LA GUERRA DELL’UNIVERSO

PARTE 1

di

Deborah De santis

Capitolo 1

LA LEGGENDA

Secoli fa, quando ancora esisteva la terra, una creatura di nome Immoderatus Lux, decise di decimare la terra sguinzagliando i suoi cani infernali, trasformati in Khiromere: metà veggenti, metà bestie…

Dal suo calice colmo di sangue, che lanciò in aria, cominciò a piovere sangue.

Alcuni umani morirono, ma non tutti. C’era un grande orrore nel mondo.

Irabel era un discendente dell’Arcangelo Uriel.

Ormai gli angeli erano scomparsi, dopo la tremenda guerra tra cielo e terra.

Irabel sfidò suo fratello maggiore Diamond a duello ma egli rifiutò la sfida.

Irabel cercò quindi un consenso sul volto degli altri suoi sette fratelli ma tutti abbassarono gli occhi.

Diamond disse: “Se vai giù non disturbarti più a tornare qui.”

Deciso, Irabel aprì le ali grigie e scese giù ad aiutare gli umani ma ormai era troppo tardi. La terra era completamente sommersa dal male. Irabel incontrò Immoderatus Lux e la sua doppia personalità: Lucifero, il temibile LUI che non era scomparso. Si salvò come alcuni degli altri umani. Irabel tremava al solo vederlo, era minaccioso, un’orribile bestia dalla lingua biforcuta e dalla puzza tremenda di zolfo.

“Ciao sangue misto!”

Irabel pensò “il suo saluto è sicuramente una trappola!”

Irabel aveva in mano la spada di vetro che tremava insieme alla sua mano al solo guardare Lucifero.

Diamond si allarmò insieme gli altri principi nel vedere chi c’era sotto le sembianze di Immoderatus Lux.

Dulcius scese giù sulla terra ormai nera. Il male aveva preso Irabel i suoi peccati, i suoi ricordi e il suo cuore che divenne nero come la pece.

“Chi mi chiama” disse: “Irabel sento delle voci ma ormai non appartengo più a me!

Dulcius sguainò la spada e attaccò Lucifero ma questi gliela spezzó e poi si fece una grande risata sadica. Scomparse tra la nebbia e l’odore del sangue.

Dulcius andò da suo fratello ma non lo trovò perchè un albero lo aveva assorbito. Scoppiò a piangere, poi, aprì le ali e volò via. Tornò sulla luna. Lucifero nel frattempo si recò nell’orfanotrofio. Nero si nascose dentro l’armadio ma la creatura sentì il suo odore e lo prese. Nero piangeva, la bestia lo tirò e, quando gli strappò il cuore vide che era un fiore: per l’esattezza un giglio.

Lucifero ammirava quel cuore e glielo rimise nel petto e gli offrì di andare via con lui. Nero accettò, gli diede la mano e insieme se ne andarono!

Daniel tornó nell’orfanotrofio ma non vide Nero, appoggiò la testa al muro e si mise a piangere: aveva paura che fosse morto. Poi, si asciugò le lacrime e uscì via per il andò bosco fino ad incontrare un lago. Si tuffò e cercò di risalire ma il piede si era agganciato a una vecchia corda. Fu l’arcangelo Mikael a tirarlo su e gli fece la respirazione bocca a bocca. Il bambino sputò l’acqua, poi si toccò la testa… c’era sangue! Com’era possibile? L’arcangelo gli diede la mano e lo portò a casa sua.

Capitolo 2

MAPPA STELLARE

La mappa stellare era rotonda con altri tre cerchi e sopra c’erano pianeti e stelle.

Era un’antica mappa stellare difficile da trovare e Luminosa e Relim cercavano il dottore Eden. Lo trovarono proprio grazie alla mappa in una bettola su Mercurio.

I principi solcarono il mare nero di stelle con la carrozza d’oro e due cavalli neri dagli zoccoli dorati.

La carrozza si fermò vicino alla bettola. Relim e Luminosa scesero.

Nel frattempo Izabeel stava guardando un libro antico con la foto di Immoderatus Lux. Lo chiuse subito quando apparse Diamond: “Che stavi guardando?”

Izabeel non disse nulla. Lui le tolse il libro dalle mani e vide Immoderatus Lux:

“E’ anche colpa tua se Immoderatus Lux ama fare le guerre!!!”

“Lei era anche mia figlia”

“Buongiorno Izabeel, tua figlia è morta, l’ha uccisa il tuo caro amato”. Lei prese e uscì piangendo.

Dulcius disse: “Siamo stati duri !”

“Cosa vuoi fratello?”

“Niente! Vado da Relim, ci vediamo.”

Arrivò Kometa, sorella di Diamond. Lei lo baciò in fronte, poi lo abbracciò forte.

“Sorella, sei l’unica che mi capisce!”. Poi si baciarono in bocca. Dulcius arrivò in sella al suo cavallo rosso su Mercurio.

Fuori trovarono Eden che faceva a pugni con due ceffi. Eden cadde con il viso sul fango. Si rialzò e vide il principe Dulcius: gli tirò una secchiata d’acqua.

Eden rimase senza parole, l’acqua era gelata. Luminata gli tirò uno straccio!

“Grazie!” Eden si pulì il viso.

Relim disse : “Ci servi su Marte, c’è una base dove si allenano i cadetti insieme a Calias.

Eden sbuffò poi rispose: “Calias, il presuntuoso egocentrico figlio di una buona donna!”

“Sì, proprio lui” rispose Luminata. Eden li seguì sulla carrozza. Diretta su Marte, Eden guardò la mappa: era stupenda, le stelle si muovevano. Eden guardò fuori dal finestrino e vide le stelle e altre carrozze volare. Giunti a destinazione, Eden scese e disse : “Marte, città della guerra”.

Izabeel uscì dalla sua stanza piano piano e andò dalle ancelle della luna, lì c’era il sole. Lei aprì le braccia e si tuffò ma Diamond con una corda la prese: “Lasciami andare pazzo che non sei altro!!!”

“No, mai! Sei mia sorella gemella e resti con me!”

Izabeel cercò di spezzare la corda. La spezzó con i denti poi cadde giù nel sole mentre urlava. Diamond disse : “maledizione!!!”

A prenderla fu Immoderatus Lux. La prese al volo, poi scese. I due si guardarono negli occhi, poi lei lo abbracció forte. Eden vide Calias seduto comodo a mangiare una mela nera: era delle più dolci.

“Ciao Eden!”

Eden non lo poteva vedere. Guardò i principi, prese il registro dei presenti cadetti e disse: “Farò l’appello uno per uno e voi alzerete la mano”.

John Filiberti: lui alzò la mano! Lulibi Flint, alzò la mano; Lucy Acort, alzò la mano ma era timida ed Eden continuò a elencare altri nomi. Calias si alzò perché era annoiato. Lucy lo guardò e divenne rossa. Calias disse: “Per oggi è tutto ok, domani cominceranno gli allenamenti, andate nelle vostre stanze!”

Eden posò il registro e sottolineó un nome: Psiche. “Perché hai sottolineato questo?” chiese Calias a Eden. “Niente! Mi ricorda una persona”.

Eden non rispose, si alzò, prese i fascicoli e andó via. Nel corridoio incontrò Psiche: bella, dai lunghi capelli rossi e occhi neri, ricordava Anthika, la figlia di Lucifero. Lei salutò, Eden cercò di parlargli ma gli uscí dalla bocca solo: “ Psiche è il tuo vero nome?”

Psiche non disse nulla, se ne andò scomparendo nel buio del corridoio. Calias disse a Eden di andare nella città del topo a vedere se trovavano l’oro!. Eden accettò. Andarono insieme a Luminata e Itael. Salirono sulla carrozza, ma ecco comparire Psiche.

Luminata era un po’ irritata ma Eden la fece salire lo stesso. Sotto, a guardare che andavano via, c’era Gemme, l’infermiera. Andarono sulla stella del topo. Ad aspettarli c’era Muriel, il poliziotto amico di Eden. Scesero dalla carrozza. Eden abbracció il suo amico ed entrarono dentro la caserma. Muriel prese i bicchieri, aprì il suo liquore e lo versó nei bicchieri. Eden bevve e nessun altro lo fece.

“Siete qui per…?”

Itael rispose: “Cerchiamo l’oro! Noi principi siamo immuni all’oro e vogliamo creare qualcosa con esso!”

“Fantastico!” rispose Muriel. Eden continuò a bere: “Seguitemi”

Tutti lo seguirono. Muriel gli fece vedere la montagna dove c’era l’oro poi gli auguró buon lavoro. Andarono su, non c’era nulla. Eden toccò la terra e sentì che era cenere poi vide un albero. Gli altri cominciarono a scavare, anche Psiche. Eden notò la collana che aveva al collo. Incuriosito le chiese che valore avesse. Lei se la toccò e rispose: “affettivo!perché?”

“Mi ricordi una persona, tutto qua! Continua a scavare!”

