Di Pietro si vendica contro Renzi. Lo scorso anno, Mani pulite ha compiuto un quarto di secolo. Cosa resta di quell’inchiesta. Purtroppo poco e niente. Certo, Dc e Psi si sono sfaldati sotto i colpi di quella inchiesta condotta dal Pool di Milano. Ma purtroppo, dal ‘94, il vento è cambiato con la discesa in campo di Silvio Berlusconi, che ha fatto sì che la politica si difendesse a dovere contro chi stava cercando di fare pulizia. Il risultato finale è che la Seconda Repubblica è stata pure peggiore della prima, con gli italiani che hanno ormai preso la corruzione come un fatto normale e sistemico, non scandalizzandosi più. Mentre eroi di quella stagione hanno finito via via per essere emarginati, e quasi visti come il problema piuttosto che la soluzione.

In testa a tutti, ovviamente, Antonio Di Pietro.

Molisano, contadino dalle scarpe doppie ma dal cervello fino, che decise di togliersi la toga consapevole che quel vento era ormai cambiato. Aveva capito che rischiare la vita per questo Paese non vale la pena, sulla scia di quanto accaduto ad altri personaggi anti-mafia e anti-corruzione. Di Pietro ha poi fondato un partito, la Lista Di Pietro, ribattezzata poi L’Italia dei valori. Il quale, dopo anni passati intorno al 2%, fece anche il botto elettorale conquistando l’8% alle elezioni europee 2009. anche grazie alla candidatura di personaggi di spicco come l’ex Pm Luigi de Magistris, Sonia Alfano (figlia di Beppe, giornalista ucciso e infangato dalla mafia) e il giornalista de La Stampa Carlo Vulpio.

Ma soprattutto, grazie al sostegno di Grillo.

Che vedeva in Di Pietro l’unico leader politico pulito e meritevole di stima. Non a caso, il partito tornò ai numeri precedenti con la nascita del Movimento cinque stelle. L’Italia dei valori è stata anche al Governo, nel Prodi II. Con Di Pietro Ministro delle infrastrutture. Poi la scelta di abbracciare la sinistra massimalista capeggiata da Ingroia sotto il simbolo Rivoluzione civile, alle elezioni politiche del 2013. Che sancirono la fine dell’Idv (finita nel 2014 insieme a Scelta civica di Monti alle europee e nel 2018 nel partito della Lorenzin) e quella politica di Di Pietro.

Con il Partito democratico che ha avuto nei suoi confronti sempre un atteggiamento snob, preferendogli di più Berlusconi, Verdini ed Alfano. Ma l’ex Pm la sua rivincita contro il Pd e contro Renzi se l’è presa.

Di Pietro si vendica contro Renzi

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