Il battesimo – dalla raccolta BORDERLINE – Racconti di Favela

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Dimitri ci aveva provato a scrivere una parola diversa nel libro del destino, in fondo chi aveva detto che doveva seguire le orme del padre?

La vita di Dimitri era cambiata quando aveva conosciuto Giovanna, l’italiana generosa che si occupava di bambini e adolescenti nella favela. Avevano fatto amicizia in un batter d’occhio. Lei, senza figli, bionda e procace, desiderosa di contatti e di poter aiutare finalmente qualcuno, felice di sentirsi utile, di interagire, di poter cambiare il corso delle cose sempre così irrimediabilmente amaro.

E lui, quinto di sette figli che la madre ha generato da padri diversi (il padre Dimitri non l’ha conosciuto; del padre lui solo sa che è un poco di buono che entra e esce dalla prigione), lui, uno scugnizzo scuro e intelligente grazie al lavoro di domestica della madre nella casa di Giovanna, dentro alla favela, entra in contatto con l’italiana e i due cominciano a parlare nel terrazzo della casa di lei, vicino al Valao nella favela Rocinha, terrazzo dal quale si vedono le spalle della collina e quasi si contano le casettine che sulla collina si arrampicano affannosamente, una sull’altra, una appiccicata all’altra. Dimitri e Giovanna si siedono comodamente sulla terrazza e a lui non pare vero di poter perdere tempo senza che nessuno si lamenti di come sta impiegando il suo tempo.

Dimitri è abituato ad essere rimproverato, ad essere considerato un fannullone, è abituato a sentirsi nel posto sbagliato a fare sempre la cosa sbagliata.

Ma con Giovanna è diverso. Giovanna, mentre si aggiusta vanitosa la frangia, Giovanna lo rispetta, lo ascolta, lo tratta come un adolescente di Milano, di Bologna, lo tratta come un adolescente di un posto qualsiasi che ha necessità uguali e diverse a quelle di qualsiasi altro adolescente.
– Cosa ti piacerebbe fare, da grande? – gli chiede lei mentre il marito Francisco versa della birra nei bicchieri.
– Parlare molte lingue, viaggiare …

Negli anni seguenti Dimitri vive sotto l’ala protettiva dell’angelo biondo, dell’angelo italiano chiamato Giovanna e gironzola per la favela accompagnato da Francisco, il marito brasiliano, il marito favelado di lei.

Gli amici di Dimitri, i figli dei conoscenti della madre di Dimitri lo prendono anche in giro perché in fondo lo invidiano. Loro non ce l’hanno fatta a seguire un progetto a lungo termine, a credere in un sogno a lungo termine. Ma Dimitri ce la sta facendo, studia inglese e spagnolo in favela, in una scuola nella Traversa Libertà con professori stranieri, volontari, viaggiatori. Dimitri studia e finalmente gli si presenta la grande occasione, cioè la possibilità di vivere sei mesi a Ibiza, in Spagna, e di lavorare come barman.

A Ibiza Giovanna ha degli amici, dei contatti di buon cuore che amano quello che lei sta cercando di fare con lo scugnizzo della favela Rocinha.

Dimitri parte, Giovanna non lo può accompagnare e segue trepidante le sue gesta via mail e attraverso le fotografie. Si riempie di orgoglio quando lo vede bello e tatuato dietro al bancone, è a Ibiza, sta parlando spagnolo, probabilmente una delle biondine con cui si è fatto fotografare deve essere una fidanzatina o deve esserlo stata. Le foto confermano le speranze di Giovanna e quando l’italiana, in casa indaffarata come sempre, come sempre con Francisco a sistemare gli scatoloni delle donazioni e a cercare gli scontrini delle spese sostenute da presentare alla commercialista della ONG, quando l’italiana riceve la fredda telefonata del suo contatto spagnolo che le rivela “Dimitri ha rubato, dobbiamo farlo tornare in Brasile, subito”, il mondo le crolla addosso.

Tutto il suo lavoro, il suo lavoro di anni, tutto il suo affetto, il suo affetto di anni, traditi così, da Dimitri.

