“Non c’è fine al mio stupore al mio tacerlo. Ascolta come mi batte forte il cuore”. W.S….ci sarà un perché se uscendo fuori in terrazza ho notato quel biglietto nel tazebao dei biglietti, pensa Carla, presa dalla sua storia, quella cresta dell’onda che scivola spesso verso il detrito. Fuoco e cenere. Fuoco e cenere si ripete da tempo. Cambia l’ umore, il potere dell’umore. Speranza è diventata la sua canzone preferita dalla prima volta che ha ascoltato Stefano Ruggieri.
La malinconia è la consapevolezza della precarietà.
Sfiduciata e lunatica, inseguita dall’ombra della tristezza, una complicata realista e sognatrice. Raffy perde la pazienza in terrazza “Non puoi farti sempre paranoie. Lui stasera è qui con noi, lui ci sta. Viviti le emozioni senza tormentarti”. Lui merita di meglio, sono inadeguata sempre alla ricerca di certezze, mi sto dilaniando le budella, ogni volta mi sento su un’altalena fuoco e cenere.
Mi regala il fuoco delle vibrazioni, poi sono cenere e mi getto nelle acque di Sabaudia. Ipotesi di un amore o eutanasia di un amore questa è l’incertezza del romanzo sabaudiano. La villa quella villa che mi piace è la metafora credo di questa storia, quando sono fuoco la villa Volpi mi sembra mia, sento le chiavi in mano. Quando sono cenere sento che ho perso le chiavi. Giorgio sa che con le parole è meglio non giocare e il vino rosso è un ottimo alleato. Carla guarda la vista dalla terrazza, Colleferro è proprio brutta si può dire, ma da quella terrazza diventa affascinante. Lui silenziosamente è arrivato sulla terrazza solo per coprirla, sono quei piccoli gesti che fa, quando dimostra che nonostante il silenzio, lui ci sta. Lui non le dirà mai “Resta o vai”, lui è fuoco e cenere, non è colpa sua e Carla sente il cervello che prende a randellate il cuore. Un bicchiere di vino rosso, il cuore le batte come nei versi della poetessa, nella notte stellata il cuore prende per mano il cervello.
“Paura di cosa?”. “Di tutto”. “Tutto andrà bene”. “E se invece va male?”. “Ricordati di sorridere”.
Parole smarrite lette in qualche romanzo, che le tornano utili in questa altalena di fuoco e cenere. STORIA nata osservando una tela di Raffaella Manca. Un’artista sarda che con le sue donne ha portato nella mia scrittura la parola “sorridere”.