Mi chiamo Marina, ho sette anni e vado alla scuola primaria, sono già in seconda.

Oggi la maestra ha detto che avremmo disegnato ed io ero proprio contenta. Poi ha detto che il disegno si intitolava “Il mio Papà al lavoro” e allora non ero più tanto contenta, perché io so che il mio Papà è un fisico ma non ho capito mica bene che cosa fa. Allora l’ho disegnato nel salotto seduto in poltrona con un libro in mano, come fa sempre dopo cena, ma mi sembrava poco e ci ho messo la tv accesa su Discovery e il nostro cane Joe sdraiato sotto il tavolino. Ricky, il mio compagno di banco che è antipaticissimo perchè non sta mai zitto e vuol sempre aver ragione, ha guardato il mio disegno e ha cominciato a prendermi in giro dicendo che il mio Papà non fa niente, che star seduto a leggere con il cane non è un vero mestiere.

Io mi sono arrabbiata, anche perché ero un po’ invidiosa del suo disegno dove il suo, di papà, che è pompiere, stava spegnendo un incendio appeso ad una scala, sopra un camion tutto rosso, bellissimo.

Così stasera a cena mi sono messa a piangere, ho preso il disegno e ho raccontato tutto a tutti: la mamma, il papà, il mio fratellone Fili e il mio fratellino Duccio. Allora Papà mi ha spiegato che lui studia come funziona la natura, cose tipo perché camminiamo attaccati al pavimento e non al soffitto e come mai nell’acqua galleggiamo e non andiamo giù e poi la luce, l’energia, il movimento e anche il calore, che mi interessava più di tutto per via del disegno di Ricky. Questa cosa della fisica io l’ho trovata fortissima, che il mio papà sa un mucchio di cose e ho detto che secondo me è più importante sapere il perché del fuoco che non spegnerlo, che lì son capaci tutti, ma Papà ha detto che ci vogliono sia le persone che studiano e inventano, sia quelle che mettono in pratica le idee.

Ma nel mio disegno non si capiva bene che il Papà lavora dal di dentro, con la mente, che non si può mica vedere e Fili allora ha suggerito di aggiungergli una lampadina accesa sopra la testa e un fumetto con scritto “Eureka!”. Io non so cosa vuol dire ma Fili sì perché va al liceo, e ha detto che bisogna dire così quando viene un’idea fantastica tutta nuova.

Quindi io ho detto: ”Eureka! Da grande sarò una fisica!”.

Fili ha riso e ha detto che la fisica è una materia, non una donna, e che siccome non esiste la parola per dire: unadonnachestudialafisica, allora dev’essere per forza un mestiere da uomo. Il Papà mi ha difeso dicendo che non esistono lavori da donna e da uomo, come succede per i vestiti, e se io lo voglio proprio, posso fare la fisica anche se non c’ è la parola giusta, magari la inventerò io e potrò dire anche eureka. Ha detto che non siamo più ai tempi del nonno, quando le donne potevano e dovevano fare solo certe cose tipo cucire, cucinare e badare ai bambini e che il cervello ce l’hanno sia i maschi che le femmine, l’essenziale è farlo funzionare bene o anche benissimo.

Allora Duccio ha esclamato “Eureka!” ma prima che ci riferisse che idea bellissima gli era venuta, Papà ha deciso che per stasera le idee erano abbastanza così, magari ne tenevamo qualcuna per domani e dovevamo andare a dormire.