Strage di cani randagi vergognosa in Marocco. La denuncia arriva dagli educatori cinofili italiani che da quattro anni aiutano l’associazione animalista Le coeur sur la patte di Taghazout, un piccolo villaggio di pescatori a pochi chilometri da Agadir. “A Taghazout da lunedì non c’è più nessun cane. Uomini armati e gendarmi sono arrivati di notte con dei camioncini. Hanno pagato ragazzini per sapere dove si nascondevano i cani. Ne hanno poi uccisi a decine fucilandoli o acciuffandoli con delle reti e trasportandoli per ucciderli da un’altra parte”. Lo spiega a Ilfattoquotidiano.it, Lorenzo Niccolini, istruttore cinofilo formatosi alla SIUA di Bologna.
La mattanza corrisponde all’arrivo dei funzionari della FIFA che dovranno ispezionare per una settimana la provincia di Agadir. L’obiettivo è capire se il Marocco può battere la triade Stati Uniti/Messico/Canada nella corsa ai Mondiali 2026. Così come nell’attesa degli Europei a Kiev nel 2012 si sono fatte fuori decine di migliaia di cani in pochi mesi, anche lo stato africano sembra non voler essere da meno.
“Da queste parti i cani non sono molto tollerati. Anzi”, continua Niccolini. “Il gatto è quasi sacro, soprattutto perché mangia i topi, e altri animali vivono, almeno fino al giorno della loro uccisione a fini alimentari, liberi di pascolare dal momento che non ci sono allevamenti di tipo intensivo. Il cane, invece, è generalmente bandito. quando passa il re in parata, ad esempio, anche all’associazione le coeur sur la patte è stato ordinato di raccoglierli tutti e renderli invisibili agli occhi del sovrano”.