– E cosa ha rubato?

– I portafogli di un paio di clienti. E l’incasso della serata, se lo è speso da solo in una notte in discoteca, senza dirci niente.
“Una bravata, è stata una bravata” pensa Giovanna in piedi davanti a Francisco, meno attonito di lei e meno sorpreso.
– Fatelo tornare che ci penso io.

L’anno successivo è complicato, Dimitri si scusa, Giovanna come una madre lo scusa, lo forza a continuare gli studi, ci saranno nuove possibilità, lei ha contatti con un’organizzazione baiana, lui si è dimostrato un buon barman, nonostante tutto, e lei lo manderà a Porto Seguro. A patto che …

Dimitri finge interesse, sente anche una certa pena per Giovanna che in fondo lo ama come una madre, ma il ragazzo ha già preso la sua decisione.

E si è associato a Marquinho, noto scassinatore e ladro di macchine, proprietario di due palazzine costruite coi soldi della ricettazione dei ricambi d’auto, e di una gelateria nella favela, nella Traversa Libertà, accanto all’officina di Cenoura, Carota, uno strano brasiliano coi capelli rossi. Dimitri di giorno sta studiando (sempre meno convinto, e con molte assenze) nella scuola di Giovanna e di notte esce con Marquinho. Marquinho è smilzo, basso, agile, cinico e insegna a Dimitri come aprire le portiere delle macchine usando un fermacapelli, come accenderle senza chiave, gli insegna a rimanere freddo, a scegliere coscienziosamente quando e come colpire.

E, nei giorni più disperati, nei giorni nei quali tutto pare andare storto, gli insegna ad abbordare una macchina al semaforo, a mostrare la pistola al conducente e ai passeggeri, a farli uscire rapidi e senza entrare in panico, a sedersi al posto dell’autista, a procedere agile nel traffico fino al deposito che Marquinho si è costruito a Jacarepagua’, stesso quartiere nel quale ha edificato le sue palazzine. Dimitri ubbidisce, Dimitri osserva, Dimitri apprende.

Ma Dimitri non è Marquinho, Marquinho è un calcolatore, non ha mai sparato un colpo, pensa solo ai soldi, a come farli in fretta, di giorno vende ghiaccioli e gelati ai bambini, di notte ruba macchine e poi ne rivende i pezzi e sta diventando ricco, quando sarà davvero ricco smetterà di rubare.

Dimitri vede finalmente qualche soldo e si compra delle scarpe firmate Nike, le esibisce nuove fiammanti durante una lezione nella scuola di Giovanna, è Francisco ad avvisare l’italiana che è meglio allontanarsi dal loro pupillo, è meglio non coltivare false speranze. Giovanna non l’ascolta, Giovanna è impulsiva e ci riprova, prende Dimitri per un braccio davanti all’officina di Carota che, rosso come un peperone, rosso come uno scozzese, e sudato, sta saldando un pezzo della carrozzeria di un’auto, e gli grida (facendo molta confusione, da perfetta italiana):

– Io so quello che stai facendo, io non ti permetterò di seguire queste inclinazioni, io ti salverò! – (mentre parla, con la lingua tra i denti e gli occhi strabuzzati, ha un’espressione molto buffa).

– Devi smetterla di rompermi i coglioni! – replica il suo prediletto che poi la spinge e la fa cadere a terra davanti ai vetri della scuola, davanti alle madri che sono venute a prendere i bambini … La sera però Dimitri va a trovarla nella sua casa nel Valao e piange e si scusa e promette che cambierà

Oggi però Dimitri si è svegliato pieno di adrenalina. Si è svegliato nella sua casettina, nel suo mini appartamento, è uscito e, sulla soglia, ha guardato il rigagnolo di fogna che, come un fiume, gli scorre davanti casa.

