Sprazzi di vita
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Era un afoso pomeriggio di metà luglio, la stazione era affollata più che mai, il frastuono delle voci che mi circondavano ormai erano solo un sottofondo per i miei pensieri. In attesa della partenza il tempo si era fermato, lasciandomi in una solitudine che faceva paura persino a me stessa, sentivo il calore del sole che invece di scaldare, mi raggelava ad ogni passo.
Mi muovevo tra la folla, non scorgendo quasi nessuno, mirando solo il vagone che mi era stato assegnato.
Feci un lungo respiro, ma mi mancò l’aria, sono dentro..
Dopo pochi istanti eccolo lì, mi attardavo a crederlo reale, il suono del treno ..
Dinnanzi a me, la solita scena.
Mentre il mio sguardo si poggiava delicatamente su quello di mio papà, cercavo di cogliere gli ultimi istanti vicini. Con la mano poggiata sul freddo vetro che mi divideva di qualche metro da lui, sentivo gelide lacrime che rigavano le guance, come lame..
Mi voltai, come se vedendole potessi ferirlo, ma sgorgavano senza fermarsi, come un fiume in piena. Mi feci coraggio, lo guardai..
Nel cuore un vuoto, come se un vortice avesse portato via tutto.
I suoi occhi verdi e quello sguardo che mi dice ‘’a presto’’ un emozione inspiegabile..
La sua mano che si accennava ad alzarsi, con un gesto innocuo, quasi triste..
So che anche anche il suo cuore era sul punto di spezzarsi, o forse il suo era stato frantumato molti anni prima, ma non lo dava a vedere, ormai era passato troppo tempo, troppo abituati a quelle sensazioni. Sento il treno partire, i miei singhiozzi soffocati e un accenno di sorriso, vado via.
Tra i colori raggianti della tundra, giallo, verde, rosso..
Tornavo nel posto in cui vivo, dove ormai appartiene il mio cuore.
Ma lasciavo alle spalle la mia terra, e parte dell’anima.