Pestilenza


Dai lascia perdere
che non è la stessa cosa
un tempo qui ci scambiavamo bicchieri di Viognier ghiacciato
adesso confetti da 7,62 mm
un tempo qui radevamo al suolo le nostre logiche d’accoppiamento
ricordi?

Tutto quel pavoneggiarsi da insulsi
quando l’unico obiettivo era la bramosia carnale
mentre adesso banchettiamo col terrore
e stuzzichini di vera pancetta umana
e calici di sangue appena spillato
sui carri armati del nostro rinascimento culturale
ci cresce il muschio
come quei vecchi cannoni tedeschi dissotterrati e piazzati nei musei
figurati
durante la seconda guerra mondiale facevano la loro figura
come no
specie quando sdraiavano quella pustolante razza
che rappresenta oggi il genere umano
ma non c’è bisogno di arrabbiarsi
nonostante il magone e l’incertezza del vivere
nonostante le piaghe del sistema
la povertà culturale e tutto il resto
io continuo ancora ad immaginarti nelle lenzuola profumate di ammorbidente
anche se intorno a noi
schizzano vetri affilati come la mia lingua di ignoranza certificata
anche se intorno a noi
un tizio si trascina sopra un sudario di feci
per ricongiungersi alla sua gamba sganciata da tutto il resto del corpo
e certo fa ridere
guardare quell’arto zampillare la vita fuori a fiotti
come quella volta che bucasti una lattina di birra col coltello
per berla dal fondo
con tutta la schiuma che schizzava via dal foro d’entrata
perché in fondo
ti amo lo stesso
considerando l’orrore che ci circonda
e la paura
di non doverti dire addio
o viceversa
quel giorno fatidico in cui scadremo come yogurt


Pestilenza

Poesia di Rosco Coltrane