Ma ecco comparire Poison e le altre leggende. Lui sputò i chiodi dalla bocca che andarono a colpire Psiche ma Eden fece scudo. Il suo mantello rosso sputò il fuoco che colpì Itael e Luminata. Caddero a terra. Poison fece una ruota e lancio aghi. Eden sguainó la sua spada e colpì Poison. Poison la bloccò con lei mani mentre Calias, da dietro, usò un pugnale bianco ma non riuscì a ferirlo! Poison lanciò un calcio allo stomaco a Calias che andó a finire addosso alla montagna. Eden si alzò, si tolse uno per uno i chiodi e mentre lo faceva gridava per il dolore. Itale si mise in mezzo e Poison, solo con la mano lo bruciò vivo. Luminata corse e pianse, poi, Poison diede un pugno a Eden facendolo volare addosso a un albero. Eden non si arrese, si alzò e dalle mani fece uscire il fuoco. Poison se la prese con Psiche, con la spada le tagliò il laccio della collana. La poverina cominciò a cercarlo: i capelli le divennero neri, gli occhi rossi. Poison disse: “Anthika?”

Ecco comparire Immoderatus Lux che con una spada lo minacciò, poi prese sua figlia e scomparvero. Muriel accorse. Li trovò in pessime condizioni. Eden cadde a terra. Sulla montagna Poison stava con gli Idra e la principessa ad osservare. Lulibi la vide gelosa. Eden scese e Nea corse verso di lui, si giro a guardare i cadetti e fece un linguaccia come per dire: “lui è mio”. Eden però lo allontanò subito.

Capitolo 3

ANTHIKA

Anthika si risvegliò nella sua stanza fatta di pareti rosse e una collezione di bambole. Si alzò dal letto e sospiró: vide il buio e due grandi occhi rossi dalla pupilla stretta come i serpenti. La figura si avvicinò: era suo padre!: “Figlia mia, sei veramente tu?”

“Sì padre!”.

Lei gli fece vedere la collana con dentro un pezzo del cuore di suo padre. Lui la prese in mano e la vide: era la collana che lui le aveva regalato. L’abbracciò forte, la annusò, le toccò i capelli e la bacio in fronte: “Come è possibile che sei viva?”

“Padre! Chiedi a Dinah”. Lui si fermò e la guardò. Poi torno nell’ombra e scomparve. Lucifero chiamò sua figlia Dianah: “Come è possibile che Anthika, tua sorella, è viva?”

La poveretta era terrorizzata, fece un sospiro e disse: “Io l’ho salvata secoli fa, l’ho riportata bambina. Padre! Perdonatemi! Ho fatto la cosa giusta”.

Lucifero si girò e disse a Tamael di dargli quindici frustate: “Padre, ti prego!”

Kernel vide il figlio adottivo della coppia. Izabeel andó subito da sua figlia e l’abbraccio forte: piangeva… Ti hanno riportato da me. Anthika pianse: “Madre!!!”

Nel’ frattempo, Eden e Calias stavano sul letto d’ospedale. Muriel era avvelenato, se la prese con Relim: “Si poteva evitare!!”

“Ehi! Non ti montare la testa! E’ comparso all’improvviso.”

Intanto Luminata era rimasta sconvolta, non riusciva a parlare. Ecco arrivare Diamond, splendente come sempre: capelli bianchi e occhi verdi. Prese Luminata e la portò via. Muriel lo segui: “Sua maestà ha bisogno di cure?”

Ma lui non rispose. Se ne andò con la sua carrozza celestiale. Gemma era venuta per medicare Eden e Calias insieme alla dottoressa Nea. Erano fuori pericolo. Appena si ripresero tornarono alla base. Lucy era in ansia per Calias John la prendeva in giro “Smettila!“

Kernel stava medicando le ferite di Dinah, lei gridava per il dolore. Anthika entrò e Kernel la cacciò ma Dinah la fece entrare, si alzò e l’abbraccio. La riempì di baci: “Sorellina, sei tornata!”

“Mi dispiace per quello che ti ha fatto“.

“Non devi, sono contenta così!“

Kernel la cacciò via, le chiuse la porta in faccia. Immoderatus Lux disse: “Lasciala stare! Merita quello che le ho fatto “

“Padre “

“Non discutere“

Anthika entrò nella sua stanza e guardò fuori dalla finestra. Era triste e così creò un giardino segreto fatto di fiori rossi e fatine piccole e luminose, di vari colori. Anthika si mise un cappuccio nero, scese giù di nascosto, andò nel suo giardino ad aspettare.

C’era Poison nascosto. Nel buio si tolse la maschera ma il volto era oscurato. I due si baciarono sotto le fatine e i fiori rossi e rosa. Era cosi tutto bello e silenzioso. Dopo il bacio si sdraiarono sulla nuda terra piena di fiori di fuoco. Poison le accarezzò i capelli neri. Anthika sentì un rumore e disse a Poison di andare. Lui la baciò. Poi apri le ali e volò via. Intanto Luminata era sul letto con gli aghi in testa e sguardo fisso all’orizzonte. Diamond parlò con Dulcius che era anche un medico ma disse : ”Niente da fare padrone, è rimasta scioccata, servirebbe Immoderatus Lux “. Diamond sì infurió e se ne andó. Cometa guardava sua sorella e le accarezzo i capelli. Poi ad un certo punto Luminata si girò con gli occhi neri e si mise a ridere come una matta. Cometa chiamó Diamond. Lui corse e la vide, così tentarono di fermarla, ma era come posseduta. Cominciò a parlare: era Itael. La povera Luminata sputava sangue. I fratelli credettero che fosse stato Poison a fare tutto questo orrore. Itael nel corpo della sorella disse: “Mi avete lasciato morire come avete fatto con Irabel“.

Relim andò a chiamare Immoderatus Lux. Diamond si infuriò tantissimo ma Dulcius Tenebris lo fermò. Immoderatus Lux fece comparire un cofanetto con otto gemme bianche, poi invocò gli spiriti e le fate, sangue. Lo spirito di Itael uscì e andó nella gemma che diventó nera. Poi fece scomparire il cofanetto e disse: “Grazie per avervi salvato“

Diamond replicò: “Da me non sentirai mai un grazie. Cadetti!!!”.

“Cristallino!“ Poi Immoderatus Lux aprì le ali e volò via. Eden e Calias si ripresero e decisero di andare. Muriel andó con loro. Salirono sulla carrozza e andarono su Marte. Ad aspettarli c’erano i cadetti e Gemma. Calias scese dalla carrozza. Lucy corse ad abbracciare Calias. Pianse. Lui non sapeva cosa fare, poi l’abbraccio. Tutti rimasero a bocca aperta. Sophie e John e Peter. Gemma sembrava infastidita dal gesto di Lucy. Poi scese Eden e ad aspettarlo c’era Nea che lo abbracciò ma lui la allontanó subito. Gemma timida disse “Dovete riposarvi!“

Eden disse di no. “Dobbiamo allenare i ragazzi, forza!”

Eden si andò a preparare. Poi arrivo a torso nudo e chiamo Blaze, il ragazzo che bramava desiderio di vendetta. I due combatterono. Calias scriveva e Muriel stava al bar a bere liquori forti. Ecco che tra i cadetti entrò Anthika e disse: “Voglio allenarmi anch’io. Eden le lanciò un bastone la sfidó. E per lui l’aiutò ad alzarsi. Disse: ”Per oggi è finita, a domani“. E tutti si alzarono: chi andò al dormitorio, chi al bar. Anthika si fermò vicino a Eden: “ciao“

Lui la guardó ma non rispose. Poi disse: “Perché sei ancora qui?”

“La sai la storia del mio nome? Perché ho scelto Psiche?”

“No, Anthika“

“Ero incinta quando mi hanno lapidata, stavo al quinto mese. Decisi con l’ultimo respiro di chiamarla Psiche.”

“E’ una bambina ? Perché mi racconti questo?”

“Me l’hanno portata via, ma lei sa tutto. Ha dieci anni“. Gli fece vedere una foto. Era bellissima: capelli lunghi neri e occhi marroni. Anthika la conservava nel suo cuore. Poi scoppiò a piangere e abbracciò Eden. Eden era sconvolto. Nea vide tutto e spezzò la matita per la rabbia.

Capitolo 4

KHIROMERE

Le Khiromere erano pericolose: ognuna con un dono diverso. Meta veggenti, metà bestie. Eden stava a bere il liquore con Muriel. I due si ubriacarono. Idra, nel luogo dello scontro, trovò un flacone di medicine: c’era scritto erbatrix. “Curioso“, disse. Idra Poison era lì. Chiese cosa avesse trovato Idra, gli lancio il flacone “Queste le danno ai detenuti o a chi ha fatto la guerra, servono a dimenticare.” Disse Poison. La principessa oggi aveva un abito rosa e parrucca rossa con una maschera d’argento! Mentre Mantello Rosso aveva la tuta in lattice rossa e un mantello rosso: “Che facciamo padrone?“ chiese Mantello Rosso.

