Emis Killa e le proteste insensate

Il rapper Emis Killa sotto accusa per la sua canzone che parla di stalking.

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Il rapper Emis Killa di recente è stato ricoperto di proteste per via del testo della canzone “3 messaggi in segreteria”, contenuta nel suo album “Terza Stagione”.

Scrivo questo articolo perché Emis Killa è uno degli artisti che più ammiro e stimo ed inoltre perché ciò che è successo mi da la possibilità di sviluppare alcuni punti che mi stanno a cuore.

Emis è stato accusato di essere un maschilista e di istigare il femminicidio, perché nella canzone sopra citata, racconta la storia di un amore malato, di un ragazzo che effettua stalking nei confronti della sua ex ragazza, la storia è raccontata dal punto di vista del ragazzo. Lui si è difeso dalle polemiche che sono scaturite, dicendo che questo brano è stato creato con l’intenzione di far riflettere le persone che lo seguono, sul femminicidio. Purtroppo è diffusa l’idea che “l’artista è la sua arte” (uso la parola artista nel suo significato più generale, cioè come una persona che esprime la sua creatività, e l’arte è il frutto di tale processo).

Tempo fa frequentavo dei corsi di scrittura creativa e un mio compagno di corso  si lamentò del fatto che le persone a lui vicine gli domandassero se davvero lui pensasse ciò che faceva dire ai suoi personaggi; il docente del corso disse che suo padre dopo aver letto i suoi scritti, gli chiese se aveva un qualche conflitto in sospeso nei suoi riguardi: in un suo racconto il padre era l’assassino, in un altro moriva a pagina quattro… A parte l’ironia della vicenda, questi due episodi sono una conferma di quanto detto. Chi fa arte lo fa per vari motivi, il più delle volte perché ha qualcosa da dire, vuole raccontare una storia, quindi il frutto dei suoi sforzi altro non è che un punto di vista, condivisibile o meno da chi ascolta e a volte nemmeno l’artista lo condivide.

Credete che uno scrittore di libri gialli, siccome scrive di omicidi sia a favore degli assassini?

Quindi, perché dovreste pensare che un ragazzo come Emis Killa debba essere a favore del femminicidio? A quale scopo? Prendete ad esempio un attore, quello che fa, che mette in scena è solo un copione, l’attore interpreta una parte scritta per lui, non mette nessun contributo se non la sua faccia e la sua bravura, nonostante questo sia lampante ci sono stati casi di attori che hanno ricevuto proteste per le scene interpretate.

Non vi piacciono le scene violente? Cambiate genere di film che guardate!

E’ ovvio che il testo di quella canzone è forte, ma perché lo è il tema trattato. Anche il punto di vista da cui è scritto il brano influisce sulla crudità del testo: essendo un ragazzo, la canzone poteva solo rappresentare il punto di vista maschile, se fosse stato scritto dal punto di vista di una donna che subisce una simile situazione non sarebbe stato credibile, quindi c’è da scommetterci che simili critiche siano scaturite proprio perché appartenente al genere maschile: se fosse stata una donna, tutti ci saremmo preoccupati se una esperienza simile fosse capitata a lei.

In realtà siamo talmente saturi del clichè uomo-contro-le-donne che quando uno di loro fa qualcosa per difenderci non capiamo i suoi intenti, proprio perché una simile azione non sappiamo concepirla, é fuori dall’ordinario.

Questa idea che “l’artista è ciò che esprime nella sua opera” è vecchia come il mondo: anche a Foscolo che scrisse “Le Ultime Lettere di Jacopo Ortis” furono rivolte critiche sul contenuto del suo libro (prima edizione, pubblicata nel 1801) perché il protagonista si suicida e quindi, i giovani che lo leggevano erano portati a fare lo stesso.  Una delle critiche rivolte ad Emis Killa è proprio che si rischia che chi ascolta quella canzone faccia esattamente ciò che viene raccontato.

Si spera, che superata una certa età, le persone sappiano distinguere tra bene e male e non facciano ciò che sentono dire senza ragionare sopra alle conseguenze delle proprie azioni.

Il trend generale a cui mi sembra si stia assistendo è che deve essere la TV, scuola o comunque persone o istituzioni esterne alla  famiglia ad educare i giovani. Quando invece è proprio la famiglia il centro dell’educazione dei giovani, è essa che deve inculcare la differenza tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, se ciò non avviene o ci sono problemi mentali o di altra natura, allora sì che bisogna preoccuparsi. Nessun essere umano mentalmente stabile andrebbe a far del male ad un’altra persona perché ascolta una canzone. Seguendo questo principio, bisognerebbe smettere anche di trasmettere i telegiornali, perché chi sente le notizie disastrose divulgate, sarebbe portato a compierle…

Penso che coloro che si sono date tanta pena a distribuire agli instore fogli in cui esponevano il punto di vista contrario ad Emis Killa ed alla sua canzone, che hanno mandato e-mail e hanno telefonate perché non venissero fatti, per boicottare questo artista – e mi riferisco a tutte le donne che tali proteste hanno fatto – avrebbero fatto meglio,  invece di protestare contro una canzone, di protestare contro altre situazioni che coinvolgono il nostro paese: le donne che restano incinte vengono licenziate per non pagare la maternità dai loro datori di lavoro, le donne percepiscono un reddito inferiore agli uomini benché nelle università siano quelle coi voti più alti: ho appena elencato almeno due motivazioni per protestare attivamente.

Se volete lottare per le donne, fatelo per motivi seri!

La cosa che lascia perplessi è che nonostante le motivazioni reali che hanno spinto a scrivere questa canzone siano state espresse più volte, le proteste sono continuate: ciò che dà fastidio è l’ottusità con cui si sono perpetrate le critiche, chiaramente infondate, ciò succede quando le persone non sono capaci di andare oltre al loro modo di vedere o hanno voglia di giudicare a priori l’operato degli altri.

Emis-Killa-Terza-Stagione