antonio Sicignano

Medico chirurgo
Medico di Medicina Generale
Psicoterapeuta
Specialista in Ipnosi e Psicoterapia Ericksoniana
Esperto in Psicologia dello Sport