Poison aprì le sue ali nere e andò via lasciando i suoi amici giù. Mantello rosso disse: “Fa sempre così.“

Poison si diresse nel sole. Scese e gridò il nome di Lucifero: “Fatti avanti, bestia dei dannati“

Lui si presentò con un abito grigio metallizzato, gli occhi completamente neri. Era pelato, aveva solo un ciuffo biondo lunghissimo, le unghie nere.

“Qui vis dimidium sanguinis?”, parlando in latino.

“Sono venuto a combattere con te!“. Lui fece una risata sadica: “Sei comico lo sai? Non posso morire, stolto!”.

Poison si trasformò in una khiromera. Metà corpo di capra, faccia di leone, due serpenti e gli occhi completamente viola. Morse al collo di Lucifero che, con una sola mano, lo prese e lo sbatté addosso al muro. A Lucifero uscì un po’ di sangue ma poi si rimarginò tutto. Poison tornò normale. Anthika accorse e vide suo padre: “Patrem!”. Lui si voltò e le fece vedere Poison a terra. Ella cercò di andare da lui. Suo padre la fermò… cominciò a piangere: “Padre, perché mi tratti così?”

“Obliviscatur eius“. Lei lo guardò con gli occhi lucidi poi andò da lui e lo aiutò ad alzarsi. Suo padre gridò, poi divenne una torcia umana e sputò fuoco sui due. Poison la portò via. Lucifero gridò così forte che lo sentirono anche sulla luna. I principi si girarono tutti, si domandarono cosa fosse successo per scatenare la sua ira. Andarono sul pianeta Nettuno, al cimitero. Pioveva forte. Poison, ferito, si sedette sopra una lapide, Anthika gli tolse la maschera ed ecco il volto, era Eden. Lei pianse e gli accarezzo il viso, poi lo bacio in bocca. Eden disse: “Ti amo“. Lei lo baciò di nuovo. Poi, suo padre la prese e la porto via. Idra arrivo e rimise la maschera a Eden.

“Padrone!”

“Andiamo Idra“.

Muriel era a pranzo. Anche su Marte pioveva. Lucy guardava Calias: era innamorata. Sophie la prese in giro: “E’ carino anche Muriel”. Lucy lo guardó: non ci aveva fatto caso. Lui si girò e vide Lucy che divenne rossa. Sophie scoppiò a ridere. Ecco arrivare Eden con il piatto: si sedette vicino a Muriel e Calias: “Questa roba fa schifo!”

Muriel gli rispose: “Mica stai al ristorante!!!“

Ecco che dal naso di Calias uscì del sangue. Eden lo vide: “Amico, il tuo naso!“. Lui si toccò il naso e andó al bagno dove, nello specchio, vide un bambino: “Tu mi hai abbandonato!”. Calias aveva la faccia bagnata. Si spaventò

“Chi sei?”

“Mi hai abbandonato!“, poi scomparve. Calias era scioccato, si asciugò il viso, tornò alla mensa, guardò tutti. Cominciò ad avere un mancamento e cadde a terra. Mentre sveniva vide il bambino. Eden accorse, gli prese la testa. Gemma accorse subito e gli fece una siringa. Eden lo chiamava ma lui sentiva solo quel bambino. Gemma gli aprì gli occhi: erano completamente neri. “Che succede, Eden?”.

Eden ne sapeva quanto lei. Lo portarono sul lettino e lo controllarono. Lucy si allarmò subito e corse. Ma Gemma la guardò male e poi le chiuse la porta in faccia. Lucy ci rimase male, le divennero gli occhi rossi. Sophie la calmò. Andarono via. Anthika era in prigione: suo padre l’aveva richiusa.

“Padre! “

Lui la guardò con gli occhi rossi. Poi andò via. Arrivo Kernel: “Da quando sei arrivata hai combinato solo danni, te lo meriti“.

Anthika non sopportava suo fratello: era viscido e maligno. Se ne andò. Anthika pensò a sua figlia Psiche e piangeva lacrime di sangue.. La mattina seguente Calias era sveglio a guardare fuori dalla finestra, Lucy arrivò e lo vide: “Calias!“. Lui si voltò, l’occhio sinistro era nero e l’occhio destro grigio, non c’erano più gli occhi celesti e capelli biondi ma capelli scuri, neri. Era tutta un’altra persona. Lucy rimase a bocca aperta. A Gemma cadde un foglio dalle mani: era il piano terapeutico. “Calias?!”. Nessuno lo riconosceva. Eden lì davanti non disse nulla ma pensò al flacone che Idra gli aveva dato. Poi Eden fece uscire tutti e disse:”Calias, prendevi Erbatrix: un medicinale forte. Lui si toccò le tasche e non lo trovò: “chi te lo ha dato?”

Calias guardò Eden poi pensò … “un angelo“

“Un angelo?”

“Sei sicuro? Sono scomparsi tutti?”

“Si. Si chiamava Mi-kael“

Eden allargò la pupilla: “Il comandante dell’esercito celeste?”

“Sì”.

Ecco piombare dal nulla Immoderatus Lux che con il suo scettro distrusse tutto.

Eden corse e sputò. Messi in salvo i cadetti, Gemma prese sotto braccio Calias e scapparono, ma Lux continuò a far esplodere la base. Muriel usò la magia bianca, quella delle piante e fece crescere un albero le cui radici avvolsero Immoderatus Lux, ma lui le spezzò con sol colpo. Fuori pioveva. Tutti i cadetti sedettero sulla carrozza diretti su Venere. Eden riuscì ad uscire dal fuoco e salì su una delle carrozza. Mentre volavano via, videro la base esplodere. Muriel: “E’ un pazzo, irrompere così“. Eden guardò la base e si girò dall’altra parte.

Capitolo5

PSICHE

Il carro arrivò su Venere, la città del lusso e del buon cibo. Il comandante Henry li accolse nella sua base. Nea e Gemma si misero subito al lavoro. Insieme a Cassandra e Thomas, il medico. Presero i lettini: Peter aveva la gamba che gli faceva male. Lucy un taglio sulla testa. Muriel la guardò e cercò con un fazzoletto di pulire il sangue. Calias era assorto nei suoi pensieri, scese dal carro e vide il bambino. Lo segui, lo portò all’albero rosso. Le foglie caddero, sembravano parlare. Eden lo seguì e lo vide: “Calias, ti devi far medicare!“ Calias cominciò a piangere: “Il mio nome non è Calias, ma Daniel“.

“Che stai dicendo Calias! Hai sbattuto la testa!“ Calias prese una foglia, la strappò e dalla foglia uscì del sangue. “Siamo tutti fantasmi. Chi sei?“ disse Calias al bambino.

“Mi chiamo Nero e mi hai abbandonato all’orfanotrofio, ricordi?“. “Sì, mi ricordo. Sono venuto a cercarti ma tu non c’eri più!”.

Eden prese una siringa e gliela fece al collo e Calias si addormentò. Eden lo portò di là, dietro a loro comparve Idra: “Che cosa c’è, Idra?”

“Comincia a ricordare“

“Continuerò a dargli Anthill.“

Lo portò sul lettino e gli somministrò il siero. Poi uscì e incontrò Cassandra. E’ una bella dottoressa, ha gli occhiali, il seno mezzo di fuori, unghie smaltate di nero, un chilo di rossetto rosso. È un’altra Nea! Infatti le due non andarono d’accordo. Gemma, in mezzo alla faida, prese un bicchiere d’acqua e uscì. Vide Calias dormire. Lucy aveva i punti sulla testa. Era sola sulla sedia quando gli si avvicinò una ragazza carina. Si presentò: “Piacere! Mi chiamo Luce“

“Lucy“

“Piace anche a te Calias?”. Lucy mise le braccia conserte e disse: “non lo so più“. Luce la vide, triste si sedette vicino a lei e non disse nulla. Intanto Anthika uscì dalla prigione e suo padre la portò nella sua stanza.

“illic manere”. Anthika non disse nulla, entrò nella sua stanza poi pianse. Sua madre si stava facendo il bagno nel sangue. Mentre le ancelle del sole cantavano nel bagno di sangue entró anche Lucifero. I due si baciarono, fecero l’amore nel sangue. Dal muro comparve Poison. Anthika corse da lui, si baciarono poi finirono a letto e fecero l’amore. Finito il momento di passione Anthika disse: “Ci vieni a trovare Psiche, nostra figlia?“. Lui la baciò e rispose: “Certo.” Anthika sorrise. La mattina seguente una serva apri le tende e fece luce. Anthika si svegliò. “Suo padre l’aspetta per la colazione“.

Anthika si vestì e andò. Camminò per i corridoi illuminati da torce di fuoco. Poi arrivo al portone, aprì e vide seduti sua madre, Dinah e Kernel. Suo padre la fece mettere seduta e gli avvicinò delle frittelle di mele nere, latte. Lui beveva sangue. Lucifero faceva accapponare la pelle. Anthika sospirò poi prese la forchetta e mangiò, mentre i fratelli la guardavano. Lucifero disse: “Iam vos adepto ex, sed non in barim!”

