Una bravata ad Halloween

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C’era una volta un paese alle pendici di un lago dove abitavano tre amici un po’ turbolenti. I ragazzi si chiamavano Filippo, Simone e Giacomo. Erano compagni di scuola e coetanei.

Un giorno Filippo, il più sfrontato dei tre, mentre giocavano a rincorrersi propose una gita con tanto di sfida. Avrebbero passato la notte fuori casa nel castello vicino al bosco: castello diroccato che si affacciava sulle acque del lago.

Simone e Giacomo alla sola idea avevano avuto un brivido di paura lungo la schiena, ma non volevano passare per dei mocciosi mollaccioni e così accettarono la sfida proposta dall’amico.

La sera di Halloween si ritrovarono davanti al cancello del castello vecchio e arrugginito, muniti di panini nel caso avessero avuto fame durante la notte, e un caldo sacco a pelo per fronteggiare il freddo.

Il castello era enorme, pieno di stanze con vetri rotti e porte cigolanti. Timorosi i tre si avventurarono nell’esplorazione ognuno mostrando con gli altri un coraggio e una spavalderia che in realtà non possedevano.

Trovarono una stanza meno malandata delle altre per allestire i giacigli di fortuna, tuttavia ogni rumore, ogni sinistro scricchiolio, l’impauriva terribilmente e li faceva sobbalzare dallo spavento. Poi, all’improvviso, il sonno ebbe la meglio e si addormentarono.

Furono svegliati di soprassalto dall’antica pendola che rintoccava la mezzanotte.

Si ricordarono che un’antica leggenda narrava di una donna che, dopo essere stata abbandonata sull’altare, si era lasciata annegare nel lago trasformandosi in una bestia mostruosa e che, la notte di Halloween, allo scoccare della mezzanotte, emergeva dalle acque lanciando urla strazianti.

“Ohi! Ohi!” Fecero mente locale i ragazzi, ma che giorno era? Aiuto! Era proprio la notte di Halloween…

In fretta raccolsero le loro cose per ritornare nel minor tempo possibile alle proprie case.

I ragazzi presero una scorciatoia che attraversava il bosco e che li avrebbe portati sulla strada maestra, poco distati dalle loro abitazioni. Sfortunatamente si persero.

“Sediamoci qui soltanto un po’” togliere il trattino di unione propose Filippo stremato dall’affannosa camminata e indicando un vecchio tronco adagiato in terra. Il posto sembrava tranquillo, la luna illuminava la piazzola  e li rassicurava. Simone e Giacomo, seppure impauriti, accolsero l’invito.

Il lago appariva nero come la pece. D’un tratto qualcosa parve agitarsi davanti a loro. Un’ombra si levò dalle acque. I ragazzi alzarono lo sguardo attratti da quell’oscura sagoma. Poi seguì un urlo straziante e dalle acque si materializzò una bestia simile ad un Brachiosauro: un mostro disgustoso e gigantesco. Filippo, Simone e Giacomo non riuscivano a muoversi dalla paura: sembravano statue marmoree.

La bestia si avvicinò con il lungo collo. E rassicurandoli, visto che i ragazzi non scappavano, raccontò la sua triste storia. Prima di essere trasformata in quella mostruosità era stata una sposa leggiadra. Ma non sopportando il dolore dell’abbandono, aveva preferito annegare. La dea Hera aveva voluto salvarla dalla morte, poiché con il suo gesto aveva rinunciato al prezioso dono della vita, la divinità l’aveva però condannata a vivere in quel corpo mostruoso e a risvegliarsi ogni 31 di ottobre.

I tre amici furono ritrovati la mattina dopo, alle prime luci dell’alba, sani e salvi, ma non ricordavano nulla della loro bravata. Ogni particolare, per incanto, era stato cancellato dalla loro memoria.

Non ne seppero mai il motivo, ma ogni anno i tre amici, ormai uomini fatti, si davano appuntamento su quella panchina e organizzavano una merenda con mele, melegrane, zucche ed altri frutti dell’autunno.

Sedevano in tranquillità ammirando le limpide acque del lago e il loro pensiero correva alle persone care ormai defunte: senza tristezza, apprezzando con maggior consapevolezza il bel dono che è la vita.


Una bravata ad Halloween