Marie Trintignant e Krisztina Rády, un filo invisibile le legò con amore tossico

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Marie Trintignant e Krisztina Rády, un filo invisibile le legò con amore tossico. Camminando in questo tempo slabbrato ieri 25 Novembre, i social in massa si sono ricordati la violenza sulle donne, omaggi floreali, scarpette rosse, occhi neri.

Io continuo a camminare tra gli scatoloni dove finiscono le donne insanguinate. Lei era bella, cavolo se era bella, anche brava, un mito per la mia generazione. Una donna che non ha conosciuto il lieto fine del “vissero felici e contenti. Marie Trintignant figlia di arte, giovanissima entra nello schermo. Interpreta ruoli di personaggi estremi e controversi, come se nello schermo stesse scrivendo metaforicamente il suo finale. In Italia conquista uno spazio nella Famiglia di Scola e fu candidata più volte all’Oscar francese. Ma non è popolare solo sul set, è infatti impegnata anche in belle battaglie civili, a sostegno dei più deboli. Quattro figli, tre matrimoni naufragati, una continua perenne ricerca dell’amore, un amore che forse la spingeva a dimenticarsi di lei.

Siamo nell’estate del 2003: Marie Trintignant è impegnata nel film Colette, la scrittrice, diretto dalla madre.

Accanto a lei ci sta un nuovo compagno Bertrand Cantant, leader dei Noir Désir. Una storia complicata, una relazione difficile, continue litigate. Oggi “la letteratura della psicologia” le chiama relazioni tossiche. I meandri sono intricati. Una notte d’estate, il 23 luglio in una suite d’albergo l’ennesima litigata, quella fatale. La massacra di botte, lei morirà il 1 agosto. Al suo funerale tutti vestiti di bianco, il suo colore preferito, ad ucciderla “l’amore”, quello che lei cercava. 41 anni. Lui è più giovane, è un idolo dei giovani alternativi, impegnato anche lui nelle battaglie civili. Nel 2002 il successo con Manu Chao, un altro idolo.

Si separa dalla moglie Krisztina Rády, un altro scatolone doloroso.

La ricostruzione dei fatti: lui ubriaco, un messaggino di un ex marito, 19 pugni sul volto ed uno sulla testa e poi si addormenta. Chiede perdono ai genitori di lei, non concesso. I fans perplessi. Condannato a 8 anni per omicidio colposo, nel 2007 esce per buona condotta, la madre di Maria si oppone con tutte le sue forze. Cantant riunisce il gruppo, incide un nuovo disco, ma i suoi fans non lo sostengono più. Torna a vivere con l’ex moglie Kristina Rady, che lo ha sempre difeso, che lui non era capace di fare del male a nessuno, insieme hanno avuto due figli. 10 GENNAIO 2010 Krisztina Rády chiama i genitori, poiché non sono in casa, lascia un messaggio alla segreteria. La vita è un calvario di sofferenza, “ieri mi ha lanciato qualcosa e ho rischiato di perdere un dente. Il mio gomito è tumefatto. Bertrand è pazzo. Spero possiate sentire ancora la mia voce”.

I due figli rientrando la trovano impiccata: lui dorme.

I parenti di lei l’accusano. La magistratura si è trattato di suicidio. Due scatoloni di articoli, due donne morte, due donne legate dallo stesso filo invisibile, rivali, forse nemiche, si sono ritrovate nell’appuntamento con la morte. I due nomi Marie e Kristina viaggiano insieme, cercando gli articoli dell’una si parla dell’altra e viceversa. Uno scatolone amaro, l’assassino che non bussa, perché ha le chiavi di casa, l’assassino che non è solo quello violento del sottoproletariato. L’assassino che torna sulla scena del delitto “innocente” del delitto di chi “viene ricordata come morte violenta contro se stessa”. Le donne possono essere uccise in tanti modi, anche spingendole al suicidio. Fiumi di parole, tanta retorica il giorno del 25 novembre, poi tanta solitudine che urla in silenzio, progetti, iniziative, ma quella “materia educazione sentimentale” non approda mai.


Marie Trintignant e Krisztina Rády, un filo invisibile le legò con amore tossico