“Pater frazier”.

Intanto sulla luna le ancelle cantavano. Dulcius prese la sua spada e andò via. Si diresse su Venere. Lo incontrò Tamael: “Ciao fratello! Come va?“

“Tamael! Bene, ringraziando il nostro padre.“

“Ci vediamo, fratello!“

Tamael era un demone al servizio di Immoderatus Lux ed era il guardiano del sole.

Lucy si svegliò, si lavò i denti, poi uscì e incontrò Muriel. Lui la salutò e Lucy divenne rossa e abbassò la testa.

Andò nella sala dove c’era Eden che stava in piedi e disse: “Adesso che siamo tutti: domani sulla luna c’è una festa e possono venire i vostri genitori. Buon proseguimento. Muriel allenali tu, io ho da fare“. Muriel disse: “ok!“.

Eden aprì le ali e volò via. Lucy andò da Calias che stava sul letto a dormire, vide Gemma sempre accanto a lui. Sophie disse: “Hai una rivale!”

“Non lo so più se mi interessa Calias“ disse. Poi se ne andò lasciando Sophie come una stupida.

Anthika stava sul pianeta di Saturno. Andò subito da sua figlia che stava giocando con l’arco. Appena Anthika fece il suo ingresso, Psiche corse da lei: “E’ tutta suo padre: capelli neri lunghi e occhi grigi” pensò. “Mamma!“… e si abbracciarono. “Oggi mamma ti ha portato una sorpresa“.

“Davvero?”

Ecco comparire Eden. Psiche lo vide: alto, un bell’uomo. La bambina disse ”Papá!” Eden si inginocchiò e la strinse a se. Voleva piangere per questo dono ma non ci riusciva. Le diede un bacio in fronte! Anthika era contenta. Ma non sapeva che Kernel l’aveva seguita. Kernerl volò via.

Al ritorno da Saturno, Anthika trovò Dinah con la faccia piena di lividi sulle gambe e sulle braccia. Aveva pianto. Anthika corse da lei ma lei non riuscì neanche ad alzarsi. Immoderatus Lux l’aveva violentata, suo padre. Ecco comparire Lucifero

“Così hai una figlia?! Mi fa piacere“.

“Perché fai del male a Dinah?”

“Perché è stata lei a salvare la bambina.“

“Tu non toccherai mia figlia! Non farai più del male a Dinah“.

Gli occhi di Anthika divennero rossi e neri, uscirono le corna, aprì le ali bianche con delle scritte nella lingua dei draghi neri. Attaccò suo padre, in mano aveva la falce. Suo padre la fermó ma lei gli graffiò la faccia con la falce. Poi usò un potere speciale, la luce della luna. Lucifero prese a fuoco e si allontanò “O lux apud patrem vestrum dividet spolia”. Lui gridò e sputo sangue, poi uscì. Dinah venne presa da Tamael, la portò via. Anthika corse ma sua madre la fermò: “No!!!! ….Dinah“. Cosa aveva fatto Kernel? Anthika andó da suo fratello e lo infilzò con la falce. Dalla bocca uscì il sangue. Lui cadde a terra.

“Colpo basso, sorella“. Poison era lì, vide tutto. C’era pure Idra che aiutò Kernel… lo guarì. Poison rimase senza parole. C’erano anche Mantello Rosso e la principessa. Corsero tutti a salvare Dinah ma fu troppo tardi: fu divorata dai coccodrilli del sole, erano una decina. Anthika pianse lacrime di sangue. Nessuno disse nulla. Giù, nel pozzo, si vide il sangue. Anthika si alzò e tornò normale. Poison le prese la mano, poi l’abbracciò e scoppio a piangere. “Dobbiamo tenere al sicuro nostra figlia!”

“D’accordo”. Poi andarono via. Kernel non si riprese del tutto. Anthika passò davanti e disse: ”D’ora in poi non ho più un fratello! Per me sei morto!” Le Cinque leggende andarono via con Anthika. Lasciarono Anthika alla caserma. Su Venere pioveva. Anthika guardó il cielo e piangeva. Sua sorella entrò: era notte fonda e stavano tutti a dormire. Anthika entrò nella sua stanza e chiuse la porta.

Capitolo 6

IL RICORDO

Calias era sul letto, si svegliò e vide una donna che lo chiamò: “Daniel!“. Ecco la magia: la base si trasformò in un bel giardino con le rose della luna. Calias vide una donna stendere le lenzuola. Poi vide Suo fratello gemello leggere i libri di magia. Più giù c’era il padre Hannibal che giocava con la sorella Karna. Sembrava una bella famiglia felice. Ed eccolo bambino che correva per la casa, si sentiva il profumo dei fiori: “Mamma, vuoi chi ti aiuti con i piatti?“

“Sì Daniel, asciugali! Nero entrò con i suoi libri, si mise seduto, Rossa gli diede del latte“. “Andate a chiamare vostro padre!“

“Ci vado io“ disse Daniel, e corse giù: “ Papà è pronto. Andiamo Karna. Tutti in tavola a mangiare lo stufato.” Poi, nel pomeriggio, Daniel si allenò con la spada. Nero preferiva dormire. Hannibal era a pesca. Sembrava tutto normale fino a quel giorno! Karna si era allontanata da sola, aveva solo sei anni. Andò al lago. Stava giocando con le bambole e Rossa le comparve dietro, la prese e l’affogò. Nero vide tutto e pianse, poi corse a casa e si nascose nella sua cameretta. Hannibal tornò dalla pesca. Daniel era fuori. Rossa gridò ed Hannibal corse e vide il corpicino di Karna senza vita! Hannibal cadde in ginocchio e pianse. Rossa gli diede il corpo. E lui le accarezzò il viso, poi, la strinse a sé piangendo! Nero uscì dalla sua stanza e vide il vero volto di sua madre: un demone del silenzio. Nero sudò freddo. Daniel entrò, vide la scena e scoppiò a piangere insieme al padre. Rossa fece finta di provare dolore, prese il corpo e lo portò fuori. Con la magia creò una fossa. La seppellirono in giardino. A cena: tutti in silenzio. Hannibal andò nella sua stanza. Dalla finestra vide la piccola Karna danzare. Hannibal piangeva. Il dolore lo stava uccidendo. Una mattina se n’era andato via lasciando tutti senza una spiegazione. Rossa non disse nulla; come tutte le mattine lavava i piatti. Daniel cominciò ad insospettirsi di sua madre. Era cambiato a pranzo, la sua voce era diversa. Dentro l’insalata c’erano i vermi, Nero tremava e parlava sottovoce. “Che c’è Nero? Non ti piace il pranzo?”. La donna lo prese per i capelli. Daniel la fermò ma lei gli diede uno spintone e Daniel sbattè la testa al mobile. Poi, al risveglio, Daniel si trovò legato ad un albero: stava per essere bruciato vivo. Nero a sua volta era legato. Arrivarono le ancelle del sole tutte nude, solo con una maschera d’oro in faccia. Parlarono qualche lingua sconosciuta e poi applicarono il fuoco. “Siete sempre stati dei figli ripugnanti, non vi ho mai amato.” Nero piangeva. La corda si sciolse e provocò una ustione di primo grado. Le ancelle andarono via: “Morirete lentamente!“. Alcuni vicini videro la scena e li aiutarono: li portarono all’ospedale. Gli infermiere li curarono. Grazie alla magia le ustioni scomparvero tranne al cuore: il dolore rimase. I bambini vennero mandati sulla terra all’orfanotrofio chiamato: ‘il fiore’. Un tempo l’orfanotrofio era un vecchio carcere. Nero si scelse il letto e fece subito amicizia con un bambino, Wolf era il suo nome. Daniel non si dava pace, era assorto nei suoi pensieri, poi pianse. Nero lo vide e lo abbracciò. I giorni all’orfanotrofio erano pesanti. Bisognava spalare la neve tutti i giorni e da mangiare era povero. Nero riceveva sempre le botte dalle ancelle della terra. Un giorno arrivarono dei soldati che prelevavano dei bambini: tra questi, Daniel. Nero gridò: “No…no! fratello“. Rimasto solo con Wolf, i due si fecero forza e le prime settimane andò tutto bene. Fino a quando Wolf si ammalò di tubercolosi e morì dopo tre giorni. Ormai aveva solo dieci anni. Daniel si svegliò dal sogno e disse lo chiamò: “Nero!”

Si tolse tutto e uscì a cercarlo. Gemma non riuscì a fermarlo. Apri le ali e andó su Plutone e lo chiamò. Lui gli comparse dietro: “Cosa vuoi, Daniel?”

“Nero, siamo fratelli gemelli e ti chiedo scusa per averti abbandonato!”

“E’ un po’ tardi per il perdono, non credi?”

“Che ne è stato di Wolf?”

“Lui sta bene: è con me“

“E’ Idra?”

