Sardine dalla De Filippi

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Inutili monologhi cercando di impietosire gli spettatori con il racconto del bambino trovato in mare con la pagella in tasca. Bisogna ricordarsi che con dispiacere per il bimbo morto, che la sua morte in mare risale al 2015 quando tutti i nostri porti erano aperti accogliendo più di 80,000 clandestini. Quindi, di cosa parlano le sardine?

Naturalmente non sono mancati i riferimenti alla generazione “gender-sensibile” alludendo alla paura di sentirsi diverso; sembrava proprio l’invito ad esprimersi a tutti i costi quello che in fondo la maggioranza della società non ha.

Paura nell’immaginario collettivo dei “gender fluid”?

Poi, ci sono stati altri riferimenti a Greta Thunberg per esempio, la paladina di tendenza di questo momento, figura che società più matura ha superato non appena sono emersi, dietro questa candida figura, gli zampini di tanti marionettisti e strateghi economici.

E ancora, durante la serata, c’è stato il dito invisibile sull’accoglienza e lo sconfiggere la paura del migrante. Non si è parlato però della paura generata nei quartieri dove popolano clandestini dediti allo spaccio, né hanno fatto riferimento al caso che ormai certe zone sono solo terra loro e che sono incontrollati da uno Stato incapace, paradossalmente però solo capaci ad accoglierli e poi lasciarli allo sbando.

L’ignoranza delle sardine dimostra che potrebbero essere pilotate dalla sinistra e dalla casta gender.

Oppure, nella peggior ipotesi, pensano davvero quello che dicono. Bisogna sconfiggere la paura? Bene, una sera di queste, andate in uno dei ghetti dove ci sono i clandestini e poi fatemi sapere se ritornerete a casa illesi. Incredibile che siamo arrivati a questo punto, accogliere persone senza un controllo e poi lasciargli il paese sotto il loro dominio mentre questi ragazzi, in prima serata, davanti a milioni di spettatori ti dicono di scacciare le paure.

La loro ignoranza o la loro collusione con poteri forti non gli fa esprimere la verità.

I migranti non si salvano accogliendoli, in quanto a furia di accogliere si manda il paese al collasso, come sta accadendo in Grecia.

Viene da senso che prima o poi si esplode, sia per il numero e sia perché questi non si integrano, e viene per senso pensare che lasciandoli allo sbaraglio andranno a delinquere.

Nessuno dice che fino a che questi paese continueranno la loro politica di guerra tra di loro, fino a che la religione sarà motivo di contrasti, fino a che l’Africa sarà terra di speculazione, non si avrà fine alle loro condizioni. Purtroppo l’interesse che c’è in questi territori è più importante delle condizioni di vita dei loro cittadini. E’ chiaro che i grandi poteri si lavano la faccia facendo finta che accogliendoli si risolva la loro situazione, mentre invece è solo business, guadagnato sulle spalle dell’Italia, un paese certo di andare in malora dove si vedranno città nel degrado soprattutto nelle periferie.

Queste sono sinistra sardine: un’ideologia insensata che vuole sembrare parte di quel popolo aperto all’amore, mentre invece fanno il gioco dei poteri forti e speculatori. Mi meraviglio della De Filippi che ha voluto portare nella sua trasmissione un messaggio patetico da strappa lacrime con il dito puntato a far sentire in colpa gli ascoltatori, per inneggiare a cosa? A liberarsi delle paure del diverso?

Ma quale diverso?

Questo è stato il loro messaggio, ma come già detto, la soluzione sta a monte: liberare l’Africa dagli speculatori e fare sviluppare la propria economia in piena autonomia in terra africana. Ma purtroppo è utopia, meglio che gli speculatori diventino sempre più ricchi e il popolo sempre più povero anche a causa di queste accoglienze incontrollate in un paese che sarà sempre più degradato con i potenti arroccati nelle loro fortezze. Prima o poi il cerchio si stringerà anche su di loro, arriverà il momento che non riusciranno più a controllare questa massa di etnie sparse per l’Europa incapace di reagire, se non d’insegnarci come sostituire il nostro cibo con gl’insetti.

 Sardine dalla De Filippi di Nico Colani

 ELABORA . PENSIERI: http://elaborapensieri.altervista.org

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Nico Colani nativo di Genova. Si diploma elettricista e in elettronica ed in seguito la sua passione per il digitale lo vede applicarsi da autodidatta in informatica e sviluppo web, poi è titolare per vari anni di una piccola impresa di trasporti. Nico assiste al fiorire di periodi di grande boom industriale ed economico per l’Italia partecipando anche a varie attività sindacali per la tutela dei diritti lavoratori. Eterno pensatore e provocatore, Nico Colani si è sempre impegnato, attraverso vari mezzi di comunicazione come il suo blog decennale di satira “Guanot” e più recentemente con “Il Macigno” ad individuare i grandi paradossi sociali nella vita contemporanea fino ad estrapolarne le sue dissonanze. Il suo è non solo un invito a meditare, ma a sollecitare pareri al fine di aiutare la propria società a ristabilire gli equilibri sociali, culturali ed economici persi nei cambiamenti generazionali dove si è scelto di crescere e maturare senza consapevolezza storica e culturale del proprio paese di origine. Il suo motto è sempre stato “Ruit Hora”, ovvero “Il Tempo Fugge”. Isabella Montwright