Lettera di Natale a una sorella che non c’è più

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Cara Marti,

è da un po’ che non ti scrivo, ma il Natale si sta avvicinando e con esso anche la malinconia e la nostalgia che accompagnano questo periodo dell’anno da qualche tempo a questa parte. Mi manchi tanto, sai? È incredibile pensare che se voglio riprendere in mano i ricordi del nostro ultimo Natale insieme debba tornare addirittura al 2009.

Il tempo è una cosa così relativa se ci pensi bene. A volte sento che è come se te ne fossi andata ieri, ma nella maggior parte dei casi sembra che la vita assieme a te sia stato solo un sogno fugace dai contorni indefiniti. È uno degli aspetti che odio maggiormente: col passare dei mesi fatico a ricordare alcuni particolari. Ci sono degli aneddoti o dei momenti che iniziano a sfumare e la realtà si mescola con la fantasia. In quegli istanti mi sento quasi in colpa: com’è possibile che io finisca col dimenticare dei dettagli così importanti?

Vorrei averli imprigionati in dei barattoli per poterli tirare fuori quando mi sento giù di morale e ho tanto bisogno di te.

Non so se nel posto in cui ti trovi ora potrai vedere cosa succede nel mondo. Nel dubbio ti informo che, ormai da quasi dieci mesi, ci troviamo nel bel mezzo di una pandemia mondiale. Ebbene sì, gli esseri umani, che si sentivano così invincibili ed onnipotenti, hanno dovuto capitolare di fronte ad un virus minuscolo che sta seminando morte e disperazione ovunque. Siamo stati costretti a rimanere in casa per un lungo periodo e anche in questo momento non abbiamo molta libertà di movimento.

È proprio durante il lockdown che la tua mancanza si è fatta sentire in maniera prepotente.

La mente vagava libera e immaginava cosa ci saremmo inventate in quelle ore così lunghe e pesanti da dover trascorrere senza possibilità di andare in giro. Quante risate, scherzi e giornate stupende avremmo condiviso! Ci bastava stare insieme per essere felici, di quella felicità sincera e genuina che ti fa sentite viva e grata per ciò che hai. Ecco, quello che mi manca di più sono proprio i momenti di cazzeggio, quando ci prendevamo in giro, o le chiacchierate infinite prima di addormentarci con i nostri genitori che venivano ad intimare di smetterla perché volevano dormire. È spiazzante pensare che venivamo sgridate per il casino che facevamo mentre ora darebbero la loro vita per riempire di risate le stanze silenziose e terrificanti di casa.

Non è giusto morire a 27 anni, specialmente dopo una lunga e dolorosa malattia, ma ormai ho smesso da tempo di farmi domande e di chiedermi il perché di tante cose.

Vedo e sento parlare continuamente di ingiustizie, episodi spiacevoli e, purtroppo, di giovani vite spezzate dal cancro o da altre patologie. Ci deve essere sicuramente un motivo se hai dovuto passare le pene dell’inferno per poi volare via da giovane, ma non mi interessa e non lo voglio neanche sapere. Ciò che è certo è che io sono una persona totalmente diversa rispetto a quella che hai conosciuto tu, non so se migliore o peggiore, ma la Valeria di oggi non ha nulla a che fare con quella di 10 anni fa. Avrai sicuramente visto quanto ho dovuto lottare per riprendere in mano la mia vita e cercare di superare la tua morte. La depressione e gli attacchi di panico sono stati due compagni di avventure incredibilmente fedeli che per anni non mi hanno mai abbandonata (e in un certo senso forse non mi lasceranno mai sola del tutto).

Sono stata malissimo, non lo nego, e una parte di me è morta per sempre insieme a te.

Mi fanno ridere le persone che affermano convinte che col tempo si sistema tutto: ci sono delle cose che non si potranno mai superare, costi quel che costi, e la morte di una sorella rientra in quella particolare categoria. I genitori sai che prima o poi (meglio poi che prima ovviamente) sarai costretto a perderli, ma una sorella o un fratello no. Dovrebbero essere loro ad offrirti una spalla su cui piangere la scomparsa di una madre e di un padre, non viceversa. Saranno loro quelli che ti accompagneranno per tutta l’esistenza tra gioie, matrimoni, figli, lavori, trasferimenti e quant’altro. Si suppone che saranno quelli con cui condividerai la vecchiaia e con cui riderai a crepapelle ripensando alle marachelle fatte da piccoli. Tutto questo io l’ho avvertito moltiplicato per dieci visto che avevamo un rapporto simbiotico.

Eravamo sorelle gemelle senza esserlo, quando una faceva un passo l’altra la seguiva subito dietro.

Mi sono sentita sola come non mai e ho pregato Dio di farmi morire per poterti riabbracciare. Dopo aver toccato il fondo, però, mi sono resa conto che in quel modo ti stavo deludendo perché avevo promesso di continuare a vivere con gioia ed entusiasmo e a portare avanti i nostri sogni (che erano tantissimi). Da lì la svolta e la vittoria più grande che ottengo ogni giorno è quella di svegliarmi felice di ciò che sono e di specchiarmi e vedere di fronte una donna che, seppur con mille difetti, ha raschiato il fondo del baratro, ha avuto paura di perdersi negli abissi più profondi, ma si è rialzata ed ora gode di ogni momento come fosse l’ultimo.

È da settimane che sento i commenti stizziti della gente che non potrà raggiungere i propri cari a Natale e li capisco perfettamente.

Da un altro punto di vista, però, penso che non si rendano conto di quanto siano fortunati ad avere la certezza che, anche se magari tra settimane o mesi, potranno riabbracciarli e, nel mentre, sentirli su Skype o per telefono. Sarei disposta ad accettare di non vederti fisicamente e sentirti solo tramite Whatsapp per un tempo lunghissimo se sapessi che, ad un certo punto, avrei la possibilità di ricongiungermi a te, anche solo per mezz’ora. Invece l’unico regalo che vorrei è anche l’unico che non potrò mai avere, né ora né in futuro. Anche quest’anno trascorreremo le feste in tre e capirai bene che, per chi come noi era abituato a delle tavolate enormi, è spiazzante e triste ritrovarsi a tavola la sera della Vigilia con una manciata di posti apparecchiati.

Mai come quest’anno, però, sarò contenta di brindare con i nostri genitori per il semplice fatto che siamo qui, in salute e con la piena consapevolezza di essere fortunati per questo. Sento tanti proclami che dicono di godere delle piccole cose e nessuno come noi sa quanto questo sia essenziale ed importante: è il motivo che, dal 2010 ad oggi, ci spinge ad alzarsi ogni mattina.

Visto che il desiderio che vorrei esprimere non si avvererà mai ti mando questo augurio: spero che tu sia felice ovunque ti trovi, non chiedo niente di più.

Buon natale sorellona mia.

Ti voglio bene e te ne vorrò sempre,

la tua sorellina Vale


Lettera di Natale a una sorella che non c’è più