L’alba di un giorno migliore.

Cronaca di un mondo in guerra

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L’alba di un giorno migliore. Se ti chiedessero cos’è la guerra, sapresti rispondere?

Vorrei che i bambini immaginassero la guerra come riuscire a  prendere per primi l’ultima caramella, piangere falsamente con i propri genitori per ottenere il giocattolo tanto desiderato. Vorrei che i ragazzi la immaginassero come quella di andare a scuola e prendere il banco all’ultima fila, quella di fidanzarsi con il ragazzo o la ragazza a cui fanno la corte. Vorrei che la guerra fosse per gli adulti solo quella con i propri figli, con il capo, con il lavoro. E vorrei che gli anziani invece potessero solo immaginarla senza avere tutte le conoscenze per raccontarla.

Ma purtroppo non esiste alcun universo parallelo. Ci siamo noi, qui su questa Terra, e la guerra.

Sfortunatamente, di questa guerra i bambini ne fanno parte. I bambini ne sono soggetti, vittime e addirittura partecipi. Nelle zone di guerra non si litiga per l’ultima caramella, non si piange perché la mamma non ha comprato loro quel bel giocattolo. Nelle zone di guerra i bambini sono cresciuti con film dell’orrore che si sono trasformati in un’amara realtà, con un mitra in mano senza saperlo neanche usare. Con quell’arma che uccide gente e che lacera la loro bontà, l’amore, la speranza, la vita. Con quell’arma, gli uomini uccidono altri bambini che invece stavano imparando il senso della vita.

Quei bambini che, morendo, hanno lasciato un vuoto alle loro famiglie, alle loro città, al mondo.

I giovani stanno crescendo con la costante paura dei limiti, della sofferenza, della sottomissione, della perdita di un futuro imminente. I giovani, come me, sono costretti a sentire ogni giorno al telegiornale che tanti altri giovani stanno uccidendo dei propri coetanei nell’altra parte del mondo o a 3 ore da casa. Gli adulti o aiutano nelle loro imprese, uccidendo in nome di un Dio che non vuole la morte, o muoiono uccisi da un Dio dai quali non è neanche professato. E gli anziani sono obbligati a tacere perché hanno dato già tutto ciò che potevano; gli anziani possono solo sperare di aver lasciato nei cuori e nelle anime dei loro figli e nipoti quella rabbia e quella forza capace di sconfiggere questo nemico.

La guerra può essere sconfitta. I bambini possono tornare a litigare per delle caramelle. I ragazzi possono utilizzare di nuovo il loro tempo per studiare, gli adulti per lavorare e gli anziani per raccontare di quando erano giovani e la guerra l’avevano sconfitta. Sarebbe l’alba di un giorno migliore.

Io vedo solo tanta gente che parla ma se ne sta con le mani in mano. Tanta gente che promette ma ha paura di quelle stesse promesse. Vedo tanta gente sottomessa da un mito di terrore che potrebbe essere sfatato ma che è, allo stesso tempo, sostenuto da coloro che li governano. Io ieri, oggi, domani ho visto, vedo e vedrò solo tante vittime innocenti. Fisicamente e moralmente. E proverò rabbia ma nessuno la asseconderà. Questo è un mondo che vuole lasciarci fuori da tutto, renderci ignoranti. E noi, senza accorgercene, lo stiamo diventando. Noi, senza accorgercene, stiamo liberamente dando spazio alla guerra. Ci stiamo facendo distruggere, uccidere.

Vorrei solo che ci fosse un minimo di rivendicazione nei confronti di tutte le vittime degli ultimi attentati. Che sia stato a New York, a Madrid, a Parigi, a Bruxelles, a Nizza. Voglio solo ricompensare quei poveri bambini, con un mitra in mano, per l’infanzia che hanno perso.

Potrebbe sembrare una richiesta eccessiva ma no, non lo è. Potrebbe cambiare tutto, potrebbe sorgere l’alba di un giorno migliore.

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