Lui non parlò: “Nero, mi dispiace, io sono stato un fratello assente.“

“Vattene Daniel!“

Daniel lo guardò, poi aprì le ali e volò via. Tornò alla base. Gemma era lì ad aspettarlo, cominciò a piovere e i due si baciarono. Lucy vide tutto, ci rimase male, ma in fondo andava bene anche così. Sophie l’abbracciò poi scoppiò a piangere: “Non era all’altezza!”

“No! Tu sei una bella persona, sono loro i montati!“

Lucy si asciugò le lacrime, vide Muriel che stava scrivendo. Lei corse da lui e lo abbracciò. Lui era confuso: “Signorina Lucy, che le prende?“

“Vorrei stare cosi per un po’“. Lui divenne rosso dopo cinque minuti. Lucy gli diede un bacio sulla guancia e andó a dormire. Muriel non capì: era confuso!.

Capitolo 7

IL BALLO IN MASCHERA

La mattina seguente Anthika si svegliò, stava nella base al sicuro dal padre. Anthika piangeva ancora per sua sorella. Eden entrò: “Ho pensato che non volevi vedere nessuno e ti ho portato la colazione, c’è la frutta e il caffè”.

Anthika prese un pezzo di frutta. Poi diede un bacio in bocca a Eden. Eden andó in sala e vide i cadetti: “Siete pronti per un allenamento veloce? Daniel vi farà vedere.“

Daniel si alzò, aveva gli occhi grigi e i capelli castano chiaro. Era un po’ ansioso. “Fate quindici flessioni, poi correte intorno alla base.” Eden arrivò: “Forza ragazzi!” Muriel guardava Lucy ma lei non se n’era accorta: fu Luce a dirglielo. Lucy andò a sbattere contro il muro e svenne. Rimasero basiti. Daniel la prese in braccio e la portò in medicheria. Gemma si prese cura di lei. Eden continuo a farli allenare. Daniel non si dava pace! Doveva sapere se la madre era viva: ”Io vado Eden, ho un impegno, ci vediamo stasera al galà.”

Daniel incontro Poison su Plutone a fissare una lapide: era quella di Karna. “Fratello, è ancora viva nostra madre!?”

“Sì, e vive come una signora nella città del serpente.”

“Andrò da lei.”

“Che pensi che faccia? Quella è una bestia non una madre! Lei sta meglio di noi, ricorda!”

Poison aprì le ali e volò via. Daniel non si aspettava niente da quella donna. Lucy si risvegliò dalla botta e trovo Muriel, Nea e Cassandra. Lucy si alzò. “Ci hai fatto preoccupare!”, disse Cassandra. Muriel la guardò, poi si avvicinò e le toccò la fronte. Lucy divenne rossa, poi si mise il lenzuolo in faccia. Gemma sorrise, aveva capito. Nel frattempo sulla luna si stava allestendo il tutto per la festa. Kometa comparve con un abito da sogno. Diamond rimase senza parole per la sua bellezza. Alla festa arrivò anche Izabeel. Non era stata invitata ma voleva vedere i suoi fratelli. Diamond si arrabbiò: “Che fai, traditrice!”

“Aspetta fratello, non voglio litigare. Mi mancate!”

“A me no! Quindi fuori da qui Izabeel!” Lei guardò le sue sorelle ma loro non dissero niente. Izabeel si voltò, si asciugò, poi aprì le ali e andò via. Arrivò la sera e tutti andarono alla festa. Anche i genitori. Lucy era bellissima, scese dalla scala con suo padre Peter. Muriel arrossì. “sei bellissima!“ Lui le baciò la mano. Lucy si vergognò molto ma le sue amiche fecero il tifo per lei. Eden disse: “Ti sei presa una cotta per lucy?”

“Sono vedovo ormai da dieci anni, ho perso mio figlio Nav. Credi che mi possa divertire?”

Eden con il bicchiere in mano rispose: “Fai quello che credi!“

Daniel stava mangiando un frutto e stava parlando con Dulcius. Poi vide Gemma con un abito blu. Daniel ne rimase incantato: “Con permesso.”

“Ciao Daniel”

Lui prese le mani e la invitò a ballare. Anthika non si presentò: preferiva stare con sua figlia. Avevano trovato un appartamento, sempre sul pianeta Venere. Psiche era contenta che c’era sua madre. Entrarono nella nuova casa. Psiche non riusciva a trattenere l’emozione. Anthika sorrise: era contenta per sua figlia. Anthika si mise ai fornelli e cucinò per la figlia. Vedere Psiche felice rendeva felice anche lei. Intanto, al ballo, era un turbinìo di emozioni e colori. Lucy aveva portato i suoi genitori, Sir.Peter e Nausica stavano seduti con gli altri genitori. I genitori di Lucy volevano che si sposasse con Sullivan ma lei non l’amava. Muriel la guardó, poi prese il bicchiere con il vino dentro e bevve. Ecco una luce forte provenire dalla porta: era il possente Mi-kael, l’arcangelo. Le sue ali bianche. Comandante dell’esercito celeste. Aveva un’armatura color rosso. Tutti si inchinavano al cospetto dell’angelo. Diamond disse: “Mio re!”

“Taci, Diamond!” e gli tiro un pugnale che lo ferì sul viso.

“Inutili mezzosangue, inutili principi, lasciar morire un vostro fratello!!!”. Eden non disse nulla.

“Ambite tutti alla corona di spine, ma siete patetici.”

In Fondo, proprio all’angolo, c’era Lucifero che stava mangiando dell’uva. Paludi: “Caro fratello, ci sei mancato!”

Mi-kael impugnò la spada.

“Rilassati fratello, è una festa. Ti saluto.” Aprì le sue dodici ali nere e rosse e volò via.

“Da oggi comando io! E tu, Diamond, verrai esiliato insieme alla tua amante Cometa.” Tutti si girarono.

“Non puoi fare questo!” Arrivarono i cherubini che lo portarono via insieme a Cometa. Diamond gridò da lontano.

“Signori e signore, la festa continua. Poison, Mantello Rosso e la principessa erano su una montagna ad osservare l’accaduto. I genitori di Lucy erano spaventati, volevano che tornasse a casa. Ma lei non voleva. Suo padre, un uomo distinto: “E’ appena venuto il principe del male, Lucy.”

Lei non rispose, andò da Luce che aveva un abito rosa. Luce aveva un debole per la nuova arrivata: Sonja. “Che dici? Piacerò a Sonja?”

Lucy non rispose, guardò Muriel. I due si fissarono intensamente. Poi, ecco entrare Poison con le sue quattro leggende. “Caro Mi-kael, é da un po’ che non ti vedo.”

“Poison maledetto!!”

“Non sono stato invitato, quanto mi dispiace.”

Fece dormire tutti, tranne Lucy che si nascose sotto il tavolo. Poi prese la spada e affrontò Poison, ma lui usò l’arte illusoria e le fece credere che suoi genitori erano morti. Le pianse.

“Cosa vuoi, mezzosangue!” disse Mi-kael!”

“Io niente, divertirmi come gli altri. Ci vediamo, angelo.”

Lucy si riprese e andò ad abbracciare i suoi genitori. La festa finì e tutti tornarono a casa o alla base. Anthika guardava sua figlia che ballava. Qualcuno suonò alla porta. Anthika andò ad aprire. Era Eden. Psiche corse e gli saltò addosso: “Papá!” e lo riempì di baci. Lui fu contento tanto che sorrise. Avere una figlia un po’ lo stava cambiando e capì cosa suo padre aveva passato con Karna. Anthika preferì rimanere a casa con sua. Eden rimase a dormire con la sua famiglia.

Capitolo 8

È PROIBITO SCAVARE SU UNA TERRA MALEDETTA

Su venere era proibito fare qualche casa, mettersi in mostra con le ali, trasformarsi in draghi o Khiromere. Ma la cosa più severamente proibita era scavare nella terra maledetta. Eden tornò alla base e andò nella mensa a prendersi un caffè. Incontro Muriel e Gemma e i due si guardarono. Muriel disse: “Dobbiamo andare nella città del serpente.”

“Perché?”

“Il loro re è tiranno e tu lo sai.” Eden sospirò. Ecco entrare i cadetti. Lucy passò davanti a Muriel con il sorriso poi si sedette con John, Luce e Sophie. Muriel non fece nulla. Ecco arrivare, fresco di giornata, Daniel: “Ciao ragazzi!” I due si andarono a mettere seduti. Daniel rimase come uno stupido. Prese il caffè e si avvicinò a Eden: “Oggi Dulcius mi ha detto di andare nella città dei serpenti, ha avuto una premonizione.” Eden non disse nulla, si limitò a bere. Poi si preparano per il viaggio. Eden andò fuori all’albero rosso. Le foglie erano impregnate di sangue. Lui non capiva il perché le foglie perdessero sangue. Daniel disse “Non vieni?”

