Tra coronavirus e MES: riflessioni e pensieri.

Il covid19 sta diventando il tormentone di quest’anno bisestile, che oserei definire dannato. Il virus ha infettato non solo l’apparato respiratorio umano, fondamentale per la vita, ma anche le altre sfere emotive e razionali degli uomini, fino ad infierire su quella sociale.

Ormai non si ragiona più tra i numeri dei decessi, degli infetti sintomatici e quelli asintomatici, tra le notizie che impazzano sul web, sulle TV nazionali e reti private, mentre noi, fruitori del servizio, ci sentiamo passivi testimoni, indotti all’osservanza di ordinanze sul distanziamento sociale.

Siamo bombardati, a partire dal mese di febbraio di quest’anno, da un’informazione continua e pressante, proveniente dalla TV di Stato e dai social, dove è difficile ormai   distinguere le notizie attendibili dalle fake.

Le misure atte a limitare la diffusione del virus, onde evitare il sovraffollamento delle strutture ospedaliere, non sufficientemente attrezzate ad accogliere tutti coloro, che si sarebbero potuti ammalare, sono state adottate in tempi differiti, dal nord al sud del nostro Paese, generando un tam tam di ordinanze, simili e difformi nel contempo, tra i vari Governatori delle Regioni Italiane, divenuti poi omogenei dopo i vari D.P.C.M. del Presidente del Consiglio, Avv. Giuseppe Conte.

Siamo stati sorpresi da una pandemia nell’Era Globale, o del Post Moderno, che ha colpito soprattutto gli Stati del Nord del Mondo, dove ha fatto e sta facendo incetta d’uomini, soprattutto tra gli anziani, a differenza dell’epidemia cosiddetta “Spagnola”, sviluppatasi su tutto il pianeta tra il 1918 ed il 1920 e che colpì, soprattutto, gli individui più giovani, (decine di milioni), indebolendone il sistema immunitario.

La pandemia da coronavirus, che sta cambiando le nostre visuali sulla vita e sul mondo, che sta determinando un futuro incerto e pieno d’insidie, sta falcidiando vite umane, non solo per la sua ormai rinomata aggressività (il virus apparentemente appare anche  come un mazzafrusto, ovvero una sfera uncinata, che ci ricorda tanto un’arma medievale), ma soprattutto per l’inadeguatezza delle strutture ospedaliere, dove tutti i sanitari si sono trovati ad affrontare l’emergenza nazionale, basandosi sulla professionalità di ciascuno, sulla buona volontà e sul proprio senso di responsabilità, fino al sacrificio di sé.

Ci siamo ritrovati “tappati” in casa, terrorizzati dalla pericolosità del contagio, per l’invisibilità del “nemico”, allarmati dallo spettro della mancanza delle derrate alimentari, incalzati dall’incubo di finire i nostri giorni in casa o in ospedale, senza poter usufruire di cure adeguate e senza poter avere il sostegno dei nostri cari accanto. Questi sono stati e restano ancora i pensieri dominanti, che affollano le menti di moltissimi cittadini, onesti lavoratori, responsabili ed assolventi ai propri doveri, inclusi il regolare pagamento delle tasse allo Stato.

Abbiamo subito restrizioni inaudite, volte alla tutela della salute di tutti, anche se molti le hanno accettate con riluttanza e vissute quasi come un attentato alla libertà.

Navighiamo come naufraghi sul mare illusorio di chi amministra e gestisce le informazioni. Siamo in balia delle notizie, che determinano la nostra psiche, il nostro equilibrio interno, i nostri comportamenti, le relazioni, le reazioni e le prospettive.

Le nostre percezioni della realtà sono difformi e variabili, nel susseguirsi di questi giorni speciali e comuni a tutti gli uomini di quest’Era globale. Vaghiamo in quest’oceano liquido di opinionisti illustri, teorie complottistiche e visioni apocalittiche.

Saremmo disposti ad accettare l’ipotesi che l’epidemia sia stata causata dal passaggio del virus dall’animale all’uomo, così come accaduto nelle precedenti manifestazioni epidemiche, che hanno costellato la storia dell’umanità (peste, colera, spagnola sars, mucca pazza ecc.), ma inorridisco al pensiero che questa pandemia, invece, possa essere stata volutamente progettata, per colpire al cuore le economie avanzate di alcuni paesi e   rimettere così in corsa i capitali.

Questi due scenari si alternano nelle coscienze di molti e trovano purtroppo connessioni in fatti accaduti, che sostengono entrambe le tesi o sospetti.

Nessuno però potrà mai dimostrare la fondatezza o l’improbabilità delle predette ipotesi.

Sembriamo vivere in due diverse dimensioni temporali, distanti anni luce l’una dall’altra.

Il distanziamento sociale ha determinato l’arresto di gran parte delle attività produttive in Italia e in gran parte del mondo, riportando l’uomo ad una economia quasi di sussistenza, il che ha determinato condizioni positive, per la salubrità del nostro pianeta, sul quale la Natura sembra aver recuperato un po’ della sua rilevanza e dominanza sull’uomo.

Lo stesso coronavirus, in tal senso, potrebbe apparire una reazione della Natura stessa, da troppo tempo vilipesa ed offesa.

Il distanziamento sociale o social allocation ha recluso l’essere umano tra le mura domestiche, pressoché disabitate nell’Era Digitale, favorendo, in ciascuno di noi, una riflessione sulla propria esistenza, sul senso della propria vita e sul possibile recupero delle relazioni familiari, laddove ce ne siano i presupposti.

Le famiglie, se non tutte, hanno riscoperto ritmi e tempi più distesi, nei quali spalmare le attività domestiche consentite.

