Se vendessimo pornografia avremmo più successo

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La poesia è inutile, o almeno non è strettamente necessaria. A cosa dovrebbe servire? Nemmeno si capisce, è pura aria fritta, inservibile. Opinione comprensibile, sclerotizzata da anni di scuola in cui la letteratura ce l’hanno fatta odiare, obbligandoci a leggere controvoglia testi lontani anni luce dal nostro sentire. Eppure qualcuno di noi l’arte ce l’ha come fissa, come malattia: versi, quadri, testi, disegni. Quasi sempre non commerciabili, non produttivi economicamente, non immediatamente spendibili per ricavarne un vantaggio evidente.

Tuttavia lo sappiamo che anche l’aria che respiriamo non si coltiva e non si vende, e ciononostante è necessaria.

La capacità di trarre godimento dall’arte, il riuscire ad entrare in profondità di un testo, l’intima gioia di immedesimarsi in un personaggio, il sollievo di esprimersi in un’opera, non sono un aspetto secondario. La bellezza è necessaria all’essere umano quanto il cibo, perché così come si muore di fame, si deperisce e ci si deprime anche per tutta la superficialità che ci circonda in una società svuotata da arte e poesia. Guadagnando, vendendo e mangiando potremmo sicuramente vivere per molti anni: ma sarebbe davvero una vita degna di essere vissuta?

“ Se vendessimo pornografia avremmo più successo ”, Ce lo diciamo dal primo giorno in cui abbiamo aperto un’associazione culturale senza scopo di lucro.

La cultura non ha l’appeal di una scollatura generosa ed è avvilente proporre poesie ad una società che chiede seni siliconati e sederi in vista. E tuttavia sopravviviamo, riusciamo a pagare le spese vive della nostra sede, realizzare pubblicazioni, conferenze e mostre a costo zero per gli artisti coinvolti, con grande sforzo e innumerevoli “ma chi ce lo fa fare”, eppure ancora la bandiera bianca non l’abbiamo alzata in 6 anni di attività. Perché è vero, se vendessimo pornografia avremmo più successo, ma proponiamo -gratuitamente- letteratura ed arte, e di bellezza il mondo ha nettamente più bisogno.