Ha guardato quel rigagnolo di fogna e, pieno di adrenalina come è, è corso al Valao a spendere quei pochi soldi che ha, in cocaina. Ha comprato quattro dosi da dieci reais e se le è sparate tra le dieci e mezzogiorno. All’una del pomeriggio, senza avvertire nemmeno l’ombra della fame, si è infilato l’arma, la pistola che usa nei colpi con Marquinho, se l’è infilata nei bermuda e ha chiesto a uno degli uomini dei moto taxi di accompagnarlo davanti alla filiale dalla banca Itau’, alla filiale della via Avenida das Americas, a Barra da Tijuca, davanti alla filiale nella quale una volta era andato con Giovanna a ritirare una parte dei soldi di una donazione degli amici spagnoli dell’italiana. Durante il tragitto in moto non ha pensato a niente.

Si è sentito bene, si è sentito forte e sicuro. Ha chiesto all’autista del moto taxi di lasciarlo al parcheggio distante un centinaio di metri dalla filiale, in uno sterrato un po’ isolato. Qui si è fumato una sigaretta, tranquillo. Nemmeno tanto drogato. Non ha pensato a Giovanna, non ha pensato alla madre domestica, non ha pensato alla sua casettina con la fogna davanti, non ha pensato alla fidanzatina con la quale sta uscendo, una bella fidanzatina della favela alla quale lui riesce sempre a offrire un pranzo, una birra o la cena grazie ai soldi che guadagna con Marquinho.

Ha pensato al padre mai conosciuto e, secondo la madre, in prigione. Ha pensato al padre cioè a un punto interrogativo, a un enigma. E, pistola nei bermuda, maglietta sopra i bermuda, scarpe Nike ai piedi, si è diretto verso la banca. Si è piazzato davanti alla banca, un po’ scostato, nascosto dalle scale che, dalla strada, portano allo spiazzo. Il piano era attendere la persona giusta, quella con la faccia da ricco e rubargli la borsa, il cellulare e il portafogli. Poi darsela a gambe verso la spiaggia e dileguarsi tra gli alberi del canale. Calmarsi e tornare in favela in autobus.

Ma ecco che dalla banca esce Francisco, il marito di Giovanna, un favelado come lui che, grazie a Giovanna, ha cambiato vita. Francisco ha uno zaino sulle spalle e Dimitri sa che quello zaino potrebbe essere pieno di soldi, dentro potrebbero esserci i soldi delle donazioni. Francisco si dirige verso l’Avenida das Americas, prenderà un taxi, Dimitri mette la mano sulla maglietta, sente la pistola e pensa di sparare a Francisco ma non lo fa.

Rimane nascosto dietro il muricciolo delle scale. Lascia andare via Francisco con i soldi delle donazioni nello zaino. Lo vede che prende un taxi. Dimitri subito però si pente d’esserselo lasciato scappare, era la preda ideale, se si fosse limitato a rapinarlo magari non l’avrebbero nemmeno denunciato. Francisco e Giovanna gli vogliono bene, se lui avesse rapinato Francisco, quello magari non lo avrebbe nemmeno denunciato. Dimitri si innervosisce e vede un signore elegante con la cravatta rossa e una ventiquattrore, e le scarpe marroni di pelle, Dimitri fa un passo avanti, estrae la pistola dai bermuda.

– Dammi tutto, filho da puta! –

Grida e l’uomo si spaventa, getta la valigia a terra e corre nella direzione della banca. Dimitri raccoglie la valigia e rincorre l’uomo elegante, senza un motivo. Dalla banca esce un agente con la giacca anti-proiettili che ha visto la scena, ha visto Dimitri armato e l’uomo con la ventiquattrore. Dalla banca esce l’agente con la pettorina azzurra, l’uomo elegante si butta a terra. Dimitri ha la valigetta nella mano sinistra, nella destra la pistola, davanti a sé l’agente di sicurezza la cui espressione è persa, gli occhi scuri dell’agente di sicurezza sono quelli di un uomo buono e Dimitri non se li aspettava, lo scugnizzo si aspettava occhi diversi ad attenderlo. Spara. Spara più di cinque colpi e centra la testa dell’agente.

La pettorina protegge il corpo dell’agente non la testa. L’agente cade a terra, l’uomo elegante si rotola a terra spaventato, Dimitri con la valigetta stretta nella mano manco fosse un feticcio corre verso la scalinata e poi nella direzione della spiaggia e del canale.