“No, ho molto lavoro da fare” Poi uscì. Daniel non lo capiva quel ragazzo. Intanto alla citta del serpente, Poison stava incendiando la città. Usando arco e frecce insieme alla sua squadra composta da: Teschio, un vampiro con il rossetto blu; Sagaride, di colore che cavalcava un leone d’oro; Sfinge, l’unica donna del gruppo, aveva quindici coltelli ed infine Fenice, capelli bianchi e rossetto nero. Questa era la sua squadra. Sfinge, accoltellò un passante. Si divertì molto nel farlo. Arrivo Teschio che con il coltellino prese una donna e la accoltellò poi le morse il collo e la buttò a terra. Sagaride sputò piccole palle di fango. Sfinge usò la spada di ghiaccio ed infilo un chiodo al soldato: significava che l’anima era intrappolata. La regina era furiosa tanto che usò la sua magia: fece venire un temporale. Ma Poison rispinse tutto con un soffio. Ecco arrivare la truppa su una carrozza. I cadetti scesero con delle spade in mano. Daniel sentì male all’occhio sinistro, tornò completamente nero. “Nero, fermati!”

“Perché sei venuto nella tana del lupo?” Sagaride e Fenice presero la loro regina, le legarono i polsi. Lei si dimenava.

“Ti presento, Daniel, nostra madre.”

Daniel si paralizzò. Guardò la maschera di Nero che non lasciava intravedere nulla. Poi cominciò a piangere.

“Tu dovevi amarci e volerci bene come fa una madre, invece ci hai bruciato al rogo come cani, hai ucciso la piccola Karna, perché?”

Rossa rispose: “Poverino, ti è mancata la mamma! A me non siete mancati, anzi, io non vi ho mai abbandonati, so che c’eravate ma non mi interessa.” Lucy sentì e le dispiaceva. Nero non disse nulla.

Daniel si trasformò nella Khiromera gemellare e attaccò la donna al collo, poi si nutrì dei suoi organi. Nessuno lo fermò, la trucidò. Poi Daniel tornò normale, la bocca sporca di sangue e anche le mani. Guardò Poison, poi Muriel. Daniel pianse, si alzò, prese il corpo e lo gettò nel mare rosso. “Era questo che mi volevi far vedere, Poison?”

“Hai fatto quello che ritenevi giusto!” poi insieme alla squadra andarono via. Dietro Daniel c’era Mi-kael l’arcangelo.

Lo guardò: “Mi dispiace Daniel per la tua situazione ma per il momento sei rimosso. Allenerai solo i cadetti ma non farai uscite con loro per quattro giorni.”

Daniel annuì. Salirono tutti sul carro e tornarono a casa. Il re della città del serpente pianse ma Teschio gli tagliò il collo, poi, se ne andò. Eden era con una pala, cominciò a scavare. Vicino a lui c’era Idra: “Padrone, non credo sia saggio!”

“La città dei miei stivali, perfetta!”

Cominciò a scavare. Trovò donne sveglie che parlavano, dicevano: “do, re, mi, fa, sol, la, si, do.” Cantavano. Eden non capiva che ci facessero dei corpi umani sotto terra. Richiuse tutto. Nel frattempo Anthika preparava sua figlia e mentre lo faceva piangeva: “Mamma perché piangi?”

“La mamma ti deve portare in un posto sicuro.”

La bambina l’abbracciò e poi le asciugò le lacrime. Mamma, non mi dimenticherò mai di te e papà, ti voglio bene. “Ecco entrare Muriel che la prese e la portò via per sempre lontano da tutti e da Immoderatus Lux. La bambina si girò verso la madre e le sorrise. Anthika scoppiò a piangere. Poi, la porta si chiuse. Anthika andó nella base e vide Daniel con le mani sporche di sangue. Eden Disse: ”Non fare domande!”

Anthika non disse nulla. Mi-kael lo portò nella sua stanza e chiuse a chiave. Daniel si sedette a terra. Vide le sue mani. Tremava. Andò al bagno a lavarsi il sangue. Mentre lo faceva ripensava a Daniel da piccolo che giocava con suo fratello e sua madre che faceva il bucato e sorrideva.

“Ragazzi, non giocate così! Vi fate male.”

Daniel era sempre stato un bambino allegro e quelle giornate erano belle per lui.

Capitolo 9

DANIEL

Daniel si guardò alla specchio e una mano gli afferrò il collo: era Rossa. “Maledetto tu sia!”

Poi Daniel strappò la mano dal collo. Addio ai bei ricordi, addio ai bei sorrisi, addio a quella vita fatta di sogni e speranza. Nostro padre che giocava con noi e nostra sorella Karna. Era tutto falso come un Castello di sabbia. Daniel guardò il cielo e pianse. Quando la memoria lo riportò lì a quel giorno: a quando erano piccoli loro, Daniel e Nero e si misero a guardare il cielo di Plutone mentre la mamma era con papà e si sentiva ridere. Lui le insegnò a ballare ma lei non era capace, poi si baciarono. Sì, dei bei ricordi che spariscono come la nebbia. Il sangue dalla mano non si toglieva. Lucy aprì la porta e trovò Daniel seduto a terra. Lucy gli prese le mani. Lui la guardò poi la bacio in bocca, si alzarono e finirono al letto. Daniel vedeva tutto nero, metaforicamente parlando, e i due fecero l’amore in modo spinto tanto che a Lucy gli fece male. La mattina seguente Lucy si svegliò nel suo letto con lividi sul braccio e sul collo e quando si alzò cadde per il dolore alle parti intime. Tutti stavano giù a fare colazione. John disse: “dov’è Lucy?”

Sophie rispose: “A dormire.”

Daniel scese giù. Eden lo guardò in faccia e disse: “Cosa hai fatto? La tua faccia é uno schifo?”

Lui prese il latte e non rispose. Andò a mettersi seduto. Ecco venire Lucy che zoppicava. Luce le andò incontro: “Che è successo?”

“Niente!” Sophie le prese il braccio e a lei fece male, poi Luce vide il livido: “Ma cos’è successo?”

Lucy si alzò, andò fuori e scoppio a piangere. Lulibi si avvicinò e Lucy lo abbracciò. Lucy capì che non era amore. Daniel era fuori. Lucy si alzò, corse da Daniel e gli diede uno schiaffo: “Mi hai massacrata. Ieri ero venuta per starti vicino e tu mi hai violentata. Sei come Poison! Muriel e Gemma guardarono Daniel come per dire: “ma sei impazzito?.” Daniel scoppiò in una risata sadica. Eden sentì tutto. Il suo udito era forte. Leggeva nella mente e disse: “Daniel, mi senti?“

“Sì, ti sento. Smettila! Lo so che soffri, posso capirti.”

“Eccome! Mica sei mio fratello o mio padre. Il dolore che porto è forte, fa male al cuore Eden. E ora esci dalla mia testa!”

Muriel chiese a Daniel cosa avesse fatto e gli diede un pugno in faccia, ma lui rideva sempre come se provasse piacere. Gemma cercò di fermarlo e intervenne Eden. Daniel disse: “Vai nella tua stanza per favore e tu Lucy vai a farti controllare da una infermiera”. Lucy stava con Gemma. Lei usò dei tamponi poi medicò i lividi: “Mi dispiace per quello che ha fatto Daniel: all’inizio mi ha solo baciato, dopo mi ha fatto male.”

Gemma rispose: “Daniel non è cattivo. Sta passando un brutto momento che tu non puoi capire!” Gemma si tolse i guanti in lattice e uscì. Lucifero era infuriato per aver perso sua figlia Dinah e se la prese con Kernel: “Ha fatto la spia e questo mi piace. E’ una cattiveria ma comunque ti devo punire, dieci frustate!”

“Padre, no! …” Izabeel guardò fuori: c’era il fuoco e la lava: “Lucifero, mi manca mia figlia”. Lui l’abbracciò e non disse nulla. Intanto Daniel andò da Eden.

“Noi siamo khiromere, cioè veggenti e io non vedo niente?!!!”

“Ci sono tipi di chiaroveggenza non sono tutti uguali, Daniel“.

“Voglio vedere te!”

Eden si tolse gli occhiali che usava solo per leggere e scrivere. “Va bene!”. Gli diede la mano, Daniel la prese, poi chiuse gli occhi e vide tutto nero sfocato. Ecco arrivare Poison: “E tu che ci fai nella mente di Eden?”

“Eden ci pensa sempre a me! Sono il suo chiodo fisso, come del resto tutti qua, cosa cerchi fratello?”

“Vendetta per Karna, nostra sorella?”

“L’hai avuta mi sembra!”

“Non abbastanza. Dov’è nostro padre? Ora capisco cosa provi: odio, e lo provo anch’io”.

“Torna alla base. Qua non troverai niente, solo ricordi sfocati e frammenti di parole”.

Daniel si svegliò all’improvviso, Eden si rimise gli occhiali.

“Quindi, che hai risolto?”

“Devo cercare mio padre …”

“Mi sembra giusto”.

Daniel prese e uscì. Idra comparve: “Maestro, che dobbiamo fare?”

“E’ cambiato molto cercare di non trasformarsi in me”.

Ecco comparire Poison: alla base fuori pioveva, aveva una spada. Daniel uscì e lo affrontò. Lui si era portato la sua truppa: le Leggende, mantello Rosso e la principessa. La principessa combattè contro Lucy: la colpì con un pugnale alla schiena ma mantello rosso si trasformò in un lupo rosso e attacco la principessa difendendo Lucy. Lei non capì ma accarezzò il lupo. Poison prese in ostaggio Pete. Daniel gridò: “Fermati, fratello Nero!”

“No” e gli tagliò la testa. Luce gridò e pianse. Lucy corse da Lucy e la strinse a sé. Anthika uscì e vide la scena, poi comparve una nube misteriosa che prese Anthika: era Immoderatus Lux. Anthika gridó e Poison cerco di prenderla ma non ci riuscì e lei scomparve. Sophie era dietro l’albero e vide tutto. Poi Poison fece un grido talmente forte che sobbalzarono in aria. Luce fu trafitta da un ramo. Lucy era a terra, Blaze aveva sbattuto la testa sulla roccia, John era finito sul tetto e Daniel si era aggrappato infilzando la sua lancia a terra. Poi finì tutto. Poison se ne andò. Lucy si alzò, aveva i vetri sui capelli e il braccio tagliato. Andò subito da Luce che piangeva per il dolore. “Luce mi senti?! Ti prego, parlami!”.

“Ciao, mi fa male”. Daniel accorse e insieme a Muriel la presero e la portarono dentro. La dottoressa Cassandra la visitò subito. Gemma fasciò le ferite a Lucy ma lo fece con fastidio e irritazione. Lucy se ne accorse: “Ti chiedo scusa se mi sono permessa di baciare il tuo Daniel”

“Non è il mio ragazzo. Ho fatto, puoi andare. Il prossimo?”

Lucy uscì dalla stanza degli infermieri. Incontrò Blaze: aveva una mano bucata. Poison dall’alto di una collina si tolse la maschera, si girò e disse alla sua squadra: “Devono morire tutti!”.

Mantello rosso rispose: “Tutti capo? Cosa gli hanno fatto questi ragazzi?”

“Osi disubbidire?”

“Sì, mio re. Anch’io ho una persona speciale. Non voglio perderla.”

Eden si girò e lo guardò con gli occhi bianchi con il contorno nero.

“Bene! Portala via da lì”.

Capitolo 10

LE ANCELLE DEL SOLE

Anthika si svegliò dal suo letto e si trovò a casa. Sentì le ancelle del sole cantare. Scese giù e vide le tredici ancelle tutte nude, solo con una maschera d’oro. Vicino a loro avevano i doni. Polmoni, cuore, fegato in miscela con l’incenso. Arrivò Lucifero con una coppa di vino rosso. Poi una ancella si tolse la maschera. Era Rossa, aveva il volto sfregiato. Anthika la guardò ma non capiva. “Indovina figlia mia?” disse Lucifero.

“Cosa padre?”

“Dinah è qui ed è una ancella proprio come Rossa. La loro anima è finita nel mare nero delle stelle. Ecco arrivare un’altra ancella tutta colorata d’oro, sempre nuda. Si tolse la maschera: era Dinah, sua sorella. Fece un sorriso e baciò ‘nostro padre’ in bocca. Anche Rossa lo baciò in bocca.

“Allora, che dici, Anthika?”

“Sei un depravato e un pervertito, un miserabile, un essere meschino.”

Suo padre le diede uno schiaffo così forte che Anthika sputò sangue. Ecco arrivare Izabeel, le diede uno schiaffo anche lei. “Vi siete messi d’accordo?” disse Anthika.

“Avere una figlia e nasconderla è da vigliacchi.”

“Mia figlia non si tocca madre. Mi dispiace per te.”

“Dov’è tua figlia?”

“In un Posto dove tu e Lucifero non la troverete.”

Lucifero si mise in mezzo: “Va bene, finiamola qua! Athinka, io ti voglio bene. Ora vai nella tua stanza e restaci.” Ecco entrare Kernel. Anthika disse: “Esci dalla mia stanza!!!”

“Ti ho portato un po’ di frutta.”

Anthika non rispose, si mise alla finestra a guardare il fuoco.

“Perdonami sorella, non dovevo fare la spia. Io ti voglio bene.” Arrivò Dinah.”

“Bel modo di dimostrare l’amore. L’hai fatta uccidere.”

“Mi pento e la rivoglio con me!”

“Che sentimentale che sei Kernel per essere un umano.”

“Sono nato sul pianeta di Urano, sono nobile di origine.”

“Aiutami ad avere Dinah.”

“Esci da qui!”

Lui prese e uscì. Aprì la porta e la chiuse dietro di sé. Anthika chiuse gli occhi e parlò alla mente di Eden.

“Eden, mi senti?”

“Sì”

“Mio padre ha sigillato il sole: non si può nè entrare nè uscire! Aiutami a sfuggire. Ha fatto diventare Dinah la sua amante.”

“Troverò un modo”. Un’ancella venne a prendere Anthika e Rossa con abito blu e rossetto blu. Condusse Anthika a cena. C’è tanta gente: Tamael, belial Caino ed altri…. Tutti riuniti per una cena. Calici alti pieni di sangue brindarono non sa a chi ma di certo non era una bella persona. Izaeebel stava bevendo del vino. Kernel guardò Dinah: aveva il rossetto nero e un abito nero…le unghie dorate. Era tutto così finto. Anthika deglutì: “Padre, non mi sento bene!”

“Cos’hai?” chiese mentre mangiava.

“Dolori allo stomaco!”

“Non m’importa, devi restare”

Anthika prese un bicchiere d’acqua. Tutti ridevano, scherzavano. Anthika sudava freddo. Poi si alzò: “Desidero lasciare la sala!” Tamael la guardò. Era un tipo strano Tamael ma i suoi occhi guardavano sempre Rossa, come se la conoscesse.

“Va bene, puoi andare!”

Anthika si alzò, diede un bacio a suo padre in guancia, poi si ritirò. Poison trovò nella stella del mattino una chiave a forma di stella. Lo spolverò, poi si mise la maschera e aprì le ali e andò nel sole. Prese l’oggetto antico e aprì un varco. Entrò. C’era puzza di zolfo, si sentivano urla e lamenti. Poison camminava sulla terra rossa e incontrò sua madre. In mano aveva una frusta: “Ciao Nero, mamma è tornata.”

“Tu sei una pazza!”

“Cosa vuoi fare Poison, uccidermi di nuovo?”

“No, ti ignoro!!!”

“Cosa?”

“Per me non sei mai stata una madre. Addio.”

Poison se ne andò. Lei si infuriò e gridò. Poison continuò a camminare. Tirava vento caldo. Quando arrivò a destinazione, vedeva la stanza di Anthika. Aprì il cancello e incontrò Tamael. Poison lesse nella sua mente e disse: ”Un tempo eri Irabel”.

“Che fai? Leggi nella mia mente, Nero? In realtà ho molti nomi, quello che vi ha fatto vostra madre è stato terribile. E la piccola Karna.”

“Cosa vuoi Tamael? O dovrei chiamarti Hannibal? Ciao padre, anche tu sei finito qua? Il Castello celeste non vi voleva?”

“Simpatico Nero!”

“Non voglio combattere con te, con mio padre.”

“Come hai fatto a capirlo?”

“Il tuo sguardo era sempre verso il cielo e non ci hai mai fatto del male. Nostalgia per il tuo mondo!”

“Mi mancate, Karna.”

“Karna è nel castello celeste, passa oltre padre!”

Poison andò via volando. Raggiunse il cancello e vide la finestra di Anthika. Ma si presentò Immoderstus Lux.

In mano avevo una lancia: “Cosa sei venuto a fare mezzosangue?”

“A riprendermi Anthika.”

“Dovrai passare sul mio cadavere”.

I due si affrontano a colpi di ascia e coltello ma nessuno si fece male. Poison si alzò in volo. Poi Immoderatus Lux divenne Lucifero: pelle grigiastra, occhi rossi. Sputò fuoco. Poison, con la mano, fece comparire il vento. Poi Lucifero lo prese, gli strappò la maschera e lo prese a pugni fino a ridurlo in fin di vita!. Anthika fermò suo padre con la falce. Anthika aveva le ali e le corna. Suo padre la guardò: “Figlia mia!”

Gli occhi di Anthika erano rossi e gialli. Poison scoppiò a ridere. La sua faccia era piena di sangue, tanto che lo sputò, poi si alzò. Anthika prese le mani di Poison.

“Addio padre!”

E volarono via. andarono su Mercurio. Pioveva. La pioggia puliva il sangue. Faceva freddo. Anthika prese un fazzoletto e gli pulì la faccia. Poi Poison la porto sul pianeta Venere dove stavano tutti. La baciò in bocca, poi la lasciò.

Capitolo 11

URIEL

Le ancelle della luna cantavano per gli angeli vestite di celeste e bianco. I loro occhi erano blu fosforescente, ma belle! Un tempo Izabeel faceva parte del coro ora non più. Cantavano le lodi insieme a serafini dai mille occhi. A Mika-el non piaceva quello che stava succedendo e provó a parlare a Dulcius.

“Se qui non si danno una calmata ci sarà un altra guerra, per una donna.”

“Ti correggo, per Anthika la figlia del plurimo nemico Lucifero, suo fratello.”

“Sono stufo di queste guerre.” Intanto, le ancelle della luna portarono loro i doni: frutta in abbondanza. Raphael prese una fragola mentre Gabriel meditava. Poi disse: “Dobbiamo stare vigili!”.

Mika-el lo guardò: “A proposito di vigili, chissà Diamond cosa starà facendo. Diamond stava con le catene rinchiuso dentro una lastra di ghiaccio. Arrivarono volando Gabriel e Mika-el:

“Diamond, come stai?”

Il ghiaccio si sciolse e Diamond guardò male l’angelo.

“Come vuoi che sto!!! Mi hai sigillato qua, liberami?”

Mika-el rispose “A un patto: che mi lasci comandare”

“Tutto quello che vuoi, ma lasciami uscire!”

L’arcangelo schioccò le dita e fu libero, insieme a Cometa. Insieme andarono sulla luna dove incontrarono il loro antenato Uriel lì davanti con la spada fiammeggiante e un’armatura d’oro. Amava apparire. Diamond si inchinò subito:

“Maestro! Padre!”

“Calmo! Non sono così vecchio. Ho saputo cosa è successo. Dobbiamo combattere?”

Gabriel rispose: “Ho un’idea migliore: parliamo a Lucifero e spieghiamo la situazione.”

Zerachiel scoppio a ridere insieme a Raguel: “Bella idea!”, disse. Raguel era scettico. Mika-el disse: “Ci penso io, gli parlerò”.

Lucifero era a terra disperato, furioso. Uriel e Mika-el andarono giù, nel sole.

“Fratello, ti vedo sofferente”, disse Uriel. Lucifero lo attaccò, ma Mika-el solo con un dito lo allontanò: “Stai al tuo posto, bestia!”

La bestia si dimenava e dalla bocca uscì il catrame: “L’unica figlia che ho non la ucciderò di nuovo. E’ tutto per me. Uriel gli fece vedere una siringa: “Dentro c’è un medicinale che la farà dormire per un po’. Tu devi solo iniettarlo. Ci stai?”

Lui li guardò: “Ci sto!”

“Tieni. A Poison pensiamo noi”.

Lucifero aprì le ali giganti e volò via. Uriel disse: “Sarà una buona idea?”

“Non lo so fratello, vediamo come si svolge la storia.”

Videro Irabel.

“Salve. Padre, come vedi sono vivo e non ti permetterò di far del male a mio figlio!!”

“Nessuno gli farà del male. Orama, togliti dalla nostra traiettoria”, disse Uriel. Eden stava parlando con Gemma e Daniel lo guardó. Non la convinse la visione che aveva visto. Qualcosa le diceva che Eden era Nero, ma come smascherarlo? Pensò… Anthika era la chiave. Andò giù in mensa e la vide lì. Bella! A parlare con Luce e Lucy, poi si imbattè per sbaglio in Eden ed ebbe una visione di uno che cercava di strangolare. E di Poison con Idra su una montagna che dicevano: “Ammazzali tutti!!!”. La visione fini. Daniel gli puntò la spada alla gola: “Vero Nero, volevi ucciderci tutti?”

“Ma di cosa parli Daniel? Sei impazzito?!!!”

“No fratellino, tu sei Poison”. Tutti in mensa si agitarono. Lucy guardò Eden e poi Daniel. Muriel aveva il caffè in mano che gli cadde. “Ovviamente Muriel è Mantello Rosso e Gemma la principessa. Dimmi chi manca, Poison”.

Eden si girò e rispose: “Nessuno, fratello”. Gli tolse la spada dal suo collo. Poi, fermò il tempo: “Parliamo fratello, cosa vuoi da me!!?”

“Perché, ti abbiamo fatto qualcosa?”

“Tu non sai l’odio che porto dentro per quello che ha fatto nostra madre. Mi ha reso quello che sono, un assassino!”

“Da bambino eri timido e sensibile”

Poi il tempo ricominciò a scorrere. Daniel si girò e Nero non c’era più. Neanche Muriel e Gemma. Daniel uscì fuori e lo vide sulla montagna. Aveva gli occhi neri e bianchi. Daniel da lontano disse: “Fratello!!!”.

Capitolo 12

POISON

Anthika toccava delicatamente l’acqua del mare delle anime e gettava i fiori colorati. Tornò in mensa e vide fuori delle grandi ali. Ecco scendere suo padre: “Tu che ci fai qui? Torna a casa!”

“No, mai voglio essere libera”. Anthika si trasformò nell’angelo della falce e sfidò suo padre a colpi di lama. I cadetti uscirono fuori: erano tutti impauriti. La battaglia continuava in cielo. Le ali di Anthika erano lame. Poi, un pugnale la colpì sul cuore. Lei cadde a terra con il sangue che sgorgava dal petto. Lucifero la prese e la portò via. I cadetti rimasero senza parole. Anthika si risvegliò sul suo letto. Sua madre era lì e anche suo padre. “Ho fatto una maledizione a Tusma, figlia”

“Cosa!!?”

“La maledizione consiste nel fatto che la piccola non crescerà mai, rimarrà piccola.”

Gli occhi di Anthika divennero lucidi e scesero le lacrima di sangue, poi urlò: “No, no….. no! Perché colpire lei, sei cattivo!”

“Riposa.”

Anthika andò a vomitare sangue, era di nuovo incinta. Si pulì il sangue dalla bocca, si alzò e uscì dalla stanza. Sua madre la buttò dalle scale, poi, le disse: “Sei di nuovo incinta, lo sento nell’aria.” Con le mani fece una magia che le uccise il feto. Anthika pianse: “No!”

Poi, venne lasciata lì, a terra, in lacrime. Si alzò con fatica e vide Dinah che la guardava. Dinah pianse ma poi andò via. Anthika cercò di scappare e ci riuscì. Poison la venne a prendere. Le diede una mano e la portò via. Andarono sul pianeta di Plutone. Anthika stava ferma, fissava il vuoto. Poison la vide triste e le raccontò tutto: “Nostra figlia, nostro figlio, non c’è speranza in questo mondo!”

Lui le diede un bacio in fronte: “Riusciremo ad essere felici in questo mondo di guerra.” Lei lo baciò con le lacrime. Lucifero gridò per tutto il sole. Mika-el disse: “Ci è sfuggito! Maledizione! Dobbiamo cercare dappertutto.”

Daniel mise al sicuro i cadetti. Lucy parlò: “Mi dispiace di averti detto quelle parole”. Lui la guardò, poi l’abbraccio. Lucy divenne rossa. “Ora vai nella tua stanza.”

“Fratello, eccomi!”

“Nero cosa vuoi, vendetta? Qua non la troverai!”

“No, infatti, trovo solo mio fratello che vuole difendere tutti.”

Poison gli tirò un coltello ma Daniel lo afferrò con le mani e glielo rilanciò ferendolo sul viso. “Vattene Nero! Qui sei solo un fantasma e basta, ma sappi che io ti voglio bene e non ti abbandonerò mai”.

Nero pianse lacrime di sangue, poi urlò “Stai zitto! Lo hai fatto lasciandomi in quell’inferno di orfanotrofio!!!”

“Sono venuto a cercarti fratello, ma non c’eri più. Uccidimi se è questo che vuoi!” Si avvicinò, lo guardò in faccia: “No, non ti ucciderò perché ti amo. Noi siamo uguali”.

Prese e se ne andò volando via. Andò nel sole ad affrontare Izabeel. La trovò sul trono con un abito verde e i capelli raccolti. “Strega!” disse Nero.

“Cosa vuoi?”

“Ucciderti per quello che hai fatto a tua figlia, preparati!”

Si trasformò in una khiromera e attaccò. Lei si difese con la magia del fuoco, ma lui la sbranò poi si trasformò. Aveva il sangue sparso per la faccia. Arrivò Lucifero con Anthika: “Nero!?”

“Anthika, ti ha trovata la bestia”

Lucifero vide il corpo morente del sua spogsa e si arrabbiò. Prese la siringa e gliela conficcò al collo: “Cosa mi hai fatto. Irabel e Mika-el arrivarono e videro Poison barcollare: “Maledetto!!!”

Poi cadde. Anthika pianse. Mika-el le diede una rosa bianca: “Quando la rosa diventerà nera, Nero si sarà svegliato. “Lo presero e lo portarono via. Lo portarono in esilio, lo misero su una barca e gli misero le catene d’oro. Daniel vide tutto con il suo occhio nero e pianse. Nei giorni seguenti Daniel si rifiutò di allenare i cadetti. Era in lutto. Andò alla tomba di Karna e si avvicinò Irabel: “Figlio mio!”

“Che ci fai qui?”

“Voglio restare e proteggere come non ho fatto quando eravate piccoli.”

“Fai come vuoi “ aprì le ali… e se ne andò.