Si sono riscoperte attività ormai divenute completamente estranee alle famiglie, in cui, prima dell’avvento del virus, si viveva solo per “correre” in ufficio, a scuola o sul web.

Insomma possiamo dire che questo stop all’economia abbia avuto i suoi lati positivi, anche se lo scenario dei decessi e delle modalità in cui avvengono allaga il nostro cuore di angoscia, tenendo ciascuno di noi, comuni mortali, sul filo del rasoio.

L’altra dimensione temporale ci proietta in un futuro totalmente cibernetico, tetro e proteso a perpetuare la distanza sociale, in cui si muoveranno solo coloro che riusciranno ad essere produttori e consumatori, nonché esecutori condizionati dal sistema. Il libero pensiero divergente sarà represso e quello unico, dettato dall’economia, sarà quello imperante.

Questo futuro non appare poi così distante da noi. Il MES o ESM  Meccanismo Europeo di Stabilità, altrimenti conosciuto come fondo salva stati, che ha sostituito il Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria, cui nel 2010 aveva attinto già  la Grecia,  si prefigura come un preludio a tale futuro, perché, se vi si attingerà secondo le condizioni in cui fu costituito nel 2012, approvato da Romano Prodi e sottoscritto da Silvio Berlusconi e Monti, l’Italia si troverà ad accettare condizioni rigorose e riforme impopolari, conseguenti ai dettami dell’U.E.

Attualmente lo scenario politico italiano, diviso sulla questione del MES, appesantisce ulteriormente il livello di sopportazione dei cittadini italiani, che ripongono nel loro Presidente del Consiglio la piena fiducia, per le scelte che si troverà ad operare, nei prossimi giorni.

Egli, in qualità di Premier e di avvocato, ha assicurato che: “prima di dire che un finanziamento conviene o meno al mio Paese, voglio battermi perché non abbia condizioni vessatorie di alcun tipo. Dopodiché voglio leggere e studiare con attenzione il regolamento contrattuale, che condiziona l’erogazione delle somme. Solo allora mi sentirò sicuro di poter esprimere una valutazione compiuta ed avveduta.”

“Tale discussione, ha assicurato il Premier Conte, avverrà in modo pubblico e trasparente, dinanzi al Parlamento, al quale spetterà l’ultima parola.”

All’uopo il Presidente G. Conte terrà un’informativa nell’aula della Camera il 21 aprile 2020 alle ore 17,00 in previsione del prossimo 23 aprile in cui il Recovery found dovrà essere licenziato.

Il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), detto anche Fondo salva Stati, è un fondo costituito dai paesi dell’Eurozona (Austria, Belgio, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna, che hanno adottato l’euro nel 2002), sostenuto da Romano Prodi, sottoscritto il 2 febbraio 2012, sotto il governo di Silvio Berlusconi, da Vincenzo Monti.

Ogni paese dell’Eurozona ha stabilito di contribuire alla costituzione di tale Fondo, per consentire stabilità agli Stati della zona euro di rifinanziarsi e con una capacità massima di euro 500 miliardi. Il MES ha sede in Lussemburgo ed  assicura assistenza finanziaria ai paesi in difficoltà, acquistando  titoli sul mercato. La Germania detiene il 27,1464% delle quote del fondo, la Francia il 20,3859%, l’Italia il 17,9137% e così di seguito per gli altri Stati costituenti.

L’accesso a tale fondo avviene a condizioni molto severe però, tra cui l’attuazione di un programma di riforme concordato ed il debito deve essere colmato dal solo paese richiedente e non spalmato sugli altri paesi, costituenti il fondo, cosa che invece è consentita dagli eurobond, per i quali Conte ed il M5S si stanno adoperando.

Queste condizioni rigorose “possono spaziare da un programma di correzioni macroeconomiche al rispetto costante di condizioni di ammissibilità predefinite” (art. 12). Potranno essere attuati, inoltre, interventi sanzionatori, per gli stati che non dovessero rispettare le scadenze di restituzione, i cui proventi andranno ad aggiungersi allo stesso MES.] È previsto, tra le altre cose, che “in caso di mancato pagamento, da parte di un membro del MES, di una qualsiasi parte dell’importo da esso dovuto a titolo degli obblighi contratti in relazione a quote da versare […] ,detto membro del MES  non potrà esercitare i propri diritti di voto per l’intera durata di tale inadempienza” (art. 4, c. 8).

Attualmente le forze politiche italiane si attestano su posizioni divergenti e se da un lato Forza Italia con Silvio Berlusconi e Tajani spingono per usufruire di 36 miliardi del MES, concessi senza condizioni e da destinare unicamente a sovvenzionare le spese sanitarie, appoggiati anche da Matteo Renzi di Italia Viva e  dal PD di Zingaretti, sull’altro fronte il M5S, Matteo Salvini e Giorgia Meloni si oppongono in maniera netta e decisa all’ipotesi di attingere al MES.

Unica nostra ancora di salvezza resta il Presidente Giuseppe Conte, che, mediando gli attriti attuali su questo fronte, tra le forze politiche, ha sottolineato chiaramente di voler prendere atto delle condizioni di accesso al MES e di escluderlo, a priori, qualora dovesse ravvisarvi condizioni vessatorie per il popolo italiano. Infine il Presidente ne discuterà in Parlamento, che poi dovrà decidere in merito.

In conclusione l’Europa Unita dovrebbe applicare il principio di solidarietà umana e concorrere a “soccorrere” gli stati membri, che la pandemia ha maggiormente colpito, mostrando il volto umano e non quello unicamente finanziario. Desideriamo tutti una Europa solidale, un’Europa dei popoli, così come ci fu presentata, quando dicemmo addio alla lira.

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Tra coronavirus e MES: riflessioni e pensieri.

Elena Opromolla, insegnante e scrittrice. Avellino, 